Priorità per il Paese e i territori: Tommaso Nannicini, candidato dei democratici e progressisti alla Camera, si racconta
MUGELLO – In vista del 25 settembre, Tommaso Nannicini, Senatore del Partito democratico e docente di economia, è il candidato della coalizione democratica e progressista alla Camera dei deputati nel Collegio toscano di Prato, Pistoia e Mugello.
Come procede la sua campagna elettorale? Stiamo girando il collegio senza sosta portando avanti un modo di fare politica che parte da temi fondamentali per tutte le italiane e gli italiani: lavoro, giovani, famiglie e imprese, con un occhio sempre vigile sulle peculiarità del territorio e sulle emergenze che caratterizzano questo momento storico, dall’energia alla siccità. Ho accettato questa sfida consapevole della ricchezza del territorio in cui ci troviamo e dell’importanza di impegnarci in campagna elettorale come parte di una comunità politica che trova la sua spinta propulsiva nei nostri militanti e nei tanti bravi amministratori. È uno degli aspetti più importanti di questo percorso.
Cosa serve? Serve ascoltare i territori e i loro bisogni, puntare sul dialogo e su una politica che aggiunga diritti e possibilità per le giovani generazioni e dia sicurezze e sostegno a imprese e famiglie. Serve anche valorizzare e premiare, come avviene in altri Paesi, gli esempi virtuosi di buona amministrazione e di creazione di infrastrutture a servizio dei cittadini. In queste settimane, insieme agli amministratori, siamo tornati in luoghi come il Lago di Bilancino, invaso che permette a buona parte della Toscana di fronteggiare fenomeni come la siccità e i cambiamenti climatici, che altrove causa danni enormi alla filiera agricola. Allo stesso modo, bisogna pensare concretamente al futuro, come dimostra l’attenzione per le infrastrutture e per politiche di sviluppo sostenibile del nostro territorio. Ad esempio il via libera del Governo ad un importante impianto geotermico in Val di Paglia è un passo importante. Dobbiamo essere orgogliosi che questi cambiamenti partano da qui.
In questo momento, come accennava, la crisi energetica è uno dei temi più sentiti dall’elettorato. I rincari rischiano in innescare una grave crisi economica e sociale. Quali sono le soluzioni del PD? Dall’inizio della crisi energetica siamo stati in prima linea per fronteggiare una crisi che colpisce le famiglie e le imprese in tutta Italia. Dallo scorso autunno abbiamo messo al centro misure che tutelano in primo luogo chi subisce maggiormente il peso di questi rincari. Come ho avuto modo di dire ai molti imprenditori che stiamo incontrando in questi giorni, contrastare il caro energia è una priorità assoluta su cui la politica deve dividersi il meno possibile, come durante la pandemia. Servono misure immediate: sussidi per famiglie e imprese, intervenendo per non far interrompere le forniture a chi è più in difficoltà, risparmio energetico, disaccoppiamento nel prezzo dell’elettricità tra gas e altre fonti, stoccaggi, tetto europeo al prezzo del gas. Allo stesso tempo, con lo sguardo rivolto al domani, servono misure che puntino alla semplificazione e ad aumentare il peso delle rinnovabili, senza dimenticare i problemi legati all’acqua. Non proclami, ma soluzioni concrete.
A livello nazionale assistiamo a una polarizzazione del confronto politico. Giorgia Meloni, però, dichiara che il suo/loro governo sarà credibile e non rovinerà la salute dei nostri conti pubblici. Si sente rassicurato? Per niente. Le proposte della destra sono incompatibili con la sostenibilità del nostro debito e quindi dei risparmi degli italiani. Il ritorno in campo di Tremonti e altri protagonisti del passato non rassicura. Nel 2011, il governo di cui lui e Meloni facevano parte ha portato l’Italia vicino alla bancarotta. In questa campagna propongono soluzioni irrealizzabili utilizzando per di più una propaganda intrisa di sessismo e xenofobia che rivela platealmente il goffo tentativo di apparire moderati e affidabili senza esserlo affatto. Quale credibilità possono avere politici che postano a fini elettorali video di stupri senza preoccuparsi minimamente di non rivelare a centinaia di migliaia di utenti l’identità della vittima, che hanno inneggiato per anni all’uscita dell’Italia dall’euro per poi oggi fingere di essersene scordati, che oggi promettono di far sparire i rom dalla Toscana come trent’anni fa promettevano di far sparire gli albanesi da Milano? Oltre a far rabbrividire, queste pagliacciate ci distraggono tutti dai temi cruciali che dobbiamo affrontare con massima serietà.
Quali? L’inflazione, ad esempio, che è la più ingiusta delle tasse perché colpisce salari e pensioni, soprattutto quelli di chi ha redditi bassi. Ridurla è compito della politica monetaria, ma la politica deve proteggere il potere d’acquisto di salari e pensioni senza generare spirali inflazionistiche, concentrandosi appunto sui redditi medio bassi. Proponiamo un salario minimo, contratti collettivi più forti che valgano per tutti, una detassazione degli aumenti contrattuali, sussidi temporanei per il caro bollette.
Una delle proposte che caratterizzano la campagna elettorale della destra è la flat tax che vi ha sempre visti contrari in questi anni. Come mai? Semplicemente è una misura che costa 60 miliardi e il 40% dei suoi benefici va al 5% più ricco dei contribuenti. Non mi pare una grande idea. Inoltre, 60 miliardi in meno nelle casse dello Stato vuol dire tagliare sanità, scuola, servizi pubblici. Anche questa non mi pare una grande idea in un tessuto sociale sfibrato dalla pandemia. Comunque, Berlusconi la promette da 20 anni, Salvini dalla scorsa campagna elettorale. L’unica cosa positiva della loro proposta di flat tax è che non la faranno mai. Non sono credibili.
Altra sfida che dovrà affrontare il prossimo governo è l’utilizzo dei fondi del PNNR… Senza dubbio, promettere di ricontrattare il PNRR è contro l’interesse dell’Italia, perché rischia di far saltare un programma di cui siamo i primi beneficiari. Quei fondi vanno spesi tutti e bene, ma questo dipende da noi. Per il Pd servono politiche industriali, dell’ambiente, della formazione e del welfare che accompagnino quegli investimenti, per gestire la trasformazione del nostro tessuto produttivo e aumentare la qualità, la sicurezza e la dignità del lavoro. Questa è la nostra stella polare.
E se le dicessi, come dicono alcuni schieramenti, che il reddito di cittadinanza va abolito? Non va affatto abolito, va migliorato. Se lo abolissimo, l’Italia tornerebbe a essere l’unico paese europeo senza un ammortizzatore sociale di ultima istanza per il contrasto alla povertà, maglia nera che ci siamo tolti nella scorsa legislatura introducendo il reddito di inclusione. Quella misura era disegnata meglio ma era sotto-finanziata. Ora dobbiamo tornare a quel disegno con le risorse del reddito di cittadinanza, per aiutare chi è povero senza disincentivare il lavoro. La povertà non è una colpa e lo stato sociale ha senso se si prende cura degli ultimi
Che scenario si prefigura il 26 settembre? La partita è aperta. Ci sono due idee d’Italia e di Europa molto diverse, quella della destra a trazione Meloni e quella di noi democratici e progressisti. Il momento impone una scelta di campo. Si tratta di scegliere e di uscirne insieme.
PUBBLICITA’ ELETTORALE A PAGAMENTO