La Renovo chiede indietro alla “Pianvallico” caparre e acconti versati per la centrale a biomasse
SCARPERIA E SAN PIERO – In una nota il Movimento Cinque Stelle di Scarperia e San Piero, con le consigliere Viviana Rossi ed Elisa Barlazzi rivela un paio di documenti relativi alla situazione della Pianvallico. In particolare emerge che Renovo, l’azienda che voleva realizzare la centrale a biomasse, ha chiesto indietro alla società pubblica tutte le caparre e gli acconti versati (occorrerà vedere naturalmente se ne ha diritto). E si cita poi una lettera di qualche mese fa dove la stessa Pianvallico denuncia una situazione di “pesante illiquidità”. Ecco qui il documento integrale dei 5 Stelle.
Nel rapporto fra il gruppo imprenditoriale Renovo s.p.a., che avrebbe dovuto costruire la centrale a biomasse e l’impianto di produzione del pellet, a Petrona, la società pubblica Pianvallico s.p.a. (o s.r.l., dato che nessuna comunicazione in merito è stata fornita su questa trasformazione societaria) e il Comune di Scarperia e San Piero, sono emersi atti e documenti che meritano di essere posti all’attenzione della popolazione.
Lo scorso mese di luglio, dopo la sentenza del TAR che validava la tesi dei cittadini circa l’applicazione della normativa in materia, invece disattesa a vari livelli istituzionali durante la procedura autorizzativa, e con la contemporanea rinuncia al progetto espressa dallo stesso gruppo industriale, il Sindaco del nostro Comune volle rassicurare che nessuno strascico legale, per risvolti economici, avrebbe interessato l’amministrazione. In più di una occasione, quelle istituzionali, in ambito del consiglio comunale, ed in interviste ai mezzi d’informazione locali, ha sempre ribadita la correttezza dell’ente, addirittura sostenendo che, da questa operazione, nelle casse della società pubblica Pianvallico s.p.a. sarebbero rimasti i soldi che il gruppo Renovo aveva versati, per caparra e acconti, sull’acquisto dei terreni, dichiarati altrettanto pubblici ma di fatto privati.
Sembra che non sia così. Durante la nostra attività di consigliere comunali, abbiamo verificato il carteggio intercorso, in queste ultime settimane, fra Pianvallico s.p.a. (o s.r.l.?)/Renovo Bioenergy Scarperia s.r.l. – Mugello Biocombustibili s.r.l. (del gruppo Renovo)/Comune di Scarperia. Ed abbiamo rintracciata una lettera dell’imprenditore, tramite il proprio legale, del 20/05/2016 (molto prima della sentenza del TAR), in cui si chiede alla società Pianvallico la “ripetizione del doppio delle caparre prestate e la restituzione di quanto corrisposto a titolo di acconto, il rimborso oneri e ritiro titolo edilizio abilitativo” (Studio Legale Avv. Stefano Costanzo del 20/05/2016 (prot. 13411).
Abbiamo, poi, letto il contenuto di un’altra lettera, della società Pianvallico, in cui si lamenta lo stato delle cose, ravvisando una forte preoccupazione per la situazione finanziaria della stessa società pubblica. Si legge, “La nostra società, a partecipazione interamente pubblica, si trova attualmente in una situazione di pesante illiquidità. Infatti l’operatore privato (Gruppo Renovo di Mantova) – che si era impegnato con compromessi regolarmente registrati ad acquistare l’80% dei lotti del PIP (area lottizzata di Petrona), mq. 22.000, per la realizzazione di una centrale a biomasse e di un impianto a pellet e che avrebbe dovuto pagare un prezzo (a saldo) di euro 1.600.000,00 – si è invece a fine maggio scorso defilato dall’acquisto; anche per effetto della persistente campagna di ostilità e denuncia di un sedicente comitato locale sorto estemporaneamente contro l’insediamento della centrale” (lettera del 22/07/2016, prot. 59/2016). Un documento firmato dall’amministratore unico di quella società e controfirmato dal Sindaco del Comune di Scarperia e San Piero, Presidente dell’Unione dei Comuni del Mugello.
Colpisce leggere che questa situazione fosse compromessa, e nota, già fin dal mese di maggio. Cioè molto prima di impegnare i soldi dei cittadini in consulenze ed assistenze legali per il ricorso al TAR. Lascia sgomento dover constatare come si possa tenere in vita una società pubblica che non eroga alcun servizio pubblico per la popolazione, e che negli anni ha accumulato forti perdite. Soprattutto in aperta violazione delle legislazioni nazionali e regionali, nonché delle disposizioni della Corte dei Conti in materia di disavanzi contabili delle stesse società pubbliche.
Portavoce M5S Viviana Rossi Elisa Barlazzi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 novembre 2016