Legambiente Toscana ha dubbi sulla centrale a biomasse di Petrona, sul dimensionamento dell’impianto a pellet e sulla relativa reperibilità delle risorse forestali. E su questo chiede chiarezza a Renovo. Ecco il testo della nota.
La realizzazione di un progetto integrato di produzione di pellet e di energia sarebbe un’ottima opportunità per le filiere forestali del Mugello e per l’Italia più in generale. Il nostro Paese, infatti, nonostante la notevole crescita della superficie boschiva, importa dall’estero quasi l’80% del pellet che consuma ogni anno (2,9 milioni di tonnellate).
Il progetto integrato presentato da Renovo a Scarperia avrebbe tutte le carte in regola per soddisfare questa opportunità: un ottimo sistema di cogenerazione di elettricità e calore (ciclo Rankine a fluido organico), tecnologie avanzate di abbattimento fumi, l’utilizzo del calore prodotto per il funzionamento dell’impianto a pellet, l’avvio di contratti di filiera con varie ditte forestali locali.
Tutto bene quindi, tranne per un aspetto non secondario: le dimensioni dell’impianto e la credibilità di una filiera per un approvvigionamento con queste caratteristiche nel Mugello.
Il progetto, infatti, prevede un consumo di circa 60.000 tonnellate l’anno di residui forestali (alle quali vanno aggiunte le 13.000 per il funzionamento del cogeneratore di elettricità e calore). E’ una quantità di legno che, secondo le stime di uno studio del CNR IBioNet e dell’Università di Firenze, l’area del Mugello non sarebbe in grado di fornire. Secondo queste stime, infatti, la quantità massima di residui forestali prelevabili si aggirerebbe attorno alle 52.000 tonnellate annue, ma già una parte importante di questi residui è impiegata per usi assai remunerativi, come la legna da ardere per pizzerie e caminetti.
E’ fondamentale che a queste critiche Renovo dia risposta, perché omissioni e silenzi su questo tema minerebbero la credibilità dell’intera operazione. Gli stessi accordi di filiera, con le aziende e le cooperative del Mugello, che sono da valutare positivamente, rischierebbero di garantire una quota decisamente bassa rispetto ai fabbisogni e renderebbero inevitabile l’approvvigionamento da aree lontane, con tutti i problemi connessi ai trasporti, ai consumi e al probabile e comprensibile malcontento dei cittadini. A nostro avviso, sul dimensionamento dell’impianto a pellet e sulla relativa reperibilità delle risorse forestali, si gioca oggi la fattibilità del progetto e il consenso reale che potrà riscontrare sul territorio.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 novembre 2015