Paterno, prosciolti gli imputati. L’assessore Impallomeni allibito: “Adesso cosa si deve fare?”
VAGLIA – La sentenza di Genova che ha dichiarato il non luogo a procedere, prosciogliendo Lanciotto e Tullia Ottaviani, gestori dell’ex cava e fornace di Paterno a Vaglia, il legale rappresentante della Med Link di Aulla Piero Raciti e altre quattro persone tutte accusate di traffico di rifiuti nell’inchiesta delle centinaia di sacchi contenenti polverino 500 Mesh, ha lasciato allibito l’assessore comunale all’Ambiente Riccardo Impallomeni, che da anni segue le vicende legate a quell’area. “Per ogni commento – dice – aspetto quando sarà reso pubblico il dispositivo del giudice. Al momento posso solo dire di essere sbigottito, perché il magistrato ha completamente invertito ciò che era stato detto da Arpat, agenzia regionale di protezione ambientale, e che era stato trovato a seguito dei campionamenti. Mi trovo attualmente nella condizione di chiedermi che cosa l’Amministrazione debba fare adesso. Le ordinanze del Comune, prima a firma del sindaco Pieri e poi di Borchi, sono il risultato amministrativo di quanto indicato da Arpat e Carabinieri forestali. Il proscioglimento implica che lì a Paterno non ci siano rifiuti pericolosi. La popolazione, quindi a chi e a che cosa deve credere?”
Le motivazioni del giudice sono attese in 30 giorni, ma in base alla sentenza i sacconi di polverino 500 Mesh non sono rifiuti pericolosi, non ci sono danni all’ambiente e alla salute. Quindi gli abitanti di Paterno non devono avere preoccupazioni.
L’attesa adesso è anche per il processo di Firenze, nel quale sono parte civile la Regione Toscana e Comune di Vaglia, con imputati Lanciotto e Tullia Ottaviani, nato dall’inchiesta fatta da Arpat e dai Carabinieri forestali in cui, a seguito dello scavo nelle aree della ex discarica, sono emersi fanghi di conceria, scarti di salamoie della Solvay, rifiuti di demolizione, asfalto, plastiche e pneumatici.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 giugno 2018