“Sindaco, sulla chiusura degli orti sociali ripensaci!” Un appello da San Piero a Sieve
SCARPERIA E SAN PIERO – Alcuni utilizzatori degli orti sociali di San Piero a Sieve spiegano perché sarebbe il caso, e senza rischi per la salute, consentire l’accesso a questi spazi.
Sulla Nazione di sabato 18 leggiamo: “I primi cittadini del Mugello insorgono: coltivare pomodori e verze non è essenziale………I comuni, infatti possono mettere delle regole per i cd. Orti sociali ma nulla possono contro le proprietà private, quelle le ha già sbloccatela Regione, lasciando la grana della gestione dei moltiplicati spostamento alle forze dell’ordine e ai comuni…”.
Sicuramente il raggiungimento della seconda casa per fare l’orto è un’apertura che aumenta il rischio, con l’aumentare dei contatti, ma non vogliamo entrare in merito. Riteniamo però che sia doveroso saper distinguere: quello che ci pare una restrizione discutibile è invece il non permettere ai residenti di poter coltivare in sicurezza il proprio pezzettino di terra nei cd. ORTI SOCIALI nel proprio comune. Entrando a breve in una nuova fase di riapertura di quasi tutte le attività dovremo comunque convivere con precauzioni anticontagio ed è quindi doveroso prendere coscienza e formare tutti i cittadini a tal fine, anche perchè contenere il contagio essenzialmente chiudendosi in casa a lungo andare potrebbe avere risvolti dannosi per tutti. E’ quindi necessario e doveroso da parte dei nostri amministratori saper gestire e disciplinare con soluzioni appropriate ad ogni diverso caso, territorio e settore.
Gli orti sociali, tolta la parola sociale, rimangono orti: con spazi ampi mediamente di 10 metri per dieci. Sicuramente ben oltre il 1,80mt del distanziamento per evitare il contagio. L’orto specialmente in questi frangenti significa tempo da passare in modo salutare evitando la depressione. L’autoproduzione è pure un aiuto per misere pensioni, evita di dover andare a fare la spesa di verdure(minore esposizione al contagio), e si sa che il sole è indispensabile per la di vit.D. Insomma secondo altri punti di vista è un’ottima prevenzione che fra l’altro, a lungo andare, potrebbe alleggerire il ns. sistema sanitario. Sbagliato quindi vederlo unicamente come luogo di possibile contagio. Certamente si userebbe le protezioni di legge (mascherine e distanziamento), e per essere certi della messa in sicurezza basterebbe accedere agli orti ad orari diversi. Queste semplici regole potrebbero essere fatte rispettare per mezzo del gestore che nel caso degli orti sociali di Scarperia e San Piero è l’Auser. L’entrata sarebbe obbligatoria per un sola persona per orto. La gestione di ciò non è complicata in quanto si parla di 60 orti che già sono ripartiti in particelle nominative su una grande superficie, che dividendosi a giorni alterni farebbe 30, ulteriormente suddivisi fra mattina e pomeriggio farebbe 15. Per fare ancora meglio si potrebbero dare degli orari (prima e seconda mattinata e così nel pomeriggio). Quindi alla fine si ipotizzerebbe solamente 7 /8 persone presenti a turno. Capite che su una grande superficie 7 /8 persone non si parlano nemmeno urlando, e sicuramente c’è minor contatto che andare a comprarsi le verdure al supermercato. L’Auser potrebbe organizzare il controllo dei turni in una sola delle due entrate. Un’altra buona regola sarebbe di raggiungere gli orti a piedi senza l’auto con i problemi che ne conseguono ( poco spazio per il parcheggio etc…), non prestarsi gli attrezzi, nè scambiarsi le piantine o semi, nè aiutarsi nei lavoro, (almeno durante queta fase). L’Auser sarà certamente d’accordo di promuovere l’organizzazione e il controllo dell suddetto meccanismo proprio perchè il benessere dei suoi iscritti è uno degli scopi dello statuto che ha tra le sue finalità “l’avvio di un nuovo modello di sviluppo sociale ed economico globalmente sostenibile ed estensibile….”
La gente ha ormai capito che ne vale innanzitutto della propria salute e così come si comporta nelle faccende di prima necessità si comporterebbe altrettanto, nel rispetto delle regole così come auspica lo statuto Auser quando promuove “….l’educazione permanente….,come fondamento di una cittadinanza attiva e responsabile”. Pur trattandosi di persone fragili sappiamo però capaci non solo di usare vanga e zappa ma anche il cervello e quindi consapevoli del rischio del contagio. Proprio questo maledetto virus ci pone un ripensamento del nostro stile di vivere e quindi cosa meglio che promuovere l’autosufficienza e la diminuzione degli inquinanti e degli spostamenti ….e quale miglior esempio coltivare il proprio orto per soddisfare una parte del fabbisogno alimentare. D’altronde se non lavori la terra, semini e pianti adesso non lo puoi certo fare a stagione inoltrata.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 aprile 2020
Sono d’accordo con le riflessioni pacate e di grande buon senso esposte da Auser e rivolte ai sindaci locali che giorni fa si erano infuriati contro l’ordinanza della R.T che liberalizzava l’agricoltura amatoriale. Anche le proposte concrete avanzate sono da prendere in considerazione perché eliminerebbeo quei rischi di contagio paventati dai nostri sindaci soprattutto per gli orti sociali.
Consapevole di trovarmi a vivere e a pensare in un contesto di pandemia, apprezzo le idee esposte perche’ in questo momento oltre al rispetto dei divieti per la tutela della salute delle nostre Comunita’, la politica ha il compito, a mio avviso, di escogitare soluzioni sostenibili con coraggio, creativita’, sostenendo le esperienze buone del territorio, valorizzandole, dando cosi’un segnale di fiducia per tutti noi.
L’intelligenza e la forza che l’associazione auser esprime in questo articolo mi commuovono. Potrebbe essere un manifesto per un mondo migliore. Forza ragazzi (anche a cent’anni)