Forteto, il commento dell’associazione Vittime. Intervista a Sergio Pietracito
MUGELLO – Quattro domande, sulla conferma delle condanne, sulla polemica che in audizione per la commissione “Forteto-bis” sarebbero state ascoltate persone che “niente sapevano e niente sanno della Cooperativa”, sulle iniziative della nuova gestione e sulla questione occupazionale. Sergio Pietracito, presidente dell’associazione Vittime del Forteto, commenta, nell’attualità di quanto finora accaduto, le questioni cardine legate alle vicende della realtà mugellana.

Sergio Pietracito
Il 27 luglio in consiglio regionale è stata presentata e discussa la relazione della Forteto-bis, la seconda commissione sulle vicende legate alla realtà mugellana con un focus particolare sulle “responsabilità politiche e istituzionali”. C’è chi ha commentato che le “istituzioni hanno di che vergognarsi per decenni”. Ecco, dopo anche la conferma delle condanne emesse in Corte d’Appello, che cosa può commentare chi come te battaglia da anni sia sul versante del sostegno delle vittime, sia sul rendere note a tutti le vicende tristi e drammatiche che le accompagnano? Come associazione “Vittime del Forteto” siamo soddisfatti della sentenza d’appello. Ci sono le assoluzioni dovute a sopraggiunta prescrizione penale, ma per reati accertati quindi consolidati civilmente, in sostanza si riconferma tutto l’impianto accusatorio riportato nel primo grado. Siamo soddisfatti della conclusione della seconda commissione d’inchiesta Regionale sulle responsabilità politiche ed istituzionali che apre la strada ad approfondimenti sul versante parlamentare. Fondamentale l’unanimità nella discussione della relazione in consiglio. E’ un fatto storico per la nostra Regione Toscana. Va nella direzione giusta anche l’approvazione di una risoluzione integrativa alla relazione, impegnando la Giunta Regionale, su una serie di punti. Primo, a proseguire e potenziare il progetto già in corso per l’autonomia delle persone uscite o in uscita dalla setta, seguito dall’associazione antiviolenze Artemisia, che per altro sta lavorando benissimo. Secondo, alla costituzione di uno specifico osservatorio sul fenomeno delle sette. Terzo, a predisporre sul portale della Regione, con facile accesso per i cittadini, tutte le informazioni utili ad avere piena coscienza e consapevolezza di cosa avveniva all’interno di quella comunità comprese le sentenze e le relazioni regionali.
Quarto, le misure per evitare che vittime e carnefici o testimoni dell’accusa possano lavorare a fianco di chi, a qualunque titolo, continui ad intrattenere rapporti con la comunità/setta. Quinto, trovare una sistemazione alternativa ai disabili adottati da soggetti condannati o dalla cooperativa stessa, con attenzione particolare a quei giovani che hanno sposato in pieno la causa del Forteto e che potrebbero essere “salvati” grazie all’intervento delle istituzioni. Sesto, l’opportunità, alla luce della vicenda Forteto, che il Parlamento prenda in considerazione la ricostituzione del reato di plagio o l’introduzione del reato di manipolazione mentale ad opera di gruppi totalizzanti. Settimo, a garantire un’adeguata richiesta del danno nei confronti della cooperativa il Forteto dopo il riconoscimento della Regione Toscana come parte lesa anche nel secondo grado di giudizio.
Il presidente della Cooperativa Ferdinando Palanti lamentava a giugno che la Forteto-bis non aveva “sentito la necessità di conoscere le loro opinioni” in merito alla conclusione dei lavori, avendo convocato per altro “in audizione persone che niente sapevano e niente sanno della Cooperativa”. E’ stata una scorrettezza istituzionale oppure erano contributi inutili? Per quanto riguarda il cambiamento ostentato dai nuovi vertici della cooperativa, la commissione è stata lapidale: “Nessuna discontinuità, serve un commissario esterno”. Il presidente Palanti in seguito alle sue lamentele è stato, con una audizione extra, sentito nuovamente prima della chiusura dei lavori, dopo che la commissione stessa per intero si era recata al Forteto lo scorso 8 febbraio. Imbarazzante ciò che ne esce; il ruolo dell’ex presidente Pezzati che nella sostanza mantiene le stesse autonomie che ha sempre avuto, il Goffredi sempre stipendiato dalla cooperativa, gli immobili ospitano gratuitamente membri della comunità/setta. Nei ruoli chiave ci sono ancora persone attualmente indagate per falsa testimonianza. Quello del nuovo presidente Palanti è stato un contributo importante e quasi dirimente per togliere ogni indugio ai commissari ed andare dritti verso la richiesta di commissariamento. La commissione voleva audire il responsabile delle comunicazioni interne del Forteto o, come lui si definisce, addetto stampa del Forteto, Franco Cervelin ex direttore dell’Unione Cooperative Toscane, a cui il Forteto aderiva. Il quale, pur trovandosi già davanti ai commissari quando quest’ultimi sono venuti in visita al Forteto, ha preferito declinare l’audizione ed allontanarsi. Successivamente dopo un ulteriore invito ufficiale della commissione non si è presentato.
