Anche un grande pianista al concerto di stasera in Sant’Omobono
Il concerto di stasera, in Sant’Omobono, vede, insieme a don Maurizio Tagliaferri, un altro concertista di grande valore. Merita conoscerne la storia. Per sottolineare che quello di stasera, è un appuntamento da non perdere.
Il pianista è un sacerdote lombardo, don Carlo José Seno. Che prima di diventare prete, aveva la musica come elemento primario della sua vita. Da giovane Carlo José Seno era un “enfant prodige” del pianoforte. Diplomato al Conservatorio di Milano, con perfezionamento al Conservatorio nazionale superiore di musica di Parigi, era l’astro nascente del concertismo internazionale, il pupillo di mitici concertisti quali Vladimir Horowitz e Georges Cziffra. Produttori e Case discografiche se lo contendevano perché vedevano in lui una vera star del futuro. Ma poi, improvvisa e inattesa arrivò la sorprendente svolta, il cambiamento, la vocazione.
Figlio di un veneziano e di una peruviana, nacque con la musica nel sangue. Suo padre era un pianista e trasmise a tutti i suoi cinque figli la propria passione. In particolare, però, a Carlo José che fin all’infanzia dimostrò di avere doti eccezionali. Infatti, iniziò lo studio del piano a cinque anni.
<<Studiavo con passione>>, ricorda. <<Per anni le mie giornate scivolarono via veloci, tra gli impegni musicali e quelli degli studi classici. Non avevo tempo per coltivare amicizie, per giocare con i coetanei, per condurre un’esistenza normale. Ma ero felice. La musica era tutto per me>>.
Si diplomò al Conservatorio di Milano nella classe di Alberto Mozzati, ma già prima del diploma era un concertista affermato. Vinse concorsi, premi, e andò a perfezionarsi a Parigi, dove insegnava una delle più prestigiose didatte del nostro tempo: madame Germaine Mounier.
<<Rimasi a Parigi tre anni>>, racconta. <<Furono anni bellissimi. Madame Mounier mi suggerì di andare ad alloggiare in un residence per giovani musicisti, alla periferia della capitale francese. Un luogo stupendo. Eravamo in cento, fra ragazzi e ragazze, tutti tra i diciotto e i venticinque anni. Cinquanta francesi, gli altri provenivano da ogni parte del mondo. Io ero l’unico italiano. Ognuno di noi aveva un appartamentino elegante, indipendente. In quell’ambiente internazionale, feci delle amicizie stupende e il mio mondo di relazioni divenne finalmente più grande.
<<Fin da ragazzo, quando pensavo al mio futuro, sognavo di sposarmi per formare una famiglia unita, felice, simile a quella in cui ero nato. Negli anni in cui vissi a Parigi, avevo l’età giusta per mettere su casa e desideravo sposarmi. Perciò, fra le ragazze che frequentavo, cercavo di individuare quella adatta. Ma accadeva sempre un fatto misterioso e inspiegabile. Quando mi affezionavo a una ragazza, tutto funzionava a meraviglia. Appena, però, cercavo di dare una certa serietà alla relazione per pensare al matrimonio, accadeva sempre qualcosa che rovinava tutto e capivo che quella ragazza non era adatta a me. Dopo una, due, tre esperienze di questo genere, cominciai a preoccuparmi. Fu allora che, dentro di me, cominciò a farsi sentire una voce. Era lontanissima, debolissima, ma insistente: ‘E se il Signore volesse che tu lo seguissi diventando sacerdote?’, mi chiedevo”.
<<All’inizio, quella prospettiva mi spaventò. Ero credente, cattolico, desideravo servire Dio in qualsiasi posto, facendo qualsiasi professione, ma non quella del prete, perché non la sentivo assolutamente come una strada fatta per me.
