Borgo, sulla trasparenza un grave passo indietro
La giunta borghigiana decide di oscurare tutti gli atti finora disponibili alla lettura sul sito istituzionale del Comune.
Riportiamo qui, integralmente, il comunicato del Comune di Borgo San Lorenzo sull’argomento. In corsivo rosso i nostri commenti. Che sono commenti assolutamente critici e di non condivisione. Perché una delle decisioni positive della precedente giunta Bettarini era stata quella, non senza resistenze e ritardi (molte sono state negli anni le sollecitazioni delle opposizioni) di mettere online tutti gli atti, delibere e determinazioni del Comune. Una buona operazione di trasparenza. Il Comune che si impegna ad essere casa di vetro in modo che i cittadini possano conoscere e controllare tutte le scelte fatte dagli amministratori.
Talvolta può accadere che l’esigenza di trasparenza vada in contrasto con il diritto alla privacy. E il diritto alla riservatezza va tutelato. Ma ci sono varie forme per farlo. Abbuiare tutto (su internet) e rendere più complicato e oneroso l’accesso agli atti, tornando alle fotocopie quando si va verso una sempre più ampia digitalizzazione, è davvero assurdo. Sarebbe come radere un intero quartiere al suolo perché ci sono due abitazioni pericolanti…
Ma vediamo il comunicato del comune, che in vari passaggi ci pare addirittura ridicolo e ipocrita.
Un Comune trasparente nel rispetto delle leggi
Entrato in vigore col 1 gennaio, garantisce rispetto della privacy e diritto all’oblio
senza togliere trasparenza
(autodefinirsi trasparenti quando si è appena deciso di impedire la lettura online di migliaia di atti, beh, fa un po’ sorridere…)
Una riforma dell’Albo Pretorio che permetta, nel pieno rispetto della legge, la massima trasparenza. E’ quanto stabilito con la deliberazione 160 del 4 dicembre scorso dalla Giunta Comunale di Borgo San Lorenzo che va appunto a regolamentare l’albo pretorio informatico. Un aspetto importante che adegua il Comune a disposizioni nazionali e che impongono la divulgazione degli atti, entro termini “adeguati” e per il tempo “strettamente necessario”.
In base al principio sancito dal decreto legislativo 33/2013 all’articolo 1 che definisce la trasparenza “l’accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” (art. 1, comma 1) , la divulgazione degli atti può essere sempre “adeguata” e il tempo necessario per consentire a consiglieri e cittadini il diritto di controllare ed essere informati può essere anche molto lungo.
Al momento, quindi, con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento, l’accesso all’archivio storico atti on-line è stato inibito completamente (a prescindere dal tempo trascorso dall’approvazione degli atti stessi), in ossequio al cosiddetto diritto all’oblio, derivante dal Codice della privacy (D.Lgs. n. 196/2003) ed alle ultime Linee guida del maggio 2014 del Garante per la Privacy.
Qui si introduce il concetto del cosiddetto diritto all’oblio. Ma che c’entra il diritto all’oblio (che è “il diritto a non restare indeterminatamente esposti ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia può arrecare all’onore e alla reputazione”) con la possibilità di leggere una delibera che consente di capire le procedure di acquisto del Multi+? O la spesa di 40 mila euro di porte telematiche mai utilizzate? Diritto all’oblio di chi? Questo diritto riguarda le persone, non le bischerate o le scelte positive fatte dalla pubblica amministrazione, delle quali i cittadini hanno il diritto di essere informati in modo pieno e assoluto senza restrizioni. Curioso peraltro che tra le fonti della decisione qui non si citi il dlgs 33 del 2013 che invece dà disposizioni sicuramente meno restrittive, e si prendano a riferimento soprattutto le più restrittive “Linee guida” del Garante della privacy –che tutela evidentemente la privacy, un po’ meno la trasparenza-…
Mantenere la prassi in atto, per di più mai formalizzata in precedenza, avrebbe costituito un “trattamento illecito” foriero di possibili sanzioni e/o risarcimento danni, come già avvenuto per altre Amministrazioni.
Qui sta la ragione vera del provvedimento. Temiamo non si voglia tutelare alcun diritto, se non il bisogno dei dirigenti comunali di evitare beghe e cause. Ma questo non lo si può fare ledendo in modo palese un diritto di tutti, quello della trasparenza.
