Fiesoli-bis, otto anni per il “Profeta”. Il Forteto verrà rimborsato per danno d’immagine

Foto tratta da La Nazione del 15 maggio 2018
MUGELLO – Il Pm Galeotti all’ultima seduta aveva chiesto 12 anni di reclusione (articolo qui). Il giudice, oggi 25 settembre, ha condannato a 8 anni per violenze sessuali il “Profeta”. Si conclude così il Fiesoli-bis, il procedimento nato dopo la testimonianza fatta da un giovane mugellano nel processo principale all’orco, per il quale la Cassazione si è già espressa. Il ragazzo aveva raccontato di essere stato vittima di orribili abusi e sopraffazioni nel periodo in cui aveva abitato nella comunità. Rodolfo Fiesoli è stato anche condannato al risarcimento di tutte le parti civili, ossia la persona offesa, i parenti e la cooperativa Il Forteto, che si era costituita per danno d’immagine, rappresentata dall’avvocato Michele D’Avirro. “Una sentenza che conferma la totale discontinuità con il passato – scrivono in una nota i membri del Cda del Forteto – una discontinuità già concretizzatasi nel tempo con l’esclusione, dalla compagine societaria, di quei soci la cui condanna era diventata esecutiva”. La liquidazione da parte di Fiesoli avverrà in separata sede, davanti al giudice civile.
“La nuova condanna – commenta il vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera Stefano Mugnai – comminata oggi a Rodolfo Fiesoli dal Tribunale di Firenze non rappresenta che un ulteriore tassello a conferma del mosaico tristemente ricostruito negli ultimi anni, a partire dal lavoro della commissione regionale di inchiesta che ho avuto l’onore e l’onere di guidare durante il mio mandato nell’Assemblea della Toscana: ovvero che quella comunità-setta era l’antro dell’orco, e l’orco era Fiesoli. Le violenze e gli abusi in quella comunità erano la regola, la pratica diffusa. Tutti gli adulti, lì, erano vittime e aguzzini, manipolati dal burattinaio Fiesoli”.
«La verità drammatica che ricostruimmo nel 2012 durante la prima Commissione regionale d’inchiesta – prosegue Mugnai – oggi trova ulteriori conferme. Non ci sorprende. Il nostro lavoro d’inchiesta di allora venne svolto in un clima ostile da parte della sinistra e in particolare del Pd, nel più totale isolamento umano, politico e istituzionale. Tuttavia, ascoltate le vittime di quegli orrori, a noi è sempre stato chiaro da che parte stava la verità. L’abbiamo sostenuta, voluta, cercata, perseguita, conosciuta. I pronunciamenti giudiziari non sono che conferme, ma per quelle vittime hanno oggi il valore morale del riconoscimento della verità”.
Fabrizio Nazio
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 settembre 2018