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Alla vita che batte
MUGELLO – Distanziati ma vivi. E basta chiamarlo ‘distanziamento sociale’. Le donne e gli uomini possono vivere distanziati per necessità, ma lontani socialmente è contro natura. Nome sbagliato!
Ho toccato con mano la vita che batte di faccia agli spaghetti vongole e bottarga di Angelo, di faccia a un banco al mercato, passeggiando sulle sponde del lago. Tutto mi ricorda la prima licenza militare tanti anni fa, fuori dalla caserma dopo 40 giorni di addestramento. Apprezzi le piccole cose, una prima volta che avevi dimenticato. Finalmente ‘Io resto a casa’ si è rovesciato nel suo contrario (con cautela, mi raccomando, perché il virus è come un ladro di notte, spunta d’un tratto) e proprio nel mese più bello, un maggio di sole.
Alla vita che batte ti riabituerai poco a poco: gli odori che avevi smarrito, tizio che non incontravi da tempo, in fila dal parrucchiere quando imprecavi con il carrello di fronte al supermercato, l’unica botta di vita tra marzo e aprile. Siccome i confini della libertà sono stretti, non farne subito indigestione. Assapora. Il motto è: centellinare, goderne con parsimonia. Dura più a lungo.
Una falange di psicologi e di psichiatri ha dichiarato che all’indomani di questa esperienza saremo diversi. Mah…non credo proprio. I cambiamenti, per essere profondi, devono nascere dentro di te, non essere provocati da fattori esterni. Insomma: devono essere una scelta individuale, non un’imposizione. Tuttavia liberarsi di alcune cattive abitudini è un bene senza altri aggettivi. Ri-nascere non è come nascere. Posso? Non disperdere la familiarità con chi ami, finisci di leggere il libro dimenticato sul comodino, pochi social (quanto meglio un saluto da un metro) e via, aperti alla vita.
Le crisi provocano discontinuità. Nondimeno se non ci metti del tuo la consuetudine ti divora in un lampo.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 24 Maggio 2020
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