Settant’anni di CNA: due parole con il direttore generale Franco Vichi
BORGO SAN LORENZO – Ieri sera, 4 dicembre, sono stati festeggiati i settant’anni del CNA. All’interno di Villa Pecori Giraldi, a Borgo San Lorenzo, si sono riuniti più di duecento persone, fra soci, direttori e rappresentati della politica locale per festeggiare insieme questo compleanno speciale.
A proposito di CNA, e della situazione economica attuale, abbiamo chiesto un’opinione al direttore generale CNA di Firenze, Franco Vichi.
I tempi sono cambiati dalla nascita dell’associazione ad oggi? I tempi sono sicuramente cambiati e, sicuramente, anche il modo di produrre ed agire sul mercato è cambiato. Per cui chi punta sull’innovazione e sull’incontro tra innovazione e tradizione, potrà avere dei successi, dal punto di vista imprenditoriale; chi invece rimane fermo sulle proprie gambe in surplus, come fanno nel ciclismo, non avrà futuro. Quindi il compito di un’associazione di categoria che compie settant’anni, come la nostra, è quello di far conoscere ed anche educare le nostre imprese a scommettere sul futuro e a lavorare insieme, anche fra aziende che non sono in collaborazione fra loro.
E ci state riuscendo? E’ una scommessa che si rinnova ogni giorno. Prima fra di noi, convincendo le imprese interne più riottose che, generalmente, sono anche quelle anagraficamente più lontane da un modo di agire fra tradizione e innovazione. Oggigiorno puntare sulla digitalizzazione, sul web è una scommessa più per chi sta tra i venti e i trent’anni che per gli ultra sessantenni. Il futuro, ma anche il presente, del lavoro, di chi lo crea e di chi lo cerca anche fuori dai confini italiani, è di migliorare i prodotti; non solo collaborando con le grandi firme, ma anche investendo su filiere ed economie locali che puntano su se stesse.
Quindi la vera scommessa è puntare sui prodotti di nicchia? Esattamente. Noi puntiamo sui prodotti di nicchia, ma anche sul far conoscere, alle imprese, il valore di impiegare risorse sulla qualità e quindi su se stesse. Diventa quasi necessario, a questo punto, investire in formazione, ricerca ed innovazione. Come associazione di categoria abbiamo a disposizione un ventaglio di consulenze che aiutano le imprese ad entrare in quest’ottica.
E la crisi? Oggi è un chiaroscuro fatto di aziende che ce l’hanno fatta ad uscire dalla crisi e altre che ancora non ce l’hanno fatta. Il nostro compito è quello di sostenere sia le prime, che ce la fanno ad investire e produrre anche nuove professionalità, sia le seconde, aiutandole con risorse comunitarie ma anche locali, chiedendo alle amministrazioni comunali una minor pressione fiscale.
La politica come potrebbe fare? Intanto attraverso fusioni istituzionali, quindi meno comuni, più servizi, e infine maggiore competitività tra territori.
Il Mugello di oggi sta imboccando questa strada? Nel Mugello potrebbe esserci già una forte tendenza alla fusione. Creando un comune unico, magari già dal prossimo mandato legislativo. Si creerebbe una tendenza favorevole. Un’esperienza importante è già quella registrata nel comune di Scarperia e San Piero, dove è già avvenuta una fusione, e sono stati aperti trentasei nuovi cantieri che permettono di dare lavoro a centinaia di persone e aziende, senza più i vincoli del Patto di Stabilità. Nel Mugello, devo dire, che c’è un buon hummus politico, culturale ed economico che ci spinge ad essere positivi. Ci sono dei sindaci molto bravi e ben “attrezzati” politicamente, che non usano la scusa dell’opposizione pressante. Noi puntiamo ad un lavoro di equipe, fra amministrazioni e categorie economiche, che ci possa portare nel medio/breve periodo ad una semplificazione amministrativa: meno burocrazia, snellimento delle procedure, e quindi ad un avvicinamento delle imprese ai bisogni dell’economia.
Quindi questo equilibrio, fra CNA e Mugello, è dettata dalle nuove amministrazioni? In questa zona la collaborazione con le pubbliche amministrazioni c’è sempre stata. E’ un luogo molto importante, dove si sono sviluppate molte collaborazioni, grazie anche al ricambio generazionale. Però il problema è che questa è una zona molto debole, strutturalmente, e ancora molto lontana dalla città metropolitana.
Forse, il Mugello si vuol distaccare dalla città metropolitana, rimanendo lui stesso un prodotto di nicchia? Sì, però la realtà dei fatti è che, il Mugello è dentro la città metropolitana. Bisogna far sì che, anche questo territorio, non sia slegato dalla realtà cittadina fiorentina. E’ necessario, quindi, un programma di mandato che preveda un avvicinamento alla città integrando questo territorio.
E viene attuato? Da un punto di vista amministrativo, l’esperienza della città metropolitana nasce da pochissimi settimane, ma noi pensiamo che arriveremo alla fine di questo mandato con qualcosa di concreto in mano.
Ad esempio? Tanto per cominciare puntando sulle infrastrutture. Collegando città e campagna, attraverso una rete tranviaria fiorentina che avvicini la Valdisieve al Mugello. Lo scopo è quello di creare un territorio unito e compatto in cui, tutti i paesi, si sentano fiorentini e non, come adesso, dove la parte alta del Mugello si sente più vicina agli interessi del bolognese o del ravvennate.
Quindi le potenzialità ci sono, magari sono poco sfruttate? Com’è nel DNA delle imprese artigiane, c’è il bisogno di farsi conoscere. Le associazioni di categoria, insieme ai comuni, possono fare molto. Mettendo insieme le esperienze, facendole conoscere attraverso il web, e facendo in modo che le aziende dialoghino fra loro, uscendo dal letargo dell’immaginario collettivo dell’artigiano che apre il bandone alle 8.00 e lo chiude alle 20.00. Da qui la tradizione e l’innovazione. Anche chi ha riluttanza ad usare internet, ha la possibilità di collaborare con chi, invece, sa sfruttare le nuove tecnologie. E’ necessario, quindi, unire i diversi “saper fare”, creando nuovi mercati, così da far conoscere imprese che magari, in altri modi, potrebbero non farcela.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 dicembre 2015