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Pianvallico s.p.a., bilancio in utile con tanti dubbi
MUGELLO – Tecnicamente, dal punto di vista contabile, è un risultato ineccepibile. Il bilancio per l’esercizio 2015 della società pubblica Pianvallico s.p.a. chiude con un utile di 2790 euro. Un dato affatto scontato poiché, precedentemente, per ben tre anni consecutivi aveva fatte registrare perdite per quasi un milione di euro.
Quella della Pianvallico s.p.a. è una storia strana. Il retaggio della vecchia politica, o almeno di una parte di questa. Eppure alcuni degli ultimi atti della giunta e del consiglio comunale del defunto comune di San Piero a Sieve, prima dell’unione con quello di Scarperia, ne aveva sancita la fine. Due documenti deliberativi con cui si mettevano in vendita le quote sociali, istituzionali, di quella società in quanto ritenuta improduttiva e non strategica per gli interessi della popolazione. Insomma, una presa di posizione chiara, espressa in termini perentori.
Poi venne la fusione amministrativa dei due comuni. E l’amministrazione che ne scaturì dalla tornata elettorale ebbe i connotati di una forte trazione scarperiese. Da cui, verosimilmente, trasse anche la strategia politica su cosa fare. Così, mentre da una parte la coscienza di alcuni ne aveva celebrato il funerale, poco più lontano, altri ne invocavano la resurrezione. Corsi e ricorsi di una storia, tutta italiana.
La legislazione nazionale e la normativa della Corte dei Conti, già da tempo, nelle proprie disposizioni attuative, avevano imposto la dismissione e la chiusura di tutte le società partecipate, quelle che non svolgessero uno specifico servizio pubblico, rivolto verso la popolazione. Soprattutto additando quelle aziende, foraggiate con finanziamenti pubblici, che nel corso della loro attività avessero prodotto perdite nei bilanci. Ecco una fattispecie che ricorda molto la missione ed i risultati di Pianvallico s.p.a.. Se ne deduce che il concetto di trasparenza e rispetto delle regole possa avere più interpretazioni. La legge intesa come suggerimento e non come un dogma.
Veniamo ai numeri. Cifre da capogiro. In questi anni la Pianvallico s.p.a., negli esercizi 2012, 2013 e 2014 aveva chiusi i bilanci con forti disavanzi, per un valore globale di circa 989.000,00 euro. All’interno dei capitoli rendicontati, dal 2011 al 2014, ci si trovava anche l’attività di “Officine del Buon Ristoro”, bar–ristorante–mensa–catering. Ovvero, la genialità di un manager, con portafoglio pubblico, che ambiva cimentarsi nel settore della ristorazione, mettendo in competizione un carrozzone pubblico contro la spider dell’imprenditoria locale. Dunque un fiasco. Indirettamente costosissimo per le casse comunali. Cinque anni di attività, cinque bilanci in rosso, per 341.000,00 euro, come quota parte del disavanzo complessivo.
A seguire le perdite accumulate con il tanto celebrato “Incubatore d’imprese, Innovare in Mugello”, voluto dall’allora Comunità Montana del Mugello, per incentivare la nascita di imprese sul territorio. Una sorta di brutta copia, una replica costosissima, di quanto già in essere presso associazioni ed altre realtà consociative. Un’iniziativa amplificata, anni fa, con la compiacenza di una parte della stampa nostrana, pronta a riversare fiumi d’inchiostro sull’evento. Per poi ignorarne, a distanza di tempo, l’esito e l’efficacia. Sembra che l’esperienza si sia chiusa, appunto, il 31 dicembre scorso, nell’indifferenza e nel silenzio totale. Con i conti in rosso.
Adesso è stato reso noto il bilancio per il 2015, con un utile attestato sulla cifra di 2790,00 euro. Tuttavia con un piano industriale che sembra un percorso ad ostacoli. Si citano proventi per gli acconti ricevuti sulla vendita di terreni ancora da acquistare dal proprietario effettivo. Immobili pubblici ipotecati per ottenere prestiti bancari da impiegare per una attività tutt’altro che sociale, d’interesse per i cittadini.
Un quadro societario allarmante. Senza dimenticare che sul progetto politico Pianvallico s.p.a. ancora grava la sentenza del contenzioso per gli espropri dei terreni, quelli della prima urbanizzazione. Sì perché diversamente dalla nota ufficiale diramata qualche mese fa, dal gruppo comunale di maggioranza, la Corte di Cassazione non ha affatto annullata la sentenza di rimborso ma ha chiesta una nuova rideterminazione del valore di quei terreni. In ogni caso in ballo ci sono fior di milioni. Non sarà cosa di poco.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 giugno 2016
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