Didattica a distanza, un’esperienza mai fatta prima. Ne parlano una studentessa e una prof del “Chini”
MUGELLO – Da un anno a questa parte studenti e professori hanno dovuto cimentarsi con la Didattica a Distanza. Già pronunciarne il nome fa venire un brivido alla schiena. Ma è davvero così tremenda come sembra? Ed era davvero l’unica soluzione possibile per permettere agli studenti di continuare a frequentare le lezioni? Abbiamo fatto queste ed altre domande a chi ogni giorno la vive sulla sua pelle: la professoressa Monica Ciantelli dell’indirizzo Socio Sanitario ed Arianna, studentessa del secondo anno al Chino Chini.
Vi presentate?
Prof Ciantelli: Sono la professoressa Monica Ciantelli, insegno Cultura medico sanitaria al Chino Chini, indirizzo Socio Sanitario.
Arianna – Mi chiamo Arianna, abito a Panicaglia, e frequento l’indirizzo turistico del Chino Chini a Borgo San Lorenzo, dove studio Lingue e materie commerciali.
Com’è cambiata la vostra vita da un anno a questa parte?
Prof Ciantelli – Sicuramente è cresciuto l’impegno, perché la Dad prevede, da parte dei docenti, un lavoro di studio e preparazione, dal punto di vista dei materiali, molto grosso. Sia chiaro, questo lavoro lo abbiamo sempre fatto, ma da un anno a questa parte è aumentato. Dovendo utilizzare una modalità diversa, la preparazione di ogni singola lezione si è complicata. Inoltre, ci è stato richiesto di mettere in campo competenze, nel campo della tecnologia, che in presenza erano utili ma sottovalutate.
Arianna – Sicuramente la mia vita è più pesante. Il problema non è solo la scuola ma anche le amicizie: ci possiamo vedere meno e fare meno cose insieme. Anche i parenti li vedo poco perché potrei metterli a rischio, specialmente i più anziani. Insomma, la mia vita si è un po’ “chiusa”.
Parliamo di DAD, quali sono le difficoltà che riscontrate?
Prof Ciantelli – Tra le difficoltà che abbiamo riscontrato sicuramente c’è la connessione. Alcuni ragazzi abitano in zone in cui la linea non è stabile. Un altro problema è la carenza di “device”, non tutti avevano a disposizione pc per partecipare alle lezioni, e la scuola li ha forniti in comodato d’uso. Un’altra difficoltà è la mancanza di contatto: anche se le connessioni fossero perfette e tutti gli studenti avessero a disposizione i migliori device, ci manca guardarci negli occhi. Adesso siamo in presenza al 60% e già noto la differenza.
Arianna – Le difficoltà più grandi, per me, riguardano la connessione. Dove vivo io va molto male, soprattutto quando siamo tutti “attaccati” alla piattaforma, alcuni di noi non riescono proprio a connettersi. Anche studiare è più difficile, quando sei in presenza i professori vedono se sei in difficoltà, se hai bisogno di essere spronata… in didattica a distanza ti lasci inevitabilmente un po’ andare.
Ci sono anche dei pregi?
Prof Ciantelli – Sì, sicuramente. Innanzitutto ci ha stimolato e ci ha aiutato ad acquisire e migliorare le competenze nel campo tecnologico. È poi cambiato il nostro metodo di lavoro: per riuscire a raggiungere tutti i ragazzi ho dovuto modificarlo costringendomi a pensare a cose che prima neanche valutavo. Quindi posso dire che la Didattica a Distanza ha arricchito il mio bagaglio culturale dal punto di vista della metodologia del lavoro. Non fai più quella che si definisce “lezione frontale”, in cui entri in classe, fai lezione con gli studenti dal vivo. Ti devi rendere conto che i ragazzi non sempre riescono a seguirti e quindi devi implementare il tuo metodo d’insegnamento mettendo in pratica cose che, personalmente, avevo studiato ma mai messo in pratica. Quello che abbiamo imparato mi ha formato, e sono tutte cose che rimarranno.
