“Famiglie in difficoltà. Ecco cosa facciamo”: parla il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni
BORGO SAN LORENZO – E’ più ampio di quanto si pensi il numero di famiglie bisognose, anche nei nostri paesi. Persone che non ce la fanno, situazioni familiari difficili, mancanza di lavoro. I bisogni sono tanti e crescono, e le risposte non sempre sono pronte ed efficaci come sarebbe necessario. Perché le risorse sono quelle che sono, ed anche perché talvolta non è facile neppure scoprire il bisogno reale. Ci sono i “professionisti” dell’assistenzialismo -quelli abituati a bussare a ogni porta-, e ci sono invece anche tante famiglie che hanno pudore e difficoltà a chiedere aiuto.
In Mugello vi sono associazioni caritative che fanno molto, e poi ci sono anche i servizi sociali pubblici, gestiti dai Comuni. Ne parliamo con il sindaco di Borgo San Lorenzo Paolo Omoboni, anche di recente chiamato in causa su Facebook per il caso di una famiglia in particolare stato di bisogno.
E’ piuttosto frequente, specialmente su Facebook, leggere di situazioni sociali difficili nei nostri paesi, come casi di famiglie in stato di indigenza. E spesso si denuncia la disattenzione dei comuni, e in particolare l’inefficacia dei servizi sociali, spesso presentati come insensibili. E’ davvero così? Direi di no. E lo confermano i numeri delle attività svolte dagli assistenti sociali. Purtroppo quando si parla di indigenza si vorrebbe che la risposta fosse a 360 gradi rispetto a bisogni, ma spesso invece essi devono essere affrontati con interventi diversi in momenti diversi: il primo, nell’immediatezza, per rispondere all’emergenza e gli altri in successione.
Nel 2016, ad esempio, il comune di Borgo ha trattato 30 casi di assistenza domiciliare, 76 casi di educativa domiciliare su bambini adulti e disabili, ha concesso oltre 150 esoneri riguardanti mensa, trasporto scolastico e pre e post scuola, ha trattato 20 inserimenti socio-terapeutici ed ha erogato ad oltre 120 contributi economici per situazioni di disagio. Tutto ciò però deve partire da regole certe e non può prescindere dal seguire le procedure. Non ci è consentito agire al di fuori di tutto questo: dobbiamo poter garantire a tutti le stesse possibilità di rialzarsi da momenti difficili.
Nel Mugello è la Società della Salute a gestire tutto ciò che riguarda il sociale. Questa è una scelta importante che, se da una parte ci permette di affrontare bisogni di area, dall’altra ci consente soprattutto di ottimizzare le risorse e dare risposte a molte più richieste, aiuto a molte più persone. E nel Bilancio approvato per il 2017 abbiamo aumentato lo stanziamento per la Società della Salute.
Nel piano di zona delle aree di intervento della SDS Mugello troviamo infatti numeri importanti in settori rilevanti: oltre un milione di euro è lo stanziamento preventivato per le aree di intervento destinate e famiglie e minori, 1 milione e 380mila per la disabilità, oltre 340mila euro per povertà e disagio degli adulti, più di 2milioni e 370mila euro nel settore anziani, senza contare altri settori come salute mentale, dipendenze, o bisogni traversali che hanno raccolto stanziamenti per oltre i 215mila euro. Il tutto per un totale di oltre cinque milioni.
Gli interventi hanno delle regole: le persone che si trovano in qualche tipo di difficoltà, devono affrontare un colloquio con le strutture sociali, prima di essere prese in carico dal Comune: la conoscenza delle necessità ci permette così di intervenire più puntualmente. E non possiamo gestire il patrimonio ERP -le case popolari-così come nessun altro tipo di servizio, a richiesta. Il Sindaco non può trovare casa o erogare contributi a piacimento. Affinché siano date risposte a bisogni effettivi, tutto deve essere accertato. C’è poi l’agire in emergenza che serve per tamponare situazioni critiche e con poco tempo a disposizione per dare risposta. Ma è appunto una emergenza.
Magari si dice anche che lo Stato e i comuni pensano di più ai profughi, e investono più soldi su di loro che per rispondere ai bisogni delle famiglie italiane in situazioni di difficoltà. Su questo cosa replichi? Cerchiamo di essere seri e concreti. Come Comune ci siamo trovati ad affrontare una situazione non facile come quella dell’accoglienza. I Comuni non stanziano risorse proprie per l’assistenza dei richiedenti asilo, ma si impegnano a gestire le situazioni in maniera costruttiva. Siamo stati i primi a siglare in Prefettura un protocollo che impegna le associazioni che si occupano di accoglienza a collaborare al mantenimento e tenuta del decoro urbano, attraverso interventi mirati concordati e calendarizzati, effettuati dai loro ospiti. Stiamo dando attuazione a tutto questo unitamente ad una ricerca di convivenza e integrazione che non pesi sui nostri cittadini, mantenendo come punto fermo diritti e doveri delle persone.
In Italia nel 2015 è stata di oltre 447 miliardi la spesa sostenuta per assistenza sociale, politiche del lavoro, sanità e pensioni. L’impatto delle spese per i migranti sul bilancio nazionale, esclusi i contributi UE, era “stimato a 2,6 miliardi di euro. Altre cifre. Ma capisco sia facile soffiare sulle paure della gente.
Che la situazione non sia facile è indubbio. Come potrebbe la comunità civile tutta rispondere meglio a questi bisogni crescenti? Con una rete di solidarietà fatta di conoscenza, di consapevolezza e di condivisione. Le denunce o le minacce di rivolgersi a questo o a quel canale non producono effetti. Non trovano soluzioni. L’interessamento sì. Noi amministratori dovremmo cercare soluzioni e mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, e il cittadino potrebbe fare la propria parte. Ci sono tante iniziative fatte dal Comune, come da tanti altri soggetti per aiutare chi è in difficoltà. Ricordiamo ad esempio il progetto “Spesa sospesa” che permette di lasciare magari il resto del pagamento dei propri acquisti nelle cassettine posizionate nei punti vendita aderenti. Viene poi rendicontato quanto trovato all’interno e usato per formare poi una “spesa” da destinare a persone in difficoltà. Soprattutto c’è una rete di associazioni di volontariato che sono essenziali per rispondere ai tanti bisogni del nostro territorio.
Un’ultima domanda. Puoi dirci che sentimenti provi nel leggere i commenti su Facebook a proposito di queste situazioni di indigenza? Cosa vorresti dire a coloro che ce l’hanno così tanto con l’ente pubblico? Provo prima di tutto amarezza per i commenti pieni di un odio preventivo verso la pubblica amministrazione e per l’ignoranza dimostrata dal voler parlare senza conoscere i fatti, senza sapere come, cosa e quanto fa l’Amministrazione. “Mettere in piazza” serve solo a fomentare cattiva informazione. Io e gli assessori e tutto il personale, siamo sempre disponibili a raccogliere le segnalazioni e a cercare e trovare le soluzioni. Ma si parla di argomenti delicati, spesso non conosciuti, che riguardano situazioni difficili dove la privacy è importante. Proprio per questo mi meraviglia e sconcerta il pressapochismo che riscontro. Senza considerare le offese gratuite che arrivano. L’ente pubblico e il Comune in particolare è oggi il demone da sconfiggere, noi però nonostante tutto, andiamo avanti e lavoriamo per rispondere ai bisogni con le risorse che abbiamo a disposizione.
Michela Aramini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 maggio 2017