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Elezioni. La rappresentanza del territorio
MUGELLO – Tutti vincitori, o meglio nessuno ha perso. Ma aldilà della disputa per accaparrarsi il podio non pochi sono i commenti sulla mancata elezione di rappresentanti locali nel consiglio regionale. Eppure non è una novità, una faccenda vecchia. Ecco un campionario di eletti in Mugello che forse non tutti ricordano. Ci si accapiglia per farli eleggere, si inneggia al trionfo per il loro successo poi, però, se ne perdono le tracce. Ne vale la pena?
Archiviate le elezioni regionali, poiché si votava per quelle e non per altre, è il momento del consuntivo. I numeri, e santo cielo la politica è fatta prima di tutto di numeri poi di dialogo, concertazione e decisioni, oggettivamente dicono che nel giro di pochi anni il rapporto 15 a 5, cioè il parziale di regioni amministrate da maggioranze contrapposte, è cambiato. Di poco nel numero, 14 a 6, ma l’orientamento politico delle compagini che le governano è ribaltato, sono passate dal centrosinistra al centrodestra. Aritmetica elementare nazionale.
Poi, analizzando il voto locale, guarda un po’ sempre secondo la legge dei numeri, in Toscana, e soprattutto qui, dalle nostre parti, globalmente ha vinto il partito storico di maggioranza. A seguire gli altri, i secondi, i terzi e i non classificati. Ovvio, anche in questo caso è opportuno analizzare i flussi elettorali, fra partecipazione dei votanti e schede valide, verificando le reali adesioni ai partiti e ai movimenti, fra incrementi, decrementi, tenute e disfatte. E siccome il Mugello è un angolo di Toscana, una goccia d’Italia, anche la nostra redazione è stata inondata di comunicati con cui tutti gli interessati, quasi tutti, acclamavano e rivendicavano la vittoria. Evidentemente l’influenza della frase di Brenno, capo dei Galli, “Guai ai vinti!”, a distanza di secoli, è ancora percepita come un ossesso, tant’è che nessuno vuole farsi carico di quei guai. Sicché tutti vincitori, che tradotto in politichese sottintende nessuno ha perso.
Fra i ragionamenti a corredo della disamina sul voto regionale, però, si è fatta largo una tesi bislacca, una cantilena poco originale, per la mancata rappresentanza di eletti locali nel consiglio regionale. Qualcuno l’ha anche apostrofata come catastrofica, con i toni capziosi intesi a ricondurre la mancata elezione di candidati indigeni ad una sconfitta nella sconfitta, beninteso altrui. Allora, qualcosa sfugge in quei ragionamenti. Un po’ di storia, fatta di briciole, senza alcuna velleità di farla apparire come sentenza definitiva. In cinquanta anni di elezioni regionali, siamo alla X legislatura, salvo dimenticanze, solo quattro mugellani hanno avuto un seggio in quello che dal 2016 è chiamato Palazzo del Pegaso, la sede dell’assemblea della Toscana. Ricordiamo i loro nomi e cognomi: Riccardo Nencini, Paolo Cocchi, Alessia Ballini e Fiammetta Capirossi. A questi possiamo aggiungerci altri due eletti in zone limitrofe, fra Rufina e dintorni: Paolo Bartolozzi e Nicola Danti. Quindi, nella maggioranza delle dieci legislature nessun eletto ha rappresentato il Mugello. Nulla di nuovo.
Al proscenio regionale, così, giusto per non dimenticare, è opportuno correlare anche quanto è accaduto per le consultazioni nazionali. Laddove il concetto di rappresentanza locale è stato, in più di una occasione, immolato sull’altare, anzi sullo scranno di deputato o senatore, nel nome di strategie e alleanze fatue. Già, ne abbiamo viste e sopportate di tutti i colori, molti di noi se ne considerano vittime. Sono stati candidati e eletti (lista parziale) Stefano Rodotà, Pino Arlacchi, Vittoria Franco, Marco Rizzo, Antonio Di Pietro, Severino Galante e dulcis in fundo Roberto Giachetti. Insomma, un campionario assortito di rappresentanza locale, tutti a traino del partito di maggioranza, o di alleanza. Reitero il nulla di nuovo, per una storia vecchia.
Adesso non è il caso di sperticarsi in giudizi, di merito o demerito, nei confronti di chi ha ricevuto, negli anni, il mandato di rappresentanza regionale o nazionale dal nostro territorio. Ognuno di noi ha memoria per trarne un bilancio su ciascuno di essi. Ma tant’è il Mugello è sopravvissuto, in uno scenario politico che non ha mai riservate sorprese. Un centro di gravità permanente. Va bene così. Si dice.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 29 settembre 2020
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