Approvata la fusione. La Banca del Mugello diventa “Banca Fiorentino Mugello Impruneta Signa”
E’ un giorno storico, per il mondo finanziario mugellano. Il Credito Cooperativo del Mugello cambia volto, fondendosi con il Credito Cooperativo di Signa e di Impruneta. Da tre banche un solo grande istituto, con 181 milioni di euro di patrimonio e 101 milioni di patrimonio libero, e con un indice di solidità del 19.5, che è tra i più alti delle BCC.
Il nuovo istituto, che all’inizio sembrava dovesse chiamarsi “Banca dei Colli Fiorentini” si chiamerà invece “Banco Fiorentino Mugello Impruneta Signa”, e sarà pienamente operativo dal primo luglio, con 247 dipendenti, 29 filiali -la Banca del Mugello ne contava undici- e un territorio che copre tutta la cintura fiorentina.
La presidenza, e anche la direzione, resteranno mugellani. Negli undici posti del consiglio d’amministrazione siederanno quattro consiglieri espressi dal Mugello, Paolo Raffini, Luca Baldassini, Alessandro Tredici e Franco Simonetti, e il presidente sarà Paolo Raffini.
Questo è frutto di un accordo sottoscritto fra i tre istituti: per due mandati gli equilibri resteranno questi -presidente che spetta al Mugello, e numero di consiglieri, 4 al Mugello, 4 a Signa e 3 a Impruneta-. Il primo direttore del Banco Fiorentino sarà Davide Menetti, già direttore generale della Banca del Mugello.
L’assemblea dei soci, tenutasi domenica 8 maggio, ha approvato la fusione. La Banca del Mugello è uno degli istituti di credito locale che seppur di piccole dimensioni vanta una grande solidità, tanto che di recente, è risultata addirittura quinta a livello nazionale come coefficiente di patrimonializzazione. Era dunque inevitabile il passaggio della fusione? “Questo -risponde il presidente Raffini- era il momento più opportuno. Nessuno ce lo ha imposto, ma intorno a noi si erano avviati processi aggregativi da parte delle altre banche, e non potevamo rischiare di rimanerne fuori. Non lo abbiamo fatto per necessità, ma convinti di creare un futuro e un percorso di crescita per la banca e per il nostro territorio, che stava diventando ormai saturo”.
Il bilancio 2015 si è chiuso in maniera positiva e, aggiunge Raffini, “abbiamo riscontrato timidi segnali di ripresa rispetto al passato, segnali incoraggianti. In questi anni è stata dura, e non vogliamo illuderci che sia finita. Ma stiamo registrando una maggiore vivacità delle imprese nell’investire, soprattutto nello strumentale, e una certa vivacità per i mutui prima casa”. La raccolta diretta è stata di 377 milioni di euro, e gli impieghi sono aumentati del 2%.
L’assemblea è iniziata, come tradizione, con la Messa, accompagnata dal coro degli Alpini del Mugello e celebrata da don Francesco Vannini insieme a mons. Alberto Alberti.
Nella sua relazione il presidente Paolo Raffini ha insistito, e non poteva essere altrimenti, sul tema della fusione. “Processi di aggregazione erano necessari. Si è presentata l’opportunità, e l’abbiamo condivisa, prima di tutto sui valori di riferimento che mons. Alberti ha sottolineato, con due banche storiche, anch’esse molto radicate nei loro territori”.
E Raffini aggiunge: “La nuova banca è una banca solida, ben radicata in aree ideali per un istituto come il nostro, dove c’è la piccola industria, il piccolo artigianato, un’agricoltura diffusa. Ma non perderemo certo il radicamento con il territorio. Anche se oggi il concetto di territorio è più ampio: ragioniamo in termini europei non possiamo fermarci ai campanili. Ma il territorio lo fanno le persone, lo fanno gli amministratori, e credo che abbiamo dimostrato sempre un forte attaccamento alla nostra realtà locale, e continueremo ad operare in questo senso”. Raffini continua: “Prevediamo una sorta di comitato soci, una consulta con cui il nuovo consiglio si rapporterà per confrontarsi con le varie problematiche della zona, e avere un presidio territoriale”.
Una “perdita” il Mugello comunque l’avrà: la sede centrale della banca non sarà più a Firenzuola, ma verrà trasferita a Calenzano, vicino all’uscita autostradale. “E’ vero -riconosce Raffini- Firenzuola perde la sede della banca. Purtroppo era impensabile mantenerla lì. Già non era baricentrica, e adesso per forza di cose dovevamo pensare a un trasferimento. Del resto dobbiamo guardare al futuro, con un atteggiamento di maggior respiro”.
Raffini sottolinea anche un altro aspetto: “Solitamente queste operazione di fusione portano riduzioni di personale, invece posso dire con orgoglio che la nuova banca non manderà nessuno a casa. Non solo, per soci e clienti non ci sarà alcun impatto, salvo il cambio del nome, poi filiali, personale, tutto resterà come prima. Avendo però un istituto più forte, con le spalle più ampie, al passo con i tempi”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 8 maggio 2016