<<Durante l’ultimo anno della mia permanenza a Parigi, conobbi una ragazza stupenda, intelligente, ottima pianista. Sembrava fatta apposta per me. “Questa è la donna giusta”, mi dissi. Stavamo benissimo insieme. Vedevo già il mio futuro accanto a lei. Ma poi, dopo alcuni mesi di perfetto accordo, quando appunto cominciai a pensare al matrimonio, come sempre si verificarono quelle strane incomprensioni, che rovinarono ancora una volta tutto. Per un po’ di tempo cercai di nascondere a me stesso quella triste verità sforzandomi di portare avanti un rapporto che non stava in piedi. Alla fine, dovetti arrendermi. E allora la voce misteriosa che mi chiamava verso un’altra meta si fece molto più forte e nitida.
<<Tornai in Italia preoccupato. Ancora una volta mi rivolsi a Dio e lo pregai con tutto me stesso di illuminarmi. “Ora mi preparo per un concorso pianistico importante”, dissi nella mia preghiera a Dio. “Deve essere quello che darà una svolta definitiva alla mia vita. Dammi, Signore, un segno per farmi capire quale deve essere la mia strada”.
<<Mi preparai a quel concorso con grande impegno. Mi sentivo forte e sicuro come non lo ero mai stato, neanche quando avevo vinto altri concorsi più impegnativi e prestigiosi. Invece, fui eliminato alla prima prova. “Questa è la risposta che ho chiesto a Dio”, mi dissi. Ormai, era tutto chiaro. Dio mi chiamava, voleva che gli dedicassi la vita.
<<Passai lunghi mesi riflettendo e soffrendo. Mi consigliai con dei sacerdoti, pregai molto. Alla fine, decisi: avrei rinunciato a tutto, alla carriera, alla famiglia, alla musica, per dedicarmi solo a Dio. Feci il mio ultimo concerto, poi entrai in seminario. Il 26 giugno del 1990 fui ordinato sacerdote>>
<<Per seguire la mia vocazione ero disposto a tutto, anche a sacrificare la musica>>, dice don Carlo. <<Ma il cardinale Martini, che era arcivescovo di Milano quando venni ordinato prete, mi suggerì di non abbandonare la mia passione per il pianoforte. Così, a poco a poco, nacque una nuova forma di apostolato, attraverso concerti-spettacolo su temi spirituali o liturgici. La musica aiuta a capire e a creare quell’atmosfera di emotività che raggiunge il cuore>>.
Cinquant’anni, alto, slanciato, sorridente, entusiasta sempre, incorreggibile ottimista con una comunicativa irresistibile, tipica degli artisti, don Carlo è una di quelle persone che quando si incontrano non si possono più dimenticare. I suoi “concerti-testimonianza” sono ormai famosi. Il pubblico accorre sempre numeroso. Ed è costituito soprattutto da giovani.
Il concerto-testimonianza ispirato a un cardinale vietnamita, don Carlo lo ha già ripetuto decine di volte in giro per l’Italia. Un altro di questi concerti, che ha avuto e continua ad avere grande successo, si intitola “Chiara è la notte”, e si sviluppa intorno alla vicenda umana di Chiara Luce Badano, ragazza ligure morta a 18 anni per tumore e beatificata il 25 settembre scorso. “A gonfie vele”, è il concerto che parla dello Spirito Santo; “A Cielo aperto”, è incentrato su Dio Padre; “Sognando Sinfonia”, sulla Chiesa: “Su ali d’Aquila”, sulla Riconciliazione; “Nella tua luce”, sui misteri luminosi del Rosario; “Il grido di Dio e dell’uomo”, sul tempo quaresimale.
<<Lo scopo della mia vita di sacerdote è diffondere la parola di Dio>>, dice don Carlo. <<Lo faccio prima di tutto nel modo tradizionale, con la mia vita e la mia attività pastorale, e poi anche utilizzando l’amore per la musica che Dio ha messo nel mio cuore>>.
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, 3 giugno 2015