“Bella ciao – Per la libertà”, nel docufilm di Giulia Giapponesi anche il mugellano Fausto Giovannardi
MUGELLO – L’ingegnere Giovannardi anni fa scoprì l’origine del canto simbolo della resistenza. E non poteva mancare nel docufilm, dall’undici aprile al cinema, di Giulia Giapponesi.
Qui l’articolo completo.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 31 marzo 2022
BELLA CIAO di Ernesto Scura
Dice Cesare Bermani, scrittore di sinistra particolarmente attento agli eventi collegati alla guerra di Resistenza: “Fischia il vento, sull’aria di un canto d’amore russo, “Katjuša”, è stata la canzone partigiana più cantata dai partigiani comunisti.
A metà anni sessanta il centrosinistra, al governo, diede forza alla sinistra che ha puntato su “Bella ciao” come simbolo per dare una unità posteriore al movimento partigiano“ con connotazioni più propriamente nazionali, onde fugare quell’ombra di servile sudditanza derivante dall’aver adottato come inno ideologico un inno sovietico. E quì occorre precisare che “Bella Ciao”, non solo non venne mai cantata dai partigiani ma, addirittura, l’odierno testo che noi conosciamo, fu adattato sulle note di una vecchia canzone che descriveva il duro lavoro delle mondine curve nelle risaie del vercellese. E non solo le note, ma anche l’iterativo ritornello “o bella ciao” fu adottato pari pari, tanto per completare il plagio, dando così, almeno, un tocco di orecchiabilità, alla porzione innovativa di quel testo colmo di strafalcioni e sgrammaticature. Dunque, il “Bella Ciao” partigiano fu un maldestro arrangiamento di un canto di sofferenza per farne un inno di “Guerra”, anche se quelli che oggi l’intonano, vogliono spacciarlo per un inno …”pacifista”. Cioè, per conquistare la “libertà, che si fa ? si combatte e, forse, persino, si muore. Ecco, “Bella Ciao” è l’inno postumo all’eroismo e alla lotta non combattuta per la libertà ma per il trionfo del comunismo. E, a ben vedere, tutt’oggi noi non godremmo di quella libertà, senza il sacrificio di morti e di sangue pagato da quei soldati Yankees. Non vi basta ? E allora sentiamo la dichiarazione di un campione della sinistra, il comunista Giorgio Bocca, di cui nessuno può negare la correttezza morale e la sua partecipazione attiva alle fasi più pericolose di quella guerra partigiana: “L’unica cosa certa, é che in venti mesi della guerra partigiana non l’ho «mai sentita cantare» (e pure gliela suonarono al suo funerale). Della prima volta che fu cantata abbiamo un dato certo : fu ad un congresso della Gioventù Comunista Mondiale, tenutosi a Praga, nel 1947, quindi a guerra ormai finita da due anni, intonata, a squarciagola, dalla delegazione italiana, con l’attuale testo banale e sgrammaticato di cui vi offriamo in’impietosa dissezione ”anatomica”. “Una mattina mi son svegliato, oh bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, una mattina mi son svegliato, ed ho trovato l’invasor.” E CHI PARLA SEMBREREBBE UN UOMO. “O partigiano portami via, o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, o partigiano portami via che mi sento di morir. PORTAMI VIA. ALLORA È UNA DONNA? MAH ! “MI SENTO DI MORIRE”. NELLA CORRETTA LINGUA ITALIANA, “SENTIRSI DI…” STA A SIGNIFICARE LA VOLONTA DI FARE QUALCOSA, QUINDI, NEL CASO IN ESAME “VOGLIO MORIRE” (ma si può essere più fessi di così ?) SAREBBE CORRETTO DIRE “MI SENTO MORIRE”. “E se io muoio da partigiano o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, e se io muoio da partigiano tu mi devi seppellir”. È UN UOMO CHE DÁ DISPOSIZIONI DI SEPOLTURA. “E seppellire, lassù in montagna, o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao e seppellire lassù in montagna,sotto l’ombra di un bel fior”. MA CHE OMBRA PUÒ FARE UN FIORE ? “Tutte le genti che passeranno o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, tutte le genti che passeranno diranno che bel fior”. DOPO UNA RICERCA IN INTERNET EMERGE: ‘Le “genti” è una parola che non si trova più nei testi moderni. “forse si trova in qualche poesia un po’ antiquata, ad esempio ” le straniere genti” (foreigner populations)”. “E questo è il fiore del partigiano, oh bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao, e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà”. PAPARAZUMPA, PAPARAZUMPA,PARAPAZUMPAPAPÀ. PROVATE A CANTARLA CON QUESTA FILASTROCCA ACCOMMPAGNATA DAL RITMO DEI BATTIMANI, È GARANTITO L’EFFETTO DA CONGRESSO DEL PRESIDIUM DEL SOVIET SUPREMO DELL’UNIONE SOVIETICA.
