L’assessore Claudio Boni fa il punto sull’ex-ospedale di Luco. E dice: “Meglio regalarlo…”
Uno degli ultimi argomenti che hanno attirata l’attenzione dei lettori è stato quello sul destino dell’ex ospedale di Luco, nel Comune di Borgo San Lorenzo.
L’immobile e le aree di pertinenza, di quella che un tempo era la struttura ospedaliera, da anni, sono di proprietà della Regione Toscana. Ma, ancor prima di essere ospedale, era un convento, un luogo ricco di storia, patrimonio del nostro territorio.
Facciamo il punto della situazione con Claudio Boni, Assessore alle Risorse, con deleghe, fra l’altro, al patrimonio immobiliare, reperimento finanziamenti, trasparenza, spending review comunale, servizi pubblici comunali, del Comune di Borgo San Lorenzo.
Assessore, grazie per aver accettato l’intervista. Allora, la notizia di questi giorni è stata quella sull’asta andata deserta per la vendita dell’ex ospedale, nessuna offerta, eppure c’erano state delle manifestazioni d’interesse, ora cosa succederà?
La Regione andrà ad una nuova asta entro la fine anno o inizi 2016, sperando con un abbassamento del prezzo, anche se non credo che il tema sia semplicemente questo. Poi penso che si potrà passare a trattativa privata. Qualche interesse onestamente c’è stato ed è ancora vivo, ma da qui a concludere ce ne passa. Ed il tempo scorre. La ristrutturazione è oggettivamente complessa perché cara, lunga e su un immobile vincolato e malmesso.
Lo abbiamo scritto nell’introduzione. L’immobile è proprietà della Regione Toscana. Il ruolo del Comune, in questa vicenda, quale sarà? Potrà esserci la possibilità di incidere sul futuro di questa plausibile, speriamo, operazione di recupero?
Certo, è un dovere per noi essere parte attiva nella soluzione del problema, sia nel delineare il progetto che nel trovare soggetti interessati. Le cose peraltro sono intimamente legate. Ho personalmente contattato società internazionali che gestiscono questi tipi di immobili storici, ho portato molti soggetti in visita e abbiamo parlato con la Regione più’ volte. E’ un patrimonio troppo centrale per il nostro Comune, ma direi anche per tutto il Mugello per non provarle tutte. E’ chiaro che noi auspichiamo ed abbiamo indicato alla Regione quale sarebbe, per noi, la migliore delle soluzioni che non è quella delle civili abitazioni, ammesso che anche questa abbia un qualche mercato. Io penso a qualcosa che possa arricchire il nostro Comune a 360° gradi, economicamente e socialmente. Ho avuto interessanti contatti con università straniere, ma da qui a concludere ce ne passa, anche perché questi sono soggetti che di sicuro non vogliono occuparsi della ristrutturazione ma entrare in un immobile “chiavi in mano”, da prendere in affitto. Quindi su questo piano c’è anche da trovare un imprenditore che abbia la voglia di recuperare l’immobile e poi non gestirlo ma cederlo a terzi. Tutto assai complesso, direi quasi impossibile, ma il ritorno sarebbe incredibile, una svolta epocale per il territorio.
Nelle pieghe dell’argomento, abbiamo notata, e preso atto, di una sua proposta definita “provocatoria”, insomma resa, per stimolare il dibattito sulle idee attorno alle possibili soluzioni, ma davvero si potrebbe regalare l’immobile ad un soggetto imprenditoriale che possa valorizzarlo, con le relative cautele, nell’interesse ovvio del territorio e della popolazione?
Per me è sano realismo; siamo schiacciati dal fiorentino e dal Chianti, che attraggono risorse enormi su immobili simili, ma con un “appeal” ben maggiore ed una vocazione turistica più chiara e delineata negli anni. Dobbiamo fare qualcosa di diverso, incentivando la presa in carico di un progetto il cui costo di acquisto è un quarto di quel che è la ristrutturazione. Dal punto di vista normativo comunque credo che questa sia una strada difficilissima, perché la Regione l’immobile l’ha pagato a suo tempo e quindi sarebbe una perdita secca, probabilmente un danno erariale. Certo è che la struttura materialmente non può aspettare molto.
Il Comune avrebbe un suo progetto, o, più semplicemente, un’ipotesi per il riutilizzo di quei locali?
Diciamo che abbiamo l’auspicio che la struttura non lasci sul territorio solo qualche anno di lavori edili e degli oneri di urbanizzazione. Preclusione sulle idee nessuna, anche su quelle che ad oggi non sono attuabili per la finalità dell’immobile, come ad esempio una RSA; soluzione che lascerebbe posti di lavoro importanti sul territorio. Anche per questo stiamo parlando in Regione. Comunque chi ha un’idea si faccia avanti. Prima che cada tutto è opportuno che ci si faccia qualcosa, quale che sia. Non ci sono i tempi, ahinoi, per eliminare a priori soluzioni.
Qual è la situazione attuale dell’immobile, se sia opportunamente recintato per evitarne le intrusioni e conservato con opportune misure di sicurezza strutturale?
L’immobile è recintato e messo in sicurezza in alcune parti più fragili, è comunque in una situazione generale pessima. Per le intrusioni direi che il rischio c’è visto il lungo perimetro anche se tutto opportunamente recintato. Di sicuro non c’è niente da portar via, ecco.
In relazione al rapporto con la Regione Toscana, intesa come utente, quell’immobile è soggetto al pagamento dei tributi e delle tasse comunali, così come delle utenze?
Per le imposte patrimoniali è fra le esenzioni, per la TARI idem essendo vuoto / inagibile e quindi non soggetto a tassazione.
Assessore, di nuovo grazie. Buon lavoro. E, rispondere ai cittadini è sempre un buon lavoro.
Grazie a voi per l’ospitalità.
Gia.Fri.
Foto Davide Poggi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 novembre 2015