“Se sbagli…ti cancello”: il progetto del Giotto Ulivi sul mondo delle carceri
BORGO SAN LORENZO – Martedi 16 aprile si è concluso, per gli studenti dell’I.I.S. “Giotto Ulivi” di Borgo San Lorenzo, un progetto di forte valenza umana, culturale e civica, attivato per la prima volta nel corrente anno scolastico a cura dei docenti Bergesio e Fabiani. Il progetto, dal titolo “Se sbagli…ti cancello”, ha consentito a studenti maggiorenni delle classi quinte di tutti gli indirizzi della scuola, che hanno scelto volontariamente di seguire le attività proposte, di riflettere sui temi della giustizia, della legalità, della risposta sociale all’illegalità, della funzione contenitiva, punitiva e riabilitativa dell’istituzione carceraria nella società italiana contemporanea. Inoltre, essendo stato costruito e realizzato in collaborazione con figure professionali esterne alla scuola che operano presso la Casa Circondariale maschile “Mario Gozzini” di Firenze, il progetto ha permesso agli studenti, dopo alcuni incontri informativi/formativi, di avvicinare direttamente la realtà operativa e di vita di un carcere, visitando proprio l’Istituto carcerario “Mario Gozzini” ed incontrando di persona diversi detenuti in esso presenti.
Il confronto che si è realizzato ha investito tematiche molto significative sia sotto il profilo morale, personale e sociale, sia sotto il profilo della crescita nella responsabilizzazione civica di tutti, studenti e non, ed è stato vissuto in modo fortemente empatico dagli alunni, che hanno saputo coinvolgere tutti i presenti in un dialogo interpersonale diretto e denso di significato. L’esperienza realizzata è risultata pertanto degna di nota ed è stata apprezzata da tutti coloro che vi hanno preso parte. Qui di seguito si pubblicano le riflessioni svolte da alcuni degli alunni che hanno partecipato al progetto e che hanno messo il luce quanto questa esperienza abbia lasciato una traccia che li aiuterà nel loro percorso di crescita.
“La cosa che più colpisce nel parlare con queste persone è sicuramente la gioia che traspare dai loro volti nel rivolgersi a degli sconosciuti. E sono proprio queste espressioni disinvolte e rassegnate che impressionano maggiormente e che danno tanto da pensare, anche molto tempo dopo aver visuuto questa esperienza”
Beatrice Lucaci, 5F
“L’incontro con i detenuti di Solliccianino è stato, a mio avviso, molto interessante ed emozionante. Mi aspettavo persone arrabbiate, non disposte a parlare. Invece mi sono trovata davanti a tutt’altra situazione: le persone si sono aperte con noi e la cosa che mi ha colpito di più è il fatto che non solo si sono confidati con noi ma avevano anche tanto da raccontare”
Evisa Gegaj, 5E
“Uno dei progetti più belli a cui ho partecipato. Abbiamo avuto la possibilità di parlare e confrontarci con i carcerati e abbiamo scoperto persone, e un ambiente, completamente diversi da quanto si pensava (pregiudizi!). L’esperienza e le emozioni provate sono difficili da descrivere; penso che solo chi ha partecipato al progetto può capire l’effetto che tutti noi abbiamo provato (un misto di stupore e meraviglia)”
Kristiana Toma, 5E
“L’iniziale sorpresa, mista a diffidenza, che ho provato per la vicinanza con i detenuti, era dovuta al fatto che eravamo disposti in cerchi concentrici a stretto contatto con loro, senza ancora conoscere il tipo di reato che avevano commesso (c’era infatti anche un certo timore per la loro eventuale pericolosità). Tuttavia, dopo esserci presentati e conosciuti un po’, ho potuto constatare come non fossero individui “alieni” ma persone con cui fosse piacevole dialogare. Parlando con loro, mi sono chiesto quali potessero essere i motivi che avevano spinto queste persone, di varie età e nazionalità, a commettere reati, visto che prima di ritrovarsi in carcere molti di loro conducevano una vita simile alla nostra. Reputo questa esperienza molto positiva anche perché ho avuto l’impressione che la vita in carcere non sia come la si immagina dall’esterno; infatti oltre alla condivisione della cella e del bagno, ci sono orari ben precisi in cui poter svolgere determinate attività, come ad esempio la visione di un film nella sala di proiezione o l’uscita nel cortile per la partita a calcetto”
Matteo Gerlotti, 5C
“Abbiamo partecipato agli incontri del “Progetto Carcere” e siamo andati a visitare il carcere ‘Gozzini’ di Firenze. Siamo rimasti molto colpiti ed entusiasti dell’esperienza vissuta e concordiamo che sia stato un progetto valido e d’aiuto sia per noi ragazzi sia per coloro che sono all’interno del carcere, poiché è stato un incontro che ha creato un dialogo e un interesse da entrambe le parti, per capire rispettivamente la vita condotta in carcere e le impressioni che chi sta fuori ha nei confronti di chi sta dentro”
Niccolò Canino, Chiara Catari, Andreea Poenaru e Madalina Saghin, 5G
“Prima di andare a visitare e a parlare con i detenuti del carcere maschile ”Gozzini” di Firenze avevo una visione completamente diversa di queste persone. La mia mente era sommersa da mille pregiudizi e pensavo che fossero persone diverse da me e che non facessero neanche parte della nostra società. Ero un po’ preoccupata prima di entrare dentro l’edificio perché ero curiosa di come avrei potuto reagire, quali sarebbero state le mie sensazioni e se mi avrebbero messo timore e paura i detenuti. Una volta entrati, siamo andati tutti insieme in una stanza dove eravamo distribuiti in ordine sparso, noi alunni insieme ai carcerati. Noi abbiamo posto loro delle domande. Mentre rispondevano, piano piano ho rotto il ghiaccio, ho rivisto tutti i miei pregiudizi e dopo qualche ora mi sono ritrovata a parlare con i detenuti del più e del meno. Ho capito da quest’esperienza che un carcerato è una persona che ha sbagliato, ma che è pur sempre un essere umano, e chiunque può commettere errori. Ad oggi, non ho più pregiudizi negativi nei loro riguardi anche se , ovviamente, penso che devono scontare tutti i loro errori”
Sara Picchiotti, 5N
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 maggio 2019