
PALAZZUOLO SUL SENIO – FIRENZUOLA – Quando si scava… intorno a una discarica, è probabile trovare cose che non vanno. E questo accade anche scavando sulla vicenda, vecchia di più di 50 anni, della discarica che nei pressi della Sambuca, fu realizzata dall’ASNU, la municipalizzata del Comune di Firenze, con l’assenso del Comune di Palazzuolo sul Senio.
Sfogliando gli atti parlamentari del 1971 si trova così un’interrogazione del deputato comunista Veraldo Vespignani, ex-sindaco di Imola che chiede ai Ministri della sanità e dell’interno “se siano a conoscenza che il comune di Firenze ha posto in essere alcuni posti di scarico dei rifiuti della nettezza urbana e ne ha altri in progetto che interessano il bacino imbrifero del rio Rovigo”.

L’on. Vespignani li elenca:
“2 sono in atto lungo la strada n. 477 tra la località Spiagge ed il passo della Sambuca sul Monte Carzolano;
1 aperto oggi stesso al passo della Sambuca anzidetto;
1 in progetto in una valletta che dal Monte Altello scende nel Rovigo un poco più a valle”.
Il parlamentare bolognese è preoccupato per le conseguenze negative per i comuni a valle, minacciati dall’inquinamento delle acque. Scriveva dunque il deputato Angelini:
“Il bacino imbrifero del rio Rovigo copre un’area di 14,3 chilometri quadrati e quello del torrente Veccione di 17 chilometri quadrati; con complessivi 31 chilometri quadrati, costituiscono le fonti dell’acquedotto del Moscheta, che, secondo il progetto del piano regionale degli acquedotti per l’Emilia-Romagna dovrà approvvigionare 20 comuni emiliani di cui 6 in provincia di Bologna e 14 in quella di Ravenna, con una popolazione complessiva di circa 363.000 abitanti.
La carta geologica d’Italia (foglio n. 99) riporta una litologia del luogo costituita da marne del periodo terziario (eocene) con strati arenacei alternali con strati marnosi. In particolare nei luoghi di discarica sono indicati strati deboli con inclinazione diretta verso il displuvio del Rovigo e suoi affluenti.
Le operazioni di scarico di circa 300 tonnellate al giorno vengono eseguiti ai bordi della carreggiata stradale. L’interrimento dei vari strati non risulta eseguito e d’altra parte non è possibile eseguirlo per carenza di materiale di ricoprimento e per mancanza di agi bilità per le macchine ad eseguire il necessario stipamento.
La superficie del bacino imbrifero infestata dai rifiuti si può valutare grosso modo pari ad 1/10 di quella totale interessante l’alto Rovigo.

Data la mole dei rifiuti da depositare (60 mila tonnellate) si può quindi valutare una immissione nel Rovigo di acqua inquinata con un quantitativo annuo pari ad 1/10 dell’invaso previsto e cioè di circa 700.000 metri cubi.
Un inquinamento di tale natura ed entità determina profonde alterazioni delle caratteristiche fisiche, chimiche, biologiche, organolettiche e batteriologiche dell’acqua del bacino”.
Da qui la richiesta: “Poiché per l’utilizzazione dell’acqua del Rovigo si richiederanno provvedimenti di depurazione industriale a meno che non si sospenda immediatamente l’immissione di altri rifiuti e si provveda a rimuovere nel limite del possibile il materiale depositato ed a disinfestare la zona di scarico in atto, si chiede se i Ministri interessati non ritengano di dover immediatamente intervenire per sospendere tale discarica in difesa della salubrità delle acque del rio Rovigo”.

Un altro tassello della vicenda lo offre Andrea Barzagli con un articolo su “L’altra montagna”. Scrive:
“Ma non fu l’interrogazione parlamentare a bloccare lo scarico dei rifiuti, o almeno non solo. Oltre alla testimonianza delle proteste organizzate a Razzuolo, abbiamo raccolto anche il racconto di Giancarlo Grifoni, ventenne all’epoca, operaio nello stabilimento firenzuolino della RIFLE. Fu proprio il comitato di fabbrica ad organizzare l’occupazione del Comune di Firenzuola, a cui fece immediato seguito quella del Comune di Palazzuolo ad opera degli operai originari del posto, tra cui Giancarlo.
“L’amministrazione si era dileguata, quindi una volta occupato il Comune, lasciammo alcuni compagni a controllare e salimmo al sito della discarica con l’intento di bloccare lo scarico” racconta, un’iniziativa che con l’arrivo sul posto anche di Polizia e Carabinieri, valse lo stop degli sversamenti. “Per quello che ricordo il successivo accordo fu fatto con il Comune di Imola” aggiunge Giancarlo.
Tornando all’oggi, sembra che nelle indagini avviate dai Carabinieri Forestali, si stiano controllando anche i siti citati nell’interrogazione parlamentare, per verificare se anche in altri luoghi vi siano brutte sorprese come quella improvvisamente manifestatasi in quella scarpata della strada che conduce a Palazzuolo.
FONTI: V LEGISLATURA – DISCUSSIONI – SEDUTA DEL 12 FEBBRAIO 1971
L’ALTRA MONTAGNA
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1 commento
chi era il sindaco che a dato il permesso