
MARRADI – Quando, meno di un anno fa, a Crespino del Lamone, il Comune di Marradi e il Comitato Onorcaduti di Crespino, organizzarono un incontro con l’avvocato Diego Cremona, i parenti delle vittime dell’eccidio nazista del luglio 1944 parteciparono numerosi, per ascoltare le spiegazioni del legale fiorentino in merito alla possibilità di ottenere un risarcimento per la perdita dei loro cari.
Le ascoltarono con un misto di scetticismo e di speranza. Ma diversi di loro accettarono di presentare istanza. I tempi erano stretti e dissero, “Proviamoci, ma…”
Ora però per loro arriva una buona notizia, quella di una prima sentenza del Tribunale di Firenze, – Seconda sezione Civile che a tre Crespinesi, i Pieri, due sorelle e un fratello, figli di Attilio che fu fucilato per mano dei soldati tedeschi quel terribile 17 luglio, ha dato ragione. La sentenza infatti condanna la Repubblica Federale Tedesca a risarcire i tre figli ricorrenti, per la perdita del padre. E a sostenere anche le spese del giudizio.
La sentenza è la n. 185 del 2024, giudice Susanna Zanda, nella causa intentata dai figli della vittima, contro la Repubblica di Germania e la Presidenza del Consiglio della Repubblica italiana, e in dodici pagine passa in esame tutta la giurisprudenza e i precedenti pronunciamenti per dimostrare e ribadire che i crimini di guerra non hanno prescrizione. Si ripercorre poi la vicenda dell’eccidio nazista di Crespino e in particolare del padre dei tre Marradesi, ora ultraottantenni. E’ muratore, si dedica all’apicoltura, segue e dirige la locale banda musicale, La moglie è maestra, e insegna proprio nella scuola di Crespino. Si parla poi del battaglione tedesco, comandato da Gerhard Kruger. “In quei giorni – si cita nella sentenza – non solo uomini ma anche donne, bambini e anziani, benché del tutto estranei alle attività militare in corso, venivano barbaramente uccisi, senza alcuna necessità o giustificato motivo, dagli appartenenti alle SS (…) che agivano in esecuzione dell’ordine loro impartito di ‘uccidere tutti e distruggere tutto’.

Poi si torna a parlare dell’uomo: già era rimasto ferito e invalido in occasione del primo bombardamento di Marradi, il 5 giugno 1944. Poi il 10 luglio si trova suo malgrado coinvolto in uno scontro tra partigiani e milizie tedesche. I soldati nazisti attraversano il suo orto, un soldato lo trova nascosto, “lo arresta e lo porta al comando di Marradi, stanziatosi presso le scuole elementari dove viene interrogato e torturato, quindi rilasciato. Sanguinante, e già claudicante riesce a fatica a tornare dalla sua famiglia.”. Infine, una settimana dopo, la tragedia più grande. Viene fermato e portato insieme al parroco don Trioschi e a un altro sul greto del Lamone, dove giacevano già uccisi 19 uomini. Viene ordinato loro di scavare una fossa, e alla fine dello scavo l’uomo, e don Trioschi, vengono mitragliati.
Ora la sentenza fissa il risarcimento in 260 mila euro per ciascun figlio (somma da rivalutare, per un totale che si aggira intorno al mezzo milione di euro).

“E’ un primo tassello importante – spiega l’avv. Cremona -, ma non definitivo. L’erogazione del risarcimento avverrà quando la sentenza sarà passata in giudicato. E l’Avvocatura ha mostrato finora un forte profilo oppositivo. Il processo civile vive di contraddittorio, che è garanzia costituzionale di giustizia – osserva Cremona -. Dopodiché non posso non sorprendermi di posizioni, sul piano processuale, che a nostro avviso contraddicono persino lo stesso Decreto Draghi istitutivo del fondo, che prescindono da precise decisioni della Corte costituzionale. Si sollevano eccezioni che sembrano superate da tanti anni in giurisprudenza. Ad esempio, la prescrizione del reato, quando i crimini di guerra contro l’umanità, per giurisprudenza pacifica, sono imprescrittibili”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 gennaio 2024