Le P.A. non sono infatti libere di diffondere ‘dati personali’ ulteriori, non individuati dal D.lgs. n. 33/2013 o da altra specifica norma di legge o di regolamento (art. 19, comma 3, del Codice). In particolare, una volta trascorso il periodo temporale previsto dalle singole discipline per la pubblicazione degli atti e documenti, come previsto per l’Albo pretorio l’art. 124 de D.Lgs. n. 267/00, gli enti locali non possono dunque continuare a diffondere i dati personali in essi contenuti. L’unica alternativa sarebbe stata la preventiva, singola e specifica anonimazione dei documenti, lavoro complesso e di difficile attuazione che comporterebbe tempi e spese a livello di risorse umane e strumentali assolutamente impossibili da sostenere.
Perché l’estensore di questo bel comunicato non ci dice anche se ha calcolato quanti tempi e spese a livello di risorse umane e strumentali dovranno essere impiegate a fare fotocopie a tutti coloro che richiederanno gli atti?
Qui non si dice il vero: il “lavoro complesso e di difficile attuazione” tra l’altro riguarderebbe non tutti gli atti, ma solo quelli che contengono dati personali e sensibili, che sono una percentuale limitata tra tutte le delibere e determinazioni dell’anno. Nel 2014 le determinazioni del comune di Borgo San Lorenzo sono state circa 800, le delibere sono state poco più di 200. Quante di queste contengono dati soggetti alla tutela della privacy? Per favore, non prendeteci in giro. Se volete ostacolare l’accesso all’informazione sugli atti pubblici per altri motivi ditecelo, ma non raccontateci balle.
Anche perché lo stesso Garante della privacy indica varie strade per garantire il diritto alla riservatezza, non soltanto la mera cancellazione degli atti dal web.
La legge parla molto chiaramente: L’art. 8, comma 3, del d. lgs. n. 88/2013 prevede che i dati, le informazioni e i documenti oggetto di pubblicazione “sono pubblicati per un periodo di 5 anni, decorrenti dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello da cui decorre l’obbligo di pubblicazione, e comunque fino a che gli atti pubblicati producono i loro effetti, fatti salvi i diversi termini previsti dalla normativa in materia di trattamento dei dati personali e quanto previsto dagli articoli 14, comma 2, e 15, comma 4”. Non solo: l’art. 8, comma 3, del d. lgs. n. 88/2013 prevede che i dati, le informazioni e i documenti oggetto di pubblicazione “sono pubblicati per un periodo di 5 anni, decorrenti dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello da cui decorre l’obbligo di pubblicazione, e comunque fino a che gli atti pubblicati producono i loro effetti, fatti salvi i diversi termini previsti dalla normativa in materia di trattamento dei dati personali e quanto previsto dagli articoli 14, comma 2, e 15, comma 4”.
E l’art. 9, comma 2, dello stesso d.lgs. prevede che “Alla scadenza del termine di durata dell’obbligo di pubblicazione di cui all’articolo 8, comma 3, i documenti, le informazioni e i dati sono comunque conservati e resi disponibili, con le modalità di cui all’articolo 6, all’interno di distinte sezioni del sito di archivio, collocate e debitamente segnalate nell’ambito della sezione “Amministrazione trasparente”. I documenti possono essere trasferiti all’interno delle sezioni di archivio anche prima della scadenza del termine di cui all’articolo 8, comma 3″.
Troppo semplice e sospetto abbuiare tutto!
Dal 1 gennaio è così da intendere superato il servizio di pubblicazione degli atti sul sito internet istituzionale, che comportava l’accesso indiscriminato agli atti comunali anche al di fuori del periodo di pubblicazione legale, salvo che per gli atti a contenuto normativo (statuto e regolamenti) o di carattere generale come piani, programmi o bilanci.
“Indiscriminato”? E che c’è di male a informarsi e controllare gli atti pubblici?
Ma questo non sarà, nella volontà dell’Amministrazione, una limitazione alla trasparenza. L’accesso agli atti comunali infatti, anche una volta terminato il periodo di pubblicazione on line, sarà comunque garantito in ogni momento. I Consiglieri Comunali, così come tutti gli altri cittadini, se portatori di un interesse giuridico specifico, potranno continuare infatti ad accedervi con il semplice pagamento del costo della fotocopia per una semplice copia a carattere informativo, gratuita per i Consiglieri e, quando necessario, con un costo di 16 euro di bollo (oltre a quello delle fotocopie), come previsto dalle leggi nazionali, per ottenere una copia conforme.
