Un Natale essenziale, all’insegna della vita. Le parole di Don Ulivi dopo il terremoto
BARBERINO DI MUGELLO – Tra i danni più gravi del sisma a Barberino c’è sicuramente quello provocato alla pieve di San Silvestro. Quella crepa lungo il portico e la facciata ha spezzato il cuore della comunità barberinese e non solo. Ci siamo fatti raccontare dal pievano di Barberino don Stefano Ulivi i momenti che ha vissuto, e le sue riflessioni a pochi giorni dal Natale. E lo abbiamo sentito dopo il suo incontro con il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, che è venuto a Barberino.
Facciamo un primo bilancio a mente fredda. In quali condizioni è la chiesa? La chiesa, purtroppo, al momento è inagibile. Sono a rischio sia i portici che la facciata. Ovviamente anche casa mia è stata dichiarata inagibile. Stanotte ho chiesto ospitalità a mio fratello e credo che dovrò farlo per molte altre notti ancora, visto che i tempi non saranno brevi. Ancora più lunghi, immagino, saranno i tempi per poter rientrare in chiesa ma non dobbiamo lamentarci. Capisco che in questi momenti il tempo sembra non passare mai, ma la macchina dei soccorsi è partita subito e in maniera molto professionale stanno via via valutando ogni situazione.
Cos’ha provato la scorsa notte? Ero in casa quando la prima scossa, quella delle 3.30 mi ha svegliato. Ma poco dopo mi sono riaddormentato vinto dalla stanchezza e con la consapevolezza che viviamo in un luogo dove i terremoti non sono un’eccezione. La scossa delle 4.37 invece mi ha ‘buttato giù dal letto’ soprattutto a causa del boato e del rumore degli oggetti e dei quadri che cadevano a terra. Sul momento mi sono riparato sotto un’architrave per poi vestirmi velocemente e correre in chiesa.
E non ha avuto paura? Lì per lì non mi sono accorto delle crepe all’esterno e mi sono concentrato sull’interno per vedere con i miei occhi i possibili danni. Delle lesioni sulla facciata mi hanno messo al corrente alcune persone scappate in strada. Mi hanno detto che sono stato un incosciente ma alla fine penso che per un prete morire in chiesa sia una cosa naturale, no?
Questo Natale, quindi, Barberino resterà senza la sua chiesa che, soprattutto dopo questi fatti, diventa un luogo simbolo… La mancanza della chiesa, in particolar modo durante il Natale, è grave solo per la tradizione. Ma il senso della nostra vita e di questa festività è l’attesa del Salvatore. Vorrà dire che quest’anno lo attenderemo, invece che in chiesa, in comunità. La pubblica Assistenza Maria Bouturlin ci ha messo a disposizione un tendone per permetterci di ritrovarci; e lì aspetteremo il Salvatore per un messaggio di cambiamento, di solidarietà ed unione. Saremo costretti a vivere un Natale essenziale il cui messaggio, però, sarà il più bello di tutti: la vita. Le pietre si ricostruiscono, pensiamo a quello che è importante: tanta paura, tante perdite, ma non abbiamo avuto vittime.
Le opere all’interno della chiesa sono state portate via, ma l’organo Paoli? Sì, grazie ai Carabinieri, alla Soprintendenza, alla Protezione Civile ed all’intervento della Curia tramite il Diacono Bicchi le opere sono state portate in salvo. L’Organo Paoli, invece, non è stato possibile spostarlo visto che si trova nella cantoria, proprio sulla facciata. Ieri, qualcuno pensava che fosse stato tratto in salvo ma si trattava di un piccolo organo utilizzato durante un concerto. Possiamo solo sperare che la facciata non crolli.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 dicembre 2019