LA PULCE NELL’ORECCHIO – Salvare l’ex-ospedale di Luco di Mugello. Ora o mai più
MUGELLO – E’ davvero forse l’ultimo treno, per salvare l’ex-ospedale di Luco. I fondi europei potrebbero consentire un intervento di recupero e riutiizzo di questa struttura. E il professor Marco Pinelli, storico dell’arte, lancia un appello e ricorda il grandissimo valore storico, artistico e architettonico dell’ex-monastero. “Merita di essere salvato in quanto tale”, sottolinea Pinelli.
Ora sta agli amministratori locali tutti, di Borgo San Lorenzo, del Mugello, della Città Metropolitana di Firenze e della Regione Toscana, mettersi concretamente in modo per intercettare risorse. Non c’è più da dormire, non c’è più da essere rassegnati, non c’è più tempo da perdere. Se faranno crollare un bene così prezioso, sarà una responsabilità grave.
Forse il prossimo PNRR, che destina all’Italia un’ingente quantità di risorse, è l’ultima occasione per tentare di recuperare uno dei più rilevanti complessi architettonici del nostro territorio e che da anni sta vivendo una lenta e silenziosa agonia che, se non interrotta, finirà col determinarne la perdita irreparabile. Si tratta, qualcuno lo avrà già capito, all’ex monastero di San Pietro a Luco, nelle componenti che per molti anni (dal 1871) hanno svolto la funzione di ospedale del Mugello e che versano in preoccupanti e gravi condizioni di degrado.
Per comprendere meglio la posta in gioco, forse non sarà inutile riproporre qualche informazione sulla storia e l’arte dell’edificio.
Il monastero femminile camaldolese di San Pietro a Luco viene fondato nel 1085 grazie alla volontà di Gotidio, signore della zona, dall’abate di Camaldoli Rodolfo. E’ l’atto che dà l’avvio ad una storia plurisecolare che fa della comunità camaldolese delle “contesse di Luco” una delle realtà religiose, economiche e artistiche più importanti del territorio, di cui rimane testimonianza tangibile nel rilevante fondo diplomatico e archivistico conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze. Il culmine dello sviluppo del monastero si raggiunge con tutta probabilità nel 1476 quando vengono compiuti imponenti lavori che conferiscono al monastero una splendida veste rinascimentale, della quale sopravvivono notevoli strutture tra cui il luminoso chiostro a colonne ioniche e loggiato superiore nonché l’elegante loggiato verso il giardino con colonne fornite di raffinatissimi capitelli “compositi-moderni”.
Ma all’interno del complesso monastico si possono ancora riconoscere il refettorio e l’aula capitolare, nonché alcune delle celle monacali e vedere alcune opere d’arte, tra cui una notevole terracotta policroma (Madonna col Bambino, San Giovannino e Angeli), attribuita ad Agnolo di Polo (1470-1528), assieme ad una interessantissima Annunciazione tardocinquecentesca, per non parlare dell’affresco col Noli me tangere della cappella dell’orto, riferibile ad un maestro vicino alla Scuola di San Marco, resti del notevole patrimonio artistico (in parte conservato altrove) tra cui si annovera la famosa Deposizione di Cristo che Andrea del Sarto, ospite delle monache, aveva dipinto nel 1523-1524.
Il complesso architettonico, ancora vivo nella memoria di molti mugellani per aver ospitato a lungo l’ospedale locale, costituisce un capitolo di primaria importanza nel novero delle architetture pubbliche e private risalenti al primo Rinascimento che ancora oggi sorgono in Mugello a far da corona ai ben noti castelli/ville di Cafaggiolo e Trebbio (patrimonio dell’Unesco) ed al convento di S. Bonaventura a Bosco ai frati, prezioso trittico michelozziano, di committenza medicea. Il nostro territorio, infatti, è caratterizzato e impreziosito da numerose testimonianze di quella straordinaria stagione della nostra cultura e che gli hanno fatto meritare l’appellativo di “culla del Rinascimento”: basti citare la chiesa di S. Andrea a Camoggiano, la cappella Da Rabatta nella chiesa di S. Francesco a Borgo, la villa la Bartolina, il “Palazzaccio” di Bernardetto de’ Medici, la villa da Cignano ecc., oltre ovviamente all’ex monastero di S. Pietro a Luco, la cui limpidissima architettura è stata accostata addirittura a Giuliano da Sangallo (1445-1516), l’architetto di fiducia del Magnifico Lorenzo de’ Medici.
