Un mugellano autore di un’importante ricerca su clima e salute pubblicata su “Lancet”
Un’importante ricerca su clima e salute, di recente pubblicata dalla prestigiosa rivista medica “Lancet” e poi rilanciata da numerosi giornali, dal Science Daily al The Guardian, dall’Indipendent al Daily Mail porta la firma di un mugellano.
E’ infatti Antonio Gasparrini, originario di Vicchio, professore associato alla London School of Hygiene & Tropical Medicine, il coordinatore della ricerca “Mortality risk attributable to high and low ambient temperature: a multicountry observational study”.
Ricerca che ha coinvolto numerose università -finanziata dal Medical Research Council- e avvalorata dalla vastità delle aree studiate, dal lungo periodo preso in esame e dal numero di persone. Sono stati presi in esame infatti 74 milioni di decessi in 384 località di 13 Paesi diversi. E la conclusione, in sintesi è che il freddo è più letale del caldo. Non solo. Risulta più letale il freddo moderato o il caldo moderato, rispetto al freddo o al caldo estremi.
“Viene spesso dato per scontato che gli eventi meteorologici estremi causino la maggior parte dei decessi, stante il fatto che la maggior parte precedente ricerca medica era stata incentrata sugli effetti delle ondate di calore estreme”, dice Gasparrini. “I nostri risultati, da un’analisi del più grande dataset di morti mai raccolti insieme alla temperatura, mostrano che la maggior parte di queste morti effettivamente avvengono nelle giornate moderatamente calde e fredde, con la maggior parte dei decessi causati da temperature moderatamente fredde.”
Così la rivista “Focus” riassume la ricerca guidata da Gasparrini:
I NUMERI. La ricerca analizza i dati di 74.225.200 di decessi avvenuti tra il 1985 e il 2012 in regioni dai climi più disparati, che spaziano dal freddo polare al caldo subtropicale. Le informazioni raccolte coinvolgono 384 località distribuite tra Australia, Brasile, Canada, Cina, Italia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Taiwan, Thailandia, Regno Unito e Stati Uniti.
IL METODO. Avvalendosi di un metodo statistico, i ricercatori hanno utilizzato i valori della temperatura giornaliera media, i tassi di mortalità e le variabili estranee (cioè quelle che confondono le stime, come l’umidità e l’inquinamento atmosferico) per identificare la “temperatura ottimale”, ovvero quella in cui si registra la mortalità minima, e quantificare di conseguenza i decessi causati dalle temperature non ottimali nelle varie aree. Il calcolo ha permesso di misurare il contributo di caldo e freddo, distinguendo tra sbalzi estremi e variazioni moderate.
I RISULTATI. Il 7,71% di tutti i decessi risulta correlato a temperature non ideali, con percentuali differenti a seconda della nazione. Si va dal 3% di Thailandia, Brasile e Svezia all’11% di Cina, Italia e Giappone. La fetta più grande di queste morti (il 7,29%) è correlabile al gelo, mentre solo lo 0,42% è attribuibile agli sbalzi di calore.
Lo studio ha messo in luce che gli eventi climatici estremi sono fatali circa nell’1% dei casi, mentre tutti i restanti decessi sono connessi a mutamenti di temperatura più contenuti. Nello specifico il freddo moderato genera il 6,66% dei morti totali.
IPOTESI CONTROVERSA. L’articolo accademico pubblicato su The Lancet è destinato a suscitare reazioni contrastanti, in quanto mette in discussione l’impatto negativo diretto del riscaldamento globale sulla salute dell’uomo e, più in generale, sull’economia. A tale proposito, uno dei nomi più noti nel partito degli scettici rimane quello dell’accademico Bjørn Lomborg, ex attivista di Greenpeace divenuto famoso in tutto il mondo per aver scritto nel 2001 il bestsellerL’ambientalista scettico (Time lo ha definito a suo tempo «una delle 100 persone più influenti del mondo»).
Antonio Gasparrini osserva: “Le attuali policy di salute pubblica sono focalizzate per lo più esclusivamente sulla minimizzazione delle conseguenze sulla salute delle ondate di calore. I nostri risultati suggeriscono che queste misure devono essere reindirizzate ed estese per prendere in considerazione l’intero range di effetti associati con le temperature”.
Qui qualche altro articolo sulla ricerca:
http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-3090281/Cold-snap-20-times-lethal-heatwave.html
http://www.cbc.ca/m/touch/news/story/1.3081053
https://uk.weather.yahoo.com/more-deaths-due-cold-weather-230149202.html
http://www.usatoday.com/story/weather/2015/05/20/cold-weather-deaths/27657269/
© Il filo, Idee e notizie dal Mugello, 26 maggio 2015