BARBERINO DI MUGELLO – Dieci anni di attività per l’Outlet di Barberino di Mugello. Inevitabile che, per una tale ricorrenza e per il ruolo assunto nel tessuto sociale del nostro territorio, non giungessero i commenti. Positivi o negativi che siano, comunque legittimi e degni di essere tenuti in considerazione. Outlet si, Outlet no o Outlet ma però. Quasi un refrain per una canzonetta.
Tutto nasce da un post privato che l’ex sindaco di Barberino di Mugello Gian Piero Luchi (articolo qui) ha scritto sulla sua pagina personale in Facebook. E, giustamente, lo ha fatto da par suo. Rivendicando il ruolo che ricopriva all’epoca, con la testimonianza di averne officiata l’inaugurazione.
La sintesi del suo intervento, le motivazioni ed il contesto in cui si sviluppò il progetto, sono racchiusi in una intervista di qualche anno fa. Queste le parole : “L’iniziativa amministrativa più importante è stata senz’altro l’Outlet, perché da una crisi aziendale (1999) che impoveriva anche economicamente la comunità ne è scaturita un’opportunità straordinaria di sviluppo con i suoi 600 posti di lavoro e un indotto promozionale per tutto il territorio. Così come, sempre nel campo economico, aver investito in cinque anni 15 milioni di euro credo sia dimostrazione di efficienza della politica e della macchina comunale oltre che un significativo sostegno alle attività produttive in un periodo di grave crisi economica (intervista rilasciata a Il Filo, gennaio-febbraio 2009, n.d.a.).”
Una sintesi pragmatica e senza fronzoli, per una scelta coscienziosa e lungimirante. E, intendiamoci, per quel che possa valere, almeno io al posto suo, in quel momento, avrei fatto uguale. Del resto sono stati impegnati, dal punto di vista ambientale ed urbanistico, terreni marginali, prossimi all’uscita autostradale, nell’orbita di un assetto territoriale né agricolo né residenziale. Per la politica uno sviluppo programmatico accettabile ed ineccepibile. Punto. Soprattutto nella asfittica declaratoria degli investimenti privati in questa nostra zona, è stato il secondo intervento, in ordine di rilevanza, dopo l’autodromo. Dati di fatto, sostanziali e tangibili. Ben diversi dalle promesse che, invece, fanno colore e dopo l’enfasi degli annunci vengono derubricate a necrologi e riposte nel cassetto dei ricordi. In attesa, chissà, di una qualche riesumazione postuma, comunque onirica.
Ma andiamo per ordine. Forse non è tutto oro quel che luccica, e lì a cavallo di una Sieve imberbe i lustrini non mancano. Tutto è perfettibile, ci mancherebbe. Però, l’Outlet ha creato lavoro, diretto e indotto. Sono aumentate le presenze e le visite sul territorio, seppure catalogate “mordi e fuggi” e ristrette ai ristoranti della zona. Ha accresciute la visibilità e la conoscenza dei luoghi. E’ stato realizzato con una architettura certo ispirata dal consumismo ma non invasiva e prona ai solidi geometrici, cubi e parallelepipedi, rigenerati ad edifici. Il tutto ispirato da un serio e capace soggetto imprenditoriale, con l’evidenza di una competenza professionale imparagonabile a quella di altri, finora fermi alle promesse, alcuni, o avviati verso l’eutanasia dei propri progetti, cert’altri.
Toccava alla politica comprendere l’efficacia e la sostenibilità dell’iniziativa. Ed in questo caso non c’è niente da aggiungere la risposta è giunta : giusta, pronta.
Si chiude qui questo commento. Ma avrà un seguito. Sarà rivolto a tutto quello che potrà scaturire dalle osservazioni e segnalazioni sulle condizioni contrattuali dei lavoratori e sulle ipotesi di crisi di alcune attività merceologiche locali. Sì, ne riparleremo.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 marzo 2016
4 commenti
Dieci anni di troppo.
Io sono tra quelli che lo chiuderebbe subito. Che non lo avrebbe nemmeno voluto vedere aperto. Per molti motivi. Il primo perché al territorio non ha portato vantaggi. Il mordi e fuggi si consuma tutto lì dentro o al MC D….. li accanto. I 600 posti di lavoro: con quali contratti, sei mesi e poi a casa? E i posti di lavoro che sono stati persi nei negozi che hanno chiuso nei paesi del Mugello? I negozi aperti 360 giorni all’anno fanno morire i piccoli. Le deregulation che tutti gli outlet applicano (tipo i saldi praticamente tutto l’anno, i contratti di lavoro ecc…) sono concorrenza sleale. Per non parlare degli ingorghi in uscita autostrada per i saldi. I paesi muoiono, e l’outlet allontana la gente dai paesi. La cosa che mi fa più pena è che gli danno la forma di piccoli borghi, per far credere alla gente di essere in un tipico paese italiani. Ci sono autobus interi di stranieri, ormai i tour operator prevedono un giro all’outlet invece che nei borghi tipici. È tutto troppo finto, perfino il risparmio è finto. Mi dite dove sono i vantaggi per il territorio?
Se lei fosse disoccupato come me, e avesse la moglie che vi lavora, magari ce lo vedrebbe il vantaggio per il territorio, visto che la mia è una situazione comune a molte famiglie. Ho il sospetto che a quelli come lei l’unico orizzonte che si addice è quello personale, quindi la invito a non generalizzare le sue conclusioni: pensi a se stesso e al suo orticello, senza espandere ad altri conclusioni che non la riguardano.
Ottima risposta Achab. Di fenomeni è pieno il Mugello