NOTE PER LA RINASCITA -11/ Luca Ferruzzi, politico
MUGELLO – Volentieri accogliamo l’appello lanciato da “Il Filo del Mugello” di partecipare ad enunciare idee, riflessioni e contributi utili, a nostro avviso, per rimettersi in cammino una volta conclusasi, speriamo nel minor tempo possibile, l’emergenza Covid-19 per l’Italia, la provincia di Firenze, e la nostra vallata. A questo proposito non possiamo non notare che i problemi già menzionati e dibattuti nel corso dei precedenti interventi, molti dei quali proposti da affermati professionisti ed esperti d’economia e di diversi settori produttivi, mettono l’accento non tanto sui danni che l’epidemia in quanto tale ha provocato alla società ed al comparto produttivo mugellano, danni che al momento solo possono essere stimati, per ovvi motivi, in modo empirico, quanto ai “constraints”, ai colli di bottiglia, che da decenni, ormai, hanno ingessato la nostra economia e le possibilità di sviluppo. Tra questi vengono citati la presenza di un sistema burocratico e regolamentatorio ingombrante e farraginoso, un complesso amministrativo frammentato, asfissiante e criminalizzante per l’imprenditoria privata, procedure iper-burocratizzate ed insostenibili, condite e scandite da rapporti spesso farraginosi e disfunzionali tra le varie articolazioni pubbliche (Stato-Regione-Enti Locali). Se tutto ciò è estremamente dannoso e penalizzante in tempi normali, figuriamoci quando ci sarà da ripartire! La mazzata potrebbe davvero essere mortale e, purtroppo, definitiva.
Ecco che, allora, più che pensare a ripartire (sulle stesse basi di prima, che solo permettevano livelli di scarso galleggiamento, o di sussistenza minimale che un solo mese di lock-down è stato sufficiente a far saltare), diviene imperativo impegnarsi, a tutti i livelli, per una rinascita (infatti, mai titolo proposto da “il Filo” fu più azzeccato di “Note per la Rinascita” – perché proprio di questo si tratta), uno sviluppo degno di questo nome, degno dell’operosità e dell’entusiasmo della nostra gente quando messa nelle condizioni di produrre per se e per la propria famiglia.
Senza, ovviamente, dimenticarsi del comparto sociale ed assistenziale, se l’obiettivo è dunque quello di rinascere, allora la priorità dovrà giocoforza essere assegnata alla ricostruzione ed al consolidamento del sistema economico e produttivo a tutti i livelli. In quest’ottica più che a ulteriori interventi di regolamentazione, le nostre Amministrazioni dovranno pensare a sburocratizzare, a semplificare, a snellire, a velocizzare, a detassare e ad agevolare il lavoro di chiunque sia ancora intenzionato a rimboccarsi le maniche, ad impegnarsi con propri investimenti: che si tratti di capitali o del sudore della fronte. Per far ciò, a dispetto del maquillage e del camuffamento che senza dubbio verrà posto in atto, l’unica strategia possibile rimane quella di passare da un sistema politico di tipo regolamentatorio e vessatorio ad uno di stampo più liberale, come quello proposto dal movimento politico di “Cambiamo! con Toti”, liberalismo che peraltro in altre nazioni del mondo a noi comparabili sta contribuendo a rendere disponibili risorse finanziarie di gran lunga superiori alle briciole messe in campo dal nostro paese.
In Toscana poi, ed il Mugello non fa eccezione, la frenesia regolamentatoria e normativa, frutto forse di quell’economia pianificata di bolscevica memoria dei bei tempi andati, non conosce l’eguale. A titolo di esempio, mentre la media dei dodici comuni italiani comparabili con Borgo San Lorenzo per numero di abitanti (sei precedenti e sei successivi nella lista nazionale stilata in ordine demografico) vede la presenza di 56 Regolamenti per comune, se si esclude Sestri Levante che è riuscito a produrre il quantitativo-monstre di 85 regolamenti comunali, troviamo, secondo classificato a pari merito con altri due, proprio Borgo San Lorenzo, con 80 – diconsi ottanta – regolamenti comunali tra i più disparati. Siamo praticamente a livello di città capoluogo di provincia.
Ma veramente c’è bisogno di tutta questa grazia di Dio? Perché comuni più grandi (spesso in regioni del nord) riescono benissimo a fare con 25/30 regolamenti? Bisogna cambiare modo di pensare o soffocheremo presto; allora pensare all’eventuale “ripresa” sarà solo illusoria demagogia. Sempre per rimanere nel campo delle politiche essenzialmente socio-assistenziali di molti comuni della nostra vallata, non possiamo fare a meno di confrontare, nei bilanci di cui spesso si mena vanto, i budget destinati all’associazionismo socio-cultural-assistenziale con i fondi usualmente stabiliti per le attività produttive: ebbene, l’ordine di grandezza è di circa 10 a 1. Così si potrà forse sperare di sopravvivere alla giornata, ma svilupparsi ed affrancarsi dalla povertà e dalla miseria è categoricamente escluso. Se per ipotesi si invertissero i termini della proporzione, pur mantenendo adeguate riserve sociali per i cittadini in seria difficoltà e contando sull’effetto leva generato da immissioni finanziarie, anche sottoforma di sgravi al settore produttivo privato, si sfamerebbero migliaia di bocche in più, con però la dignità di percepire stipendi e salari reali invece che pelose sovvenzioni pubbliche.
In una parola, la ricetta di “Cambiamo!” per la rinascita non può che passare per un totale rinnovamento politico basato sulle prescrizioni proprie del liberalismo, anche se mediate da esigenze sociali proprie di una moderna società solidale con tutte le sue componenti. E’ aiutando tutti che ci si salva: non massacrando chi vive e fa vivere del proprio lavoro. In quest’ottica, infine, gli Enti Locali dovranno riorganizzarsi e ripensare a fondo il loro ruolo, passando essenzialmente da soggetti riscossori/regolamentatori e fornitori di servizi a partner per lo sviluppo economico sostenibile, mettendo in campo ogni politica e strategia atta a valorizzare ed incoraggiare le realtà produttive più vocate per il nostro territorio. Essi dovranno sforzarsi di incrementare le proprie capacità di assistere in modo attivo e proattivo i privati nel reperire finanziamenti necessari alle loro attività, anche tramite sgravi fiscali o la concessione di garanzie sui crediti ottenuti, creare ambienti normativi più favorevoli al consolidarsi e allo stabilirsi di nuove realtà imprenditoriali, agevolare la prosecuzione delle attività marginali e l’utilizzo a fini economici e produttivi delle infrastrutture private e pubbliche inutilizzate, oggi spesso impossibile a causa di vincoli e norme anacronistiche e castranti. “Prima il lavoro” non può più essere solo uno slogan, ma piuttosto l’obiettivo primario dei nostri amministratori.
Luca Ferruzzi -Responsabile Provinciale
“Cambiamo! – con Toti”
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 aprile 2020