Bivigliano piange Baldo Bartolacci
VAGLIA – Si è spento all’alba del 5 novembre nella sua casa di Bivigliano, la stessa dove era nato ottantaquattro anni prima. Figlio di Aurelio Bartolacci, Baldo apparteneva a una delle famiglie storiche della zona, da secoli dedite ai commerci e alla lavorazione dei boschi. Gente industriosa, forgiata dal duro lavoro. Ma sarà soprattutto la madre, l’indimenticabile maestra Giuseppina Poggiali, a incidere profondamente nella formazione umana, religiosa e culturale dei figli.
Cresciuto alla scuola dell’Azione Cattolica e del parroco don Castelli, trascorsa l’adolescenza, il servizio militare di leva prestato come ufficiale nei Carabinieri lo segnerà profondamente, soprattutto nel suo attaccamento al dovere e alle istituzioni. Successivamente, insieme al fratello Romualdo e alla sorella Carla, il giovane Baldo si trasferisce a Firenze per frequentare l’Università. Quelli del periodo fiorentino sono anni di sacrifici, anche economici, ma anche di relazioni feconde. Anni intensi, ricchi di stimoli e di opportunità che non vengono lasciati cadere nel vuoto.
La fine degli studi coincide con il rientro a Bivigliano e l’inizio dell’impegno nella scuola, nella quale riversa ogni energia per la crescita dei “suoi” ragazzi. Insegnante di matematica, ama la sua professione, dedica attenzione a ciascuno dei suoi studenti. Poi il matrimonio con l’amata Maria, la nascita dei figli Samuele e Giovanni. Negli ultimi anni la gioia dei numerosi nipoti.
Nel frattempo coltiva le sue passioni, le camminate nel bosco, il suono della tromba, le lunghe letture. Ma soprattutto si dimostra vero amante della comunità e del luogo, sempre interessato a tutto. Passione che si realizza anche nell’impegno politico. Consigliere comunale per lunghissimi anni e a più riprese, nella Democrazia Cristiana e nel Partito Popolare, la sua casa diviene un piccolo laboratorio politico, frequentato da molti. I suoi interventi sempre incisivi, con una particolare attenzione alla comunità e all’ambiente, sempre volti a promuoverne la salvaguardia. Uomo pronto al dialogo, ma senza compromessi.
Anche quando ebbe la nomina a giudice di pace, volle impostare il suo ufficio come un servizio per la comunità e per il territorio. Niente prendeva alla leggera, tutti prendeva sul serio, diceva la sua ma sapeva anche ascoltare le ragioni dell’altro.
Uomo di grande fede, ma anche animato da una sana inquietudine per le grandi domande che pone la vita. Cristiano adulto, maturato alla luce della Parola e degli insegnamenti del Vaticano II, credeva fermamente nel ruolo dei laici nella Chiesa. Fortemente impegnato in parrocchia, più volte eletto presidente del consiglio pastorale, poi membro del consiglio per gli affari economici. Significativa esperienza fu per lui anche la partecipazione attiva al Sinodo di Firenze negli anni 1988-1992, quindi la sua nomina a membro del consiglio pastorale diocesano. Non ultimo, sempre vicino alle esperienze di vita consacrata, seppe stringere forti legami di amicizia prima con i camaldolesi, conosciuti in gioventù alla Badia del Buonsollazzo, poi con numerosi Servi di Maria del suo amato Monte Senario.
Nel 2013 raccolse molte sue memorie in un pregevole scritto intitolato “Racconti del Novecento”. Una narrazione fluida, senza rimpianti, con tanti bei ricordi di uomini e donne che hanno segnato la sua vita. E tante altre cose si potrebbero raccontare di lui, sebbene tentare di riassumere con le parole la vita di un uomo sia sempre un’operazione ardua, certamente riduttiva, forse banalizzante. Specialmente se quest’uomo è Baldo.
Possiamo allora ricordarlo semplicemente così, con uno dei suoi più caratteristici modi di fare. Quello di quando nel parlare assumeva un tono solenne, quando era necessario interpretare se nelle sue parole c’era la gravità del caso o la leggerezza dell’ironia. O entrambe le cose. Se poi ti vedeva perplesso, sembrava divertito.
In realtà era sempre profondo, mai superficiale.
Fra Stefano Viliani
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 Novembre 2024
Condoglianze alla famiglia. RIP