Una 850 azzurrina. Riccardo Nencini ricorda Luigi Banchi
BORGO SAN LORENZO – La Sita ti riportava a casa da Firenze non prima delle tre del pomeriggio, mangiavi di corsa e via a fare i compiti, una pena l’inverno, con il tramonto che ti sorprende nel bel mezzo della versione di greco con i libri di latino e di matematica che ti osservano in cagnesco.
Fu Luigi a risolvere una parte del problema. Ci conoscemmo per caso, io a fare l’autostop al Ponte Rosso, lui in viaggio verso Borgo, ogni giorno che Dio mandava in terra. Si fermò, mi chiese dove andassi e da quel giorno passaggio assicurato da Firenze a San Piero. Parlava lui trafficando con le mani sul cambio e su un paio di leve che gli consentivano, nonostante tutto, di guidare. Una battuta, spesso più di una, domande sulla giornata trascorsa sui banchi di scuola, qualche ricordo ciclistico, e poi la Fortis, altra grande passione.
Disabile senza esserlo davvero, senza esserlo nell’impegno sociale, sportivo, politico, senza esserlo negli argomenti che affrontava, senza esserlo e basta.
Non c’era elezione in cui non mi telefonasse, non c’è stato libro che abbia presentato senza che lo vedessi in prima fila, tutt’uno con la vita che batte, senza mai gettare la spugna.
Ha sofferto anche lui, anche Gigi ha sofferto, ma ha combattuto l’oscurità interiore con una determinazione e una forza di rara bellezza. Sotto gli occhi del mondo.
Per persone così e’ troppo l’addio. Spuntano ad ogni angolo quando meno te l’aspetti. E ti fanno compagnia.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 26 agosto 2024