Ma non è tutto. Nella sezione Amministrazione Trasparente del sito del Comune sarà a breve predisposto un elenco di “titoli” di tutti gli atti comunali, dotati anche di una scheda sintetica che ne spiegherà il contenuto, che sarà aggiornata al massimo ogni sei mesi. In questo modo si permetterà a chiunque di orientarsi tra tutti gli atti in modo rapido e semplice, facilitando così la successiva eventuale richiesta di accesso agli atti che rispetteranno con questo nuovo regolamento l’obbligo di pubblicazione.
Qui si sfiora il ridicolo. Per capirsi: fino al 31 dicembre un consigliere o un cittadino che voleva conoscere nel dettaglio una scelta del comune, andava sul sito internet, faceva ricerca, leggeva gli atti. Lo faceva ad ogni ora, da casa. Adesso i nostri amministratori borghigiani costringono cittadini, e anche i consiglieri comunali, a: 1) andare in Comune 2) richiedere gli atti con domanda scritta 3) attendere 30 giorni per la risposta 4) farsi fare le fotocopie da un dipendente comunale (quanto spreco di carta in più!) 5) pagare le fotocopie (bontà loro, ai consiglieri le fotocopie non le fanno pagare….) Ma ci facciano il piacere!!!
E c’è di peggio nella presa in giro. Il Comune ci dice che faranno a breve un elenco di titoli, con scheda sintetica che ne spiegherà il contenuto (fare il riassuntino ogni anno di mille e passa atti evidentemente non comporta “tempi e spese a livello di risorse umane e strumentali assolutamente impossibili da sostenere”…. Se consiglieri e cittadini chiedessero in continuazione copie di delibere e determine che conseguenze vi sarebbero per la macchina comunale?). E questo elenco, come sono buoni, ce lo aggiorneranno ogni sei mesi. Così un cittadino, un consigliere, un giornalista potrà conoscere a luglio l’esistenza di un atto fatto a gennaio. Trasparenza piena…, e soprattutto tempestiva! (Peraltro se erano trasparenti, prima avrebbero messo l’elenco, poi cancellato tutto. Invece…)
“Crediamo si tratti di un passaggio importante e doveroso – spiegano il Sindaco, Paolo Omoboni e l’Assessore alla Trasparenza, Claudio Boni – nato su proposta del Segretario generale del Comune, che va nel senso della legalità e della completa revisione della macchina comunale, senza per questo niente togliere alla trasparenza che noi per primi auspichiamo sempre maggiore e che ci ha già contraddistinto in questi primi mesi del nostro operato. Stiamo valutando una soluzione che permetta la salvaguardia dei diritti di tutti, in questo caso contrastanti, come la trasparenza delle Pubbliche Amministrazioni da un lato e il ‘diritto all’oblio’ e la ‘tutela della privacy’ dall’altro. In tutto questo processo necessario e che crediamo positivo – continuano i rappresentanti della Giunta di Borgo San Lorenzo – la richiesta di accesso agli atti dei cittadini ed i diritti dei Consiglieri comunali restano assolutamente intoccabili, così come restano accessibili per tutti regolamenti ed i bilanci che rimarranno on-line. Tacciare questa Amministrazione come poco trasparente e poco attenta a tali problematiche ci sembra una sterile polemica lontana dalla realtà dei fatti”.
Cari Boni e Omoboni, non è affatto doveroso quello che avete avvallato. Speriamo di avervi spiegato con questa nota che è risibile dire ‘restano assolutamente intoccabili i diritti dei consiglieri e dei cittadini’. Non ci bastano i regolamenti online (e vorremmo vedere!!!) e neppure i bilanci. Vogliamo la possibilità, che la tecnologia odierna ci dà, di continuare a controllare e conoscere le scelte fatte e ricercare gli atti che riguardano gli appalti, gli acquisti, la concessione di spazi. La nostra non è affatto sterile polemica, ma ferma convinzione che il comune di Borgo San Lorenzo ha fatto una scelta sbagliata e un grave passo indietro su questo tema. C’è solo una cosa da fare. Riconsiderare la scelta e correggersi. Sbagliare è umano, perseverare fa pensar male. Nel senso che questa giunta darebbe l’impressione di voler nascondere qualcosa, rendendo più difficile l’informazione e l’accesso agli atti. Nelle scelte politico-amministrative non c’è solo la forma ma anche la sostanza. E un amministratore eletto dai cittadini deve evitare che formalismi ed esigenze burocratiche soffochino la sostanza dei diritti. Come noi pensiamo sia accaduto in questo caso…
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Gennaio 2015