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Pianvallico, un’area a “inquinamento diffuso”
SCARPERIA E SAN PIERO – Brutta faccenda. Pianvallico, l’area industriale e artigianale, a metà strada fra Scarperia e San Piero, venne inserita nell’elenco dei siti da bonificare, fin dal 2006. La falda risultata contaminata da solventi clorurati e, per questo, è stata oggetto, negli anni, di analisi e verifiche da parte degli enti preposti alla tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Poi, in ottemperanza alla legislazione regionale, vincolata da prescrizioni che non consentono la realizzazione di nuovi edifici, o strutture, le cui fondazioni siano attestate sotto il livello piezometrico. Il balletto delle comunicazioni, Arpat da una parte, il comune dall’altra.
Una storia che parte da lontano. Erano gli anni post boom economico, quelli appena successivi a quel periodo, che risentivano ancora dell’onda lunga di una congiuntura favorevole. Nell’area di Pianvallico, la porzione tutta dentro all’allora comune di Scarperia, oggi unificato con quello di San Piero a Sieve, s’insediarono le prime attività industriali. Intendiamoci subito, portarono lavoro, benessere. E, purtroppo, probabilmente una di queste, o forse due, ci ha lasciate gravi conseguenze. Una vasta estensione di quei terreni è risultata contaminata da solventi clorurati. Non c’è dubbio, reflui di fabbrica.
Certo, effetti collaterali dovuti ad una industrializzazione sì necessaria ed al contempo nevrotica e scellerata verso le procedure ambientali. Fatti vecchi, oltre cinquant’anni fa. Per i tempi di oggi un’era geologica. Quando cioè le politiche ambientali non erano concepite, semmai indirizzate nella fase di fecondazione. Oggi però dobbiamo farci i conti. Prima per la salute di noi stessi, poi, nondimeno, per i costi collettivi da sostenere nelle necessarie bonifiche.
Tant’è, il problema è stato registrato nel 2006 e, chissà, forse conosciuto almeno da qualche anno prima. Reitero, appunto, la forma dubitativa con il condizionale. Gli atti dicono questo: “Si fa presente che l’area di Pianvallico risulta inserita nel Piano regionale rifiuti e bonifiche come un’area a “inquinamento diffuso” e qualsiasi intervento ricadente al suo interno deve essere valutato nell’ambito della gestione unitaria dell’area a “inquinamento diffuso” (nota ARPAT prot. 6398 del 12 aprile 2017).
Però l’area di Pianvallico, negli anni, ha continuato ad espandersi con nuovi immobili. E questi, saranno stati realizzati fuori dal perimetro dell’area oggetto delle prescrizioni restrittive? Un dubbio legittimo perché, del resto, la delimitazione dei siti da bonificare è stata più volte rivista, ampliata e aggiornata. Ad esempio lo scenario del rischio rappresentato sulla cartografia del 2008 è diverso dalla situazione conclamata nel 2015.
In ogni caso una faccenda molto seria che richiederà ancora attenzione e impegno, soprattutto la spesa di ingenti risorse economiche. Tanto che nel documento – Nota di accompagnamento, rettifica del perimetro identificato “FI021 – PIANVALLICO” – ci si trova scritto: “si ritiene comunque opportuno procedere successivamente alle operazioni di bonifica nell’area compatibilmente alle esigenze di bilancio ed ai canali di finanziamento accessibili. Per questo motivo, al fine di non inficiare in alcun modo le operazioni di bonifica, si rende necessario interdire in tutta l’area industriale di Pianvallico gli interventi di nuova costruzione, che possano avere interferenze con la falda.”. Eppure il comune dice che si può costruire, senza tuttavia smentire la nota dell’Arpat. Ecco questa è la storia, giusto per informare e non dimenticare.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 30 giugno 2017
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