A 83 anni don Poggiali progetta nuove iniziative nella sua missione in Costa d’Avorio
BORGO SAN LORENZO – In questi giorni don Pasquale Poggiali, missionario da decenni in Costa d’Avorio, ma con forti radici borghigiane, è tornato a Borgo San Lorenzo. E gli abbiamo fatto alcune domande. Lui ha risposto volentieri, con lo spirito di un ragazzino di 83 anni, ancora innamorato di Dio e della sua gente.
Alla tua età, sarebbe meritato andare finalmente a riposo… Che programmi hai? Non ho voglia di lasciare né di morire, perché ho tante idee nella testa. Vorrei completare quello che ho cominciato alcuni anni fa, una missione nuova, una chiesa nuova. Abbiamo già fatto abbastanza, la chiesa è stata costruita, e anche diverse strutture, le sale catechismo, la bella sala polivalente, molto grande, dove si possono accogliere i gruppi, e anche dire la Messa per i bambini.
C’è un obiettivo particolare che vorresti realizzare? C’è un progetto che avevo nel cuore da tanti anni: vedevo che Dio ci mandava buone vocazioni, bravi giovani, che abbiamo inviato anche in Europa a prendere titoli di studio universitari. E allora ho detto ai superiori: “Qui in Africa soffriamo di una mancanza di mezzi di sussistenza. Perché non far lavorare i nostri ragazzi, non solo per fare apostolato, che è il nostro primo scopo, ma anche per dare ancor più spazio e importanza all’istruzione, impiegando i nostri giovani diventati adulti?”. L’idea è quello di realizzazione un campus scolastico, dall’infanzia fino all’Università dove i nostri giovani sono i professori. Questo progetto è già avviato, per la scuola dell’infanzia e le elementari, abbiamo coinvolto anche un ordine di suore, stanno facendo molto bene, e le famiglie mandano con fiducia i loro figli. Dall’anno prossimo vorremmo iniziare anche con la scuola media.
Abbiamo molto spazio, grazie a Dio, perché qualche anno fa ho acquistato 6 ettari di terreno. E in questo ambito vorrei fare un’altra cosa, realizzare un centro giovanile. In Costa d’Avorio le parrocchie non hanno la consuetudine di fare, accanto alla chiesa anche un oratorio per i giovani. Ci sono due centri Salesiani che lo fanno, e hanno tanti giovani intorno anche grazie all’attività dell’oratorio. Così ho detto ai confratelli, facciamolo anche noi, e loro mi hanno risposto “Fai fai”, speriamo che poi facciano anche loro…
Sicuramente ti poni anche la questione di come dare continuità alla tua opera… Anzitutto è importante far crescere altri sacerdoti che possano continuare a realizzare queste idee e le opere avviate. Ne ho uno che lavora con me, mi sostituisce quando vengo in Italia, e questo è importante.
Certo i mezzi sono pochi, e ci affidiamo ai tanti amici che ci sostengono e in particolare all’Associazione Solidarietà Missionaria, che con tante iniziative, dal Progetto Ippocrate alle Borse di studio ha dato da molti anni una grossa mano. E cercheremo di avvalerci ancor più dell’Assomiss per continuare e accrescere i servizi alle nostre comunità. Purtroppo la crisi economica ha creato a tutti grandi difficoltà: se l’Italia chiude i rubinetti, per noi in Costa d’Avorio son problemi. Per questo il contributo che viene da Assomis è fondamentale. L’associazione borghigiana peraltro non aiuta solo la mia missione, ma anche in Togo, in Burkina. Qui da noi è grazie ad Assomiss e alle sue borse di studio che più di 600 bambini vanno a scuola. E stiamo attivando nuovi corsi di alfabetizzazione.
C’è un rammarico, pensando ai tuoi anni di missionario in Africa? Una cosa che non sono riuscito a fare e che invece avrei voluto è quella di immedesimarmi di più nella cultura locale. Molti in Costa d’Avorio parlano ancora le lingue tribali, abbiamo la bellezza di 14 etnie che parlano 14 lingue diverse, lingue non scritte, orali. Ormai sono vecchio per imparare una lingua locale ma mi sarebbe piaciuto.
Ed ora sei a Borgo… Borgo San Lorenzo è il mio villaggio. Appena ordinato sacerdote, ero all’Università e mi mandarono a Borgo San Lorenzo e qui ci sono stato 13 anni. Poi sono andato in Africa.
Ma quando torno qua, mi sento ancora a casa mia, ho dei veri amici, che sono venuti a trovarmi laggiù, che mi sostengono e mi incoraggiano, e a Borgo ho i medici che mi seguono. Dieci giorni ogni anno li passo volentieri.
Per poi tornare in Africa dalla sua gente…
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 Luglio 2022