Ernesto Scura
DA INTERNET :
GRAMMATICA
sentirsi
regge l’infinito senza preposizione; quindi, è un errore dire: mi sento di morire; più correttamente si deve dire mi sento morire.
Italiano
@QueenOfFabulous le “genti” è una parola che non si trova più nei testi moderni. “forse si trova in qualche poesia un po’ articolata, as esempio ” le straniere genti” (foreigner populations).
la gente e le persone sono la stessa cosa.
a quel concerto c era molta gente.
a quel concerto c erano molte persone.
significano la stessa cosa.
GRAMMATICA:
sentirsi regge l’infinito senza preposizione; quindi,
è un errore dire: mi sento di morire; più correttamente
si deve dire mi sento morire.
BELLA CIAO, INNO MACCHERONICO DEGLI ARRABBIATI, ALLE IDIOZIE di Ernesto Scura
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“Bella Ciao”, non solo non venne mai
cantata dai partigiani ma, addirittura,
l’attuale testo, come noi lo conosciamo, fu
adattato sulle note di una vecchia canzone
che descriveva il duro lavoro delle mondine
curve nelle risaie. Non solo le note, ma
anche il ritornello “o bella ciao” fu adottato
pari pari, tanto per completare il plagio,
dando così, almeno, un tocco di orecchiabilità
alla porzione innovativa di quel testo colmo
di strafalcioni. Dunque, “Bella Ciao”, nella
versione partigiana, fu un arrangiamento di
un canto di sofferenza per farne un maldestro
“Inno di Guerra”, anche se quelli che oggi
l’intonano, vogliono ipocritamente spacciarlo
per ”Inno di Pace”. Ecco, “Bella Ciao” è l’inno
postumo all’eroismo e alla lotta combattuta non
per la libertà ma per il trionfo del comunismo.
Giorgio Bocca, di cui nessuno può negare la
correttezza morale e la sua partecipazione attiva
alle fasi più pericolose di quella guerra partigiana
disse: “L’unica cosa certa é che nei venti mesi di
guerra partigiana non l’ho «mai sentita cantare»
(e pure gliela suonarono al suo funerale). Della
prima volta che fu cantata abbiamo un dato certo:
fu al congresso della Gioventù Comunista Mondiale
(e si ostinano a dire che non è un inno comunista),
tenutosi a Praga, nel 1947, quindi a guerra ormai
finita da due anni, intonata, a squarciagola, dai
membri della delegazione italiana, composta tutta,
esclusivamente, di giovani comunisti iscritti alla
FGCI, nessuno dei quali aveva partecipato alla
guerra di Resistenza. Fu lanciata con l’attuale
sgrammaticato testo di cui vi offriamo in’impietosa
“dissezione anatomica”.
IDIOZIE E SGRAMMATICATURE DI “BELLA CIAO”
– MI SENTO DI MORIRE (cioè “voglio morire”. Più fessi di così?)
-SOTTO L’OMBRA DI UN BEL FIORE (Per quanto bello possa
essere ditemi che ombra può fare un solo fiore?)
-TUTTE LE GENTI CHE PASSERANNO. LE GENTI ? (remoto
ottocentesco richiamo foscoliano ormai obsoleto e in disuso)
-Tutta l’invocazioe è rivolta ad una BELLA (ciao) però l’invito
a portarlo via perché si sente “di” morire é rivolto, si presume,
dalla BELLA ad un partigiano (non bello ma maschio).
-Ma l’invito a seppellirlo torna ad essere rivolto alla Bella che,
cerchiamo di immaginarla, con in spalla il partigiano morente,
s’inerpica per i dirupi scoscesi per seppellirlo su in montagna .
Ma si può essere più scemi e più scombinati di così ?
E pensare che ce lo vogliono imporre, per decreto, come
INNO NAZIONALE DELLA REPUBBLICA (delle banane).
GRAMMATICA:
sentirsi regge l’infinito senza preposizione; quindi,
è un errore dire: mi sento di morire; correttamente
si deve dire mi sento morire.
Ernesto Scura
( novantenne ingegnere calabrese di etnia arbëresh )