La politica di ieri, la politica di oggi. Intervista a Riccardo Nencini, dopo la non ricandidatura in Parlamento
BARBERINO DI MUGELLO – Dunque Riccardo Nencini, l’unico Mugellano finora in Parlamento, stavolta non ci sarà. Il PD non lo ha ricandidato, e così il senatore esce di scena – almeno da quella parlamentare-. “Il Filo” lo ha intervistato. Tredici domande su quello che è accaduto, sulla situazione politica, e sul futuro.
Davvero non c’è delusione, per questa mancata ricandidatura?
La politica non è un mestiere come tanti. Richiede dedizione, preparazione, coraggio. Puoi vincere o perdere, dipende dal lavoro che hai fatto e dal consenso dei cittadini. Io sono stato consigliere comunale a Firenze nel 1990, poi ho ricoperto cariche importanti in Italia ed Europa. Ho ricevuto e dato molto, commesso errori, ho avuto il raro privilegio di rappresentare il mio paese. Quanto basta per sconfiggere ogni tipo di delusione.
E come è nata questa “esclusione”?
Ho chiesto di essere ricandidato nel collegio vinto nel 2018 – Toscana sud – l’unico, eccetto Firenze, conquistato dal centrosinistra. Un collegio incerto, destra forte, non un posto sicuro. Sono state fatte scelte diverse. Amen.
Niente più politica?
La politica è una passione dalla quale non ti liberi, la si può e la si deve fare anche senza incarichi di rilievo. È un servizio reso alla comunità. Oggi, poi, che imperversa una destra radicale e crescono paura e incertezza del futuro, è un dovere.
Della destra hai detto. E del Pd che dici? Sta tornando ad esser Ds?
Ci sono momenti in cui la storia si arrampica lungo frangenti ignoti. In questi casi i riformisti devono stare assieme per preservare valori di libertà e di civiltà. La strada maestra era una coalizione dal Pd ai socialisti fino a Renzi e Calenda: inclusiva, competitiva, europea.
Del terzo polo invece che pensi?
Il terzo polo ha molte potenzialità e due leaders che si faranno sentire. Potrebbe però inciampare nel voto utile. Decisiva l’ultima settimana. Decisivo che strappino voti a destra.
Proviamo a dare un’occhiata al passato e alla tua esperienza fin qui fatta? Un’esperienza sicuramente ricca, visto che sei stato deputato, europarlamentare, presidente del Consiglio regionale toscano, senatore, viceministro, presidente della commissione Istruzione e cultura. E prima ancora consigliere comunale PSI a Barberino.
La nostalgia è un sentimento che spesso nasconde la verità. Ti ricorda la giovinezza, quando tutto appariva possibile. La nostalgia distorce la realtà. E invece non mi vergogno a dire che la politica di quegli anni era migliore, i partiti rappresentavano fette importanti della società, crescevi se meritavi non perché ‘uno vale l’altro’ o perché vieni scelto da un algoritmo. Ecco, rimpiango quella storia. La storia che ha reso l’Italia più civile e più libera, la storia delle nonne e dei padri che hanno costruito la repubblica, il boom economico, un paese stimato nel mondo con l’ascensore sociale che ancora funzionava.
Di cose, anche in politica, ne sono cambiate tante. C’è qualcosa che rimpiangi e che magari andrebbe recuperato? E qualcosa di nuovo che valuti positivamente?
Draghi era ‘nuovo e buono’. Grillini e destra lo hanno sfiduciato, e ora si mette nel mirino perfino il presidente della repubblica. Resta il fatto che se non crei le condizioni per investire sui ventenni, sul loro talento, sulla loro creatività, la luce piano piano si spegne. Decisiva sarà l’anima visionaria delle ragazze, la loro capacità di soffrire, di lottare.
In questi decenni di attività, quali sono gli episodi più forti che porti nel cuore?
Molti ricordano ancora che sono stato l’unico parlamentare a rinunciare al doppio stipendio. Presi i soldi e li donai alla scuola di Scarperia dopo averci pagato le tasse. Io porto nel cuore la Festa della Toscana – il ricordo dell’abolizione, primo stato al mondo, della pena di morte – e il parlamento degli studenti costituito quando l’educazione civica non si insegnava più. Di recente tre leggi e una mozione: la riforma degli Istituti Tecnologici Superiori, la mini riforma scolastica, le tutele per il mondo dello spettacolo, le norme sugli extraprofitti e il costo delle bollette. Portano la mia firma. E non dimentico alcuni risultati concreti per il mio Mugello, quando sono stato viceministro alle Infrastrutture: i 35 milioni di euro ritrovati per la ferrovia Faentina, l’apertura del nuovo casello autostradale di Firenzuola, il recupero dei fondi previsti per la bretella di Firenzuola e destinati al miglioramento della viabilità esistente, i finanziamenti per gli interventi alla frana di Panicaglia.
E le amarezze più grandi?
Amarezze, sì, due su tutte. L’ingratitudine e la crisi del socialismo italiano. Voltarsi indietro e scoprirsi soli. Un calvario.
Pensi che il PSI ormai appartenga alla storia del passato, come è stato per gli altri due grandi partiti del dopoguerra italiano?
Il PSI nacque per portare avanti chi era rimasto indietro. Non è aria stantia, è un anelito, un guanto di sfida.
E se guardi all’orizzonte politico dei prossimi anni, cosa intravedi?
Vedo la crisi della democrazia rappresentativa, vedo confidare nell’uomo solo al comando, vedo la gente rinchiudersi in comunità sempre più piccole dominate dai social. La via di fuga è nell’istruzione e nella conoscenza. Ti aprono al mondo.
Che dice il veterano Nencini ai giovani che si affacciano oggi alla politica?
Un tempo i veterani costituivano sia l’esempio, il modello, che il ‘padre da uccidere’ per uscire dal bozzolo. Un consiglio ai ventenni? Siate eretici, state lontano dalla folla, sporcatevi le mani, non cancellate l’elemento ideale. Peccatori come Masaccio ma come lui fuori dal coro.
All’inizio parlavi delle nuove pagine che potranno aprirsi nella tua vita. Ci anticipi qualcosa?
Le cose da fare non mancano. Ho un contratto con Mondadori per un nuovo romanzo, darò una mano alla Fondazione per il Socialismo Europeo. C’è un altro progetto in cottura ma è presto per parlarne. Si è vivi fino a che il cuore pretende un battito ancora.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 agosto 2022
Io avrei fatto, al senatore uscente, anche la quattordicesima domanda. Ma uno che nel 2019 fu determinante nella scissione di quella parte del PD che diede vita al partito Italia Viva di Matteo Renzi (il nuovo gruppo poté’ costituirsi in partito autonomo grazie alla disponibilità’ di “Insieme” , la formazione politica presieduta da Riccardo Nencini, che entro’ a far parte del nuovo partito di Renzi) , come può’ oggi, a soli tre anni di distanza, presentarsi al PD per chiedere una candidatura?
Quanto poi alla frase “e ora si mette nel mirino perfino il presidente della repubblica”, se correttamente riportata, è’ un insulto, se non alla sua, alla nostra intelligenza. Quando il medesimo progetto venne elaborato nella “bicamerale” in cui c’era anche D’Alema, non fu visto come “fonte di paura e incertezza del futuro”.