Arianna – Beh, diciamo che un pregio c’è e non è piccolo: in Dad non stiamo a contatto diretto con professori e compagni, non prendiamo mezzi pubblici per andare e tornare da scuola, e questo comporta un rischio minore di contagiarci e, di conseguenza, contagiare.
Qual è la “giornata tipo” in Dad?
Prof Ciantelli – La mia giornata non è cambiata molto. All’inizio dell’emergenza sanitaria, ritrovandomi di punto in bianco chiusa in casa, ho passato anche io un periodo di… “abbrutimento”, durante il quale mi sistemavo il minimo indispensabile per essere presentabile. Ma è durato poco perché alla fine il mio lavoro è sempre lo stesso ed alla fine ci si abitua a tutto. Dopo un po’ ho reagito ed ho pensato “questa adesso è la mia postazione di lavoro” e mi sono comportata di conseguenza.
Arianna – È decisamente diversa. In tempi “normali” mi alzavo verso le 6.45, facevo un’abbondante colazione, mi vestivo, truccavo e sistemavo i capelli con cura. Adesso mi alzo alle 7.45, mangio nel quarto d’ora che ci lasciano tra una lezione e l’altra – perché adesso invece che un’ora facciamo unità didattiche da 45 minuti per permetterci di disconnetterci da un'”aula” e riconnetterci all’altra -, non mi curo dei capelli o dell’abbigliamento anzi, molto spesso sono in pigiama o con una tuta comoda.
Molti studenti hanno manifestato contro questa didattica, ma è veramente così inutile?
Prof Ciantelli – Non penso assolutamente che la Dad sia inutile. Le manifestazioni erano incentrate sulla mancanza di socializzazione che questa situazione creava. Poi, sia chiaro, tutto è soggettivo e dipende dal modo in cui ti approcci a questa nuova modalità: se credi in quello che fai, ti adegui al meglio ad una modalità diversa.
Arianna – Io non credo che sia inutile. Abbiamo meno rapporti gli uni con gli altri e quindi siamo più protetti, questo è utile! Però c’è sempre il grosso problema della socializzazione, stiamo quattro ore chiusi in una stanza, davanti al pc. Le lezioni erano sicuramente più produttive, quando eravamo in classe, e con il professore davanti sei meno portato a distrarti.
Ci sarebbero state altre soluzioni? Se sì, quali?
Prof Ciantelli – Non credo, sinceramente non vedo altre modalità per portare avanti l’attività scolastica in piena pandemia.
Arianna – Altre soluzioni….penso che la didattica a distanza sia la migliore anche se, in alcuni momenti, ho pensato che fosse meglio farla con le classi divise a metà ma sempre in presenza. Una metà stava in un’aula facendo, per esempio, italiano e l’altra metà in un’altra studiando matematica. Ma poi mi sono resa conto che sarebbe stato impossibile, troppo complicato, e non ci avrebbe protetti dal Covid.
Il programma viene rispettato? Sentite di imparare/insegnare qualcosa?
Prof Ciantelli – Il programma non c’è. O comunque non dovrebbe esserci per com’è impostata la scuola in Didattica a Distanza. Mi spiego meglio, credo che in questo momento l’importante non sia seguire un programma serrato, ma riuscire ad interessare e coinvolgere gli studenti, anche a costo di rimanere indietro. Anche in questo caso dipende tutto da come s’imposta il lavoro: se lo modifichi, se ti rimetti in gioco e trovi, anche in un mondo virtuale, il modo di coinvolgere i ragazzi nelle attività che proponi e non spiegando in modo tradizionale i ragazzi impareranno, ed anche con più piacere. L’importante è renderli attori attivi, ma questo vale anche per le lezioni in presenza. Gli studenti devono essere parte attiva dell’insegnamento.
Arianna – Ma certo che impariamo. Poi dipende da persona a persona. Io, ad esempio, cerco sempre di essere concentrata e di studiare. C’è da dire, però che con il programma siamo indietro: all’inizio del secondo anno dovevamo ancora finire quello del primo.
È vero che manca il “fattore sociale”, ma è solo questo il problema?