Ci sono argomenti più che sufficienti per sostenere con forza la necessità, il dovere morale di salvaguardare un tale tesoro, anche indipendentemente dal suo reimpiego futuro (che comunque bisogna ostinatamente continuare a cercare), perché merita di essere salvato in quanto tale, per il valore culturale inestimabile che riveste in sé. Se non riusciamo, tutti insieme, a vincere questa battaglia contro il tempo, ma anche contro il rischio dell’incuria e dell’oblio, la sconfitta sarà nostra ma soprattutto delle incolpevoli generazioni future.
Marco Pinelli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 Ottobre 2021
Mi fa piacere che si torni a parlare dell’ex Ospedale visto che un anno fa il Consiglio Comunale ha approvato un ordine del giorno proposto da Borgo in Comune ed emendato dal PD in cui si impegnava il sindaco e la giunta a chiedere l’avvio dei lavori già previsti e finanziati per evitare il degrado della struttura, a chiedere al Maggio musicale(attuale proprietario) quali soluzioni intendeva trovare per la salvaguardia e valorizzazione dell’ex ospedale, a valutare l’opportunità di un incontro con Regione e Città Metropolitana per l’inserimento di un progetto di recupero attraverso fondi europei. In questi quasi 12 mesi non abbiamo ricevuto, come consiglieri, nessuna comunicazione sarà quindi mia cura chiedere cosa è stato fatto rispetto agli impegni presi. Intanto ringrazio Pinelli per la sua attenzione al nostro patrimonio culturale.
Mentre si cercano alternative ai combustibili fossili, dovremmo di pari passo conoscere amare e tutelare il nostro ‘petrolio’ di ricchezze artistiche!
Ringrazio di cuore il prof. Pinelli per aver ancora una volta messo l’accento su una “favola Rinascimentale” che ha contraddistinto il nostro territorio e che possiede un valore affettivo di non poco conto per tutti i mugellani.
Più volte le autorità competenti hanno promesso alla popolazione ed ai vari comitati che si sono succeduti, interventi di vario genere, per la salvaguardia del convento Camaldolese, fin dal 1990 anno in cui l’ospedale fu trasferito a Borgo, ma fino ad ora sono rimasti solo dei “bla bla bla”, parafrasando la nota attivista.
Non so cosa possiamo fare per spronare i nostri amministratori a fare tutti i passi necessari per prendere al volo l’ultimo treno di passaggio, come dice Pinelli, ma credo che i cittadini, luchesi, borghigiani, mugellani e fiorentini siano pronti a sostenere qualunque concreta iniziativa sia loro proposta.
Devo fare i miei complimenti al Professor Pinelli per questo appello che però somiglia tanto ad una voce in mezzo al deserto di indifferenza totale delle Istituzioni del Paese in generale e locali in particolare, che hanno contribuito non poco alla indecente situazione di decadenza e degrado in cui attualmente versa l’ex monastero.
Nel recente passato mi è capitato di commentare, in modo anche abbastanza ironico, le periodiche comparsate di amministratori locali accompagnati dai colleghi metropolitani, tecnici e a volte persino da parlamentari, non si sa quanto trascinati in quel di Luco dal fascino dell’arte, dell’architettura e dalla storia dell’ex monastero e del territorio nel quale è incastonato, piuttosto che da un prelibato piatto di tortelli a fine show.
Naturalmente alla fine di ogni “ricognizione” sono state puntualmente fatte tutta una serie di proposte fantastiche sulla possibile riqualificazione del manufatto che, guarda caso, non hanno mai avuto seguito.
Anzi, l’unico atto reale avvenuto, è stato (a mio avviso) la vergognosa donazione al Maggio Musicale Fiorentino, per aumentarne il patrimonio ed evitarne così il possibile fallimento.
Vediamo se con l’accorato appello di un eminente studioso di Storia dell’Arte si riesce finalmente a trovare una giusta collocazione per questo gioiello del passato, ma se penso che 95 mln. di fondi europei destinati al recupero di beni culturali vengono spesi nella ristrutturazione dello stadio Artemio Franchi, con tutto il rispetto per l’Architetto Nervi, non sono molto fiducioso.
Di recente ho visitato il museo di storia naturale della Certosa di Calci in provincia di Pisa, splendido esempio di recupero e valorizzazione…il pensiero è andato al nostro ex monastero camaldolese di Luco in tempo di Uffizi diffusi e di fondi disponibili…