BORGO SAN LORENZO – Può un consiglio comunale dibattere questioni di rilevanza nazionale o internazionale? Certamente, sì. Ma davvero serve indirizzare il ruolo di un’assemblea locale, deputata a risolvere i problemi quotidiani dei propri cittadini, ad alimentare un dibattito per temi di competenza di altre istituzioni? Qualche dubbio c’è.
Il fatto. Il gruppo consiliare del PD ha presentato (poi approvato e pubblicato il 16 Dicembre u.s.) un esteso e didattico ordine del giorno, insomma un documento, con cui chiede la “sospensione dei finanziamenti da parte del Governo italiano alla Guardia Costiera libica.”. Viene fatta richiesta al sindaco e al consiglio comunale stesso di far leva sul Presidente della Repubblica, sul governo e sul Parlamento italiano affinché siano prese le misure necessarie per bloccare quell’esborso di soldi pubblici. I toni, poi, sono quelli dell’esortazione, laddove si apostrofa di “richiedere con forza” proprio al Capo dello Stato un personale intervento. E poiché l’iniziativa parte, comunque, da un ente istituzionale, il tirar per la giacca il Presidente della Repubblica appare quantomeno irrispettoso.
Una disamina di oltre due pagine fitte, con una ricostruzione prolissa e superflua della vicenda, in quanto indirizzata a chi la questione ben conosce, espressa con i modi del docente verso i propri allievi. Ma più che una lezione di politica internazionale sembra il riflesso autoreferenziale nello specchio dell’apparenza, il voler far ricorso, per forza, ad un irrefrenabile esercizio per dire ci siamo anche noi. Già, il gruppo PD in consiglio comunale esiste. Un modo di fare, un vezzo, questo di presentare ordini del giorno con richiami extra territoriali, spesso internazionali, che ci riporta indietro di anni. Quelli poco formidabili che facevano arrivare alle segreterie comunali documenti su guerre lontane, regimi dittatoriali continentali, extra continentali e di oltre oceano, o per altri temi certamente nobili e umanitari ma, altrettanto, disarticolati rispetto al normale ed efficace programma di lavoro di un consiglio comunale.
Immaginiamo. Se nei consigli comunali, di volta in volta, si dovessero esaminare, criticare e commentare fatti e questioni non correlati al proprio territorio amministrato, tutt’al più esteso a quelli limitrofi, allora si darebbe luogo ad un dibattito perenne, estenuante e non comprensibile a chi combatte quotidianamente con i problemi nostrani. Che, par di capire, non mancano e per i quali la lista è decisamente lunga con diverse criticità in attesa di risoluzione.
Lo ripeto. In politica ogni tema di ordine sociale, umanitario, economico, insomma tutto, è meritevole di rappresentanza. Ma occorrono dei limiti, da non scambiare come censura o diniego alla trattazione. Del resto quel documento, per come è scritto e nel contesto ove è presentato, dà l’impressione di voler sostituire i proponenti di quel gruppo agli stessi soggetti cui è rivolto. Una velleità fatua.
Scartabellando fra gli atti ufficiali del comune, alla voce “affari internazionali”, sembrerebbe ancora in essere, con l’uso del condizionale per mancanza di notizie fresche, il gemellaggio con la cittadina ungherese di Varpalota. Una questione aperta qualche anno fa, nel 2015, con i risvolti di una vera e propria crisi diplomatica. Il primo cittadino insorse contro la politica immigratoria di quella nazione, minacciò ritorsioni sul gemellaggio, ipotizzandone l’estinzione.
Ora la storia si ripete. Evidentemente in questo comune il ruolo del gruppo di maggioranza limitato al solo disbrigo delle questioni di casa, per intendersi poco oltre l’uscio di quella, va stretto. Si guarda a orizzonti lontani, una politica cosmopolita.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 gennaio 2021