Prof Ciantelli – No, ovviamente non è solo questo il problema. I rapporti che si instaurano tra insegnanti e studenti, ma anche tra studenti e tra colleghi, sono un fattore fondamentale. I rapporti umani sono un fattore fondamentale! È compito di noi docenti è anche quello di creare un feeling, e sicuramente in presenza è molto più facile, ma ci siamo riusciti anche in Dad. Tutto dipende da come ci poniamo di fronte ad alunni che hanno più difficoltà. Anche il fattore concentrazione è un grosso problema, e lo sentiamo tutti: tante ore a computer stancano e, di conseguenza l’attenzione diminuisce. La soluzione, secondo me, è variare le attività, anche all’interno della solita ora di lezione, facendo due chiacchiere, alleggerendo la conversazione e distogliendo per pochi minuti l’attenzione.
Arianna -Principalmente sì, ma anche la distrazione è un bel problema. In classe i professori riescono a vedere meglio se siamo distratti, confusi, in difficoltà… sembra una cosa da poco ma non lo è. È vero che siamo obbligati a tenere la cam ed il microfono sempre accesi, ma non è assolutamente la stessa cosa.
Se doveste tornare totalmente in presenza, gli studenti sarebbero in grado di rispettare le regole anti Covid?
Prof Ciantelli – Sì, sono convinta di sì. I ragazzi sono bravissimi, a volte sono degli esempi da seguire. Poi, come sempre, ci sono alunni più coscienti e responsabili ed alti meno, come tra noi adulti.
Arianna – Penso di sì, almeno in classe sicuramente. Quando siamo tornati in presenza, all’inizio dell’anno, mi sembrava che stessimo tutti molto attenti, i banchi erano ben distanziati, tutti tenevano la mascherina correttamente. Il problema, a pensarci bene, si creava all’uscita di scuola dove si formavano più aggregamenti, e sui mezzi pubblici.
Una volta tornati in aula, quando tutto questo sarà finito, credete che sarà più dura?
Prof Ciantelli – Io credo di no, perché questa è un’esperienza che ci ha rafforzato tutti. Questo isolamento sociale è stato pesante. Non dico che da ora in poi sarà tutto in discesa, sarà dura ristabilire il contatto e riprendere la normale attività di socializzazione perché siamo troppo abituati a stare soli o vederci dietro uno schermo.
Arianna – Sicuramente sarà più dura. I professori ci hanno già detto che dovremo recuperare tutto quello che abbiamo perso con la didattica a distanza, e non sarà facile neanche riprendere il ritmo.
Le valutazioni di fine anno dovranno tener conto delle difficoltà della Dad?
Prof Ciantelli – Certo, tutte le valutazioni ne tengono conto. E così è stato anche lo scorso anno.
Arianna – Sì, credo proprio che dovrebbero tenerne conto perché c’è chi, come me, s’impegna veramente e vuole continuare a studiare bene, anche in Dad, e chi fa un po’ il furbetto. Non mi riferisco a qualcuno in particolare ma sono sicura che ci sia, anche se non nella mia classe, che cerca di approfittarsi della situazione, ed è per questo che i professori tendono a stare bassi con i voti, penalizzando gli altri.
Se poteste parlare con il Ministro dell’Istruzione, avreste delle proposte?
Prof Ciantelli – Intanto vorrei che garantisse a tutti i ragazzi l’accesso alla piattaforma, con dispositivi e rete stabile ed efficiente. Poi, magari, vorrei un accesso più ampio ai materiali e dei corsi di formazione per noi docenti. Personalmente ne sento molto la necessità soprattuto per quanto riguarda l’utilizzo di nuove tecnologie e la relativa formazione.
Arianna – Non saprei. Forse, anche se ancora il numero di contagi non è sotto controllo, vorrei chiedergli di riprovare con la didattica in presenza al 50% per tutte le classi. L’ho provata e mi sono trovata bene: eravamo divisi in due gruppi e facevamo tre giorni in Dad e tre in presenza. Forse sarebbe il caso di riprovarci per tutte le classi.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 9 maggio 2021