Il nuovo Cda della cooperativa ha realizzato una serie di interventi come la scelta di un temporary manager a cui è stata affidata la direzione dell’azienda o l’adozione di un organigramma gerarchico funzionale per rendere chiari e trasparenti ruolo e mansioni di ogni addetto, o il trasferimento degli uffici della presidenza e quelli amministrativi. Inoltre proprio nell’elezione di aprile scorso l’assemblea della cooperativa, eleggendo il nuovo consiglio, ha designato due consiglieri indipendenti e non ha recepito al voto i soci condannati. Si può dire che ci sia un vento nuovo, discostante con la gestione passata? Il nuovo temporary manager provvisto di curriculum di tutto rispetto e di rinomate capacità sul piano tecnico–aziendale è di fatto entrato in questa complessa vicenda privo di sufficienti anticorpi per non cadere nelle loro trappole di sperimentata e raffinata manipolazione tanto da poter svolgere un ruolo di assoluta terzietà. Compito arduo il suo, certamente non invidiabile sotto tutti gli aspetti, e giustificabile a questo punto forse solo da lauti compensi. A nostro avviso la sua mission è destinata ad esaurirsi nel breve-medio periodo visto il difficilissimo contesto sociale, eredità di un sistema che dal punto di vista umano ha mietuto molte vittime e destrutturato personalità tra tutti gli attori partecipanti, e di mancata reale vera discontinuità, in cui si trova ad operare.
Rimanendo nella sfera Lega-Coop Toscana, ultimo baluardo quasi eroico a difesa dell’indifendibile, troviamo imbarazzante che dopo la sentenza d’appello il presidente regionale Roberto Negrini abbia invocato le scuse da fare a Pezzati, ex presidente del Forteto, dicendo alla stampa “che ha passato quattro anni d’inferno”, senza minimamente preoccuparsi dell’inferno vissuto dagli oltre 86 minori collocati scelleratamente dalle istituzioni in pasto ai non educatori del Forteto.
Negrini omette gravi responsabilità; è appurato, dalle motivazioni della sentenza Bouchard-Zanobini-Bilosi, che il comportamento dell’ex presidente Pezzati ha fatto condannare la cooperativa come responsabile civile nei confronti di tutti coloro che ne avevano fatto richiesta e non solo, vedi Regione Toscana, riconfermata anche in appello. Il fatto che il reato penalmente accertato in primo grado nei confronti di Pezzati, poi successivamente prescritto ma non civilmente, fosse ascritto a maltrattamento e non violenza privata. Come erroneamente si continua a scrivere anche sulla stampa, il reato prima contestato e poi accertato è stato commesso dal Pezzati nel suo ruolo di presidente della cooperativa, contro una donna “colpevole” di essersi ribellata al Profeta ed al suo branco selvaggio. La donna viene prima isolata, ingiuriata, vessata, minacciata dal gruppo e poi demansionata dallo stesso presidente Pezzati a pulire solo ed esclusivamente tutti i cessi della cooperativa/comunità/associazione/setta il Forteto . Il presidente della Lega-coop Regionale Toscana chieda scusa a questa socia!
Singolare anche il fatto che il signor Negrini continuamente rimuova la storia degli ex soci “caduti” in questa setta. Forse è un istintiva autodifesa con cui fa male dover fare i conti, o forse è diventato anacronistico con i giorni nostri riaffacciarsi ai valori di mutualità e solidarietà che ispirarono la nascita del movimento cooperativo.
Parliamo della questione occupazionale. Il fatto che si debba comunque salvaguardare tanti posti di lavoro e un’attività economica importante. Importante realtà economica per il territorio? L’attuale presidente del Forteto Palanti ha fornito il numero dei soci che varia: 56(?), 58(?), 63(?), boh(!) e circa 40 dipendenti esterni. Non comprendiamo dove si collocano i signori Palanti, Ricci, Bossi e Cervelin, se siano solo in “mission” di volontariato o abbiano trovato un buon impiego integrativo al loro reddito. Certamente noi ancora continuiamo a chiederci? Ma chi gliel’ha fatto fare?
Sul numero dei soci e del loro periodo associativo si dovrebbe aprire una riflessione, visto che solo 11 di questi sono opponenti ed hanno fatto denuncia.
Sul restante elenco dei soci oltre ai condannati pesano gli indagati per falsa testimonianza e tutti i restanti facenti parte della setta.
Rispetto ai dipendenti esterni sono apparse nel recente passato delle ombre di estrema vicinanza ai veri “padroni” del Forteto, tanto da metterne in discussione la loro neutralità anche sulla base delle testimonianze rese al processo. Vorremmo sperare però si tratti di poche persone .
Appurato che il latte conferito non è a “Km Zero”, dal Mugello non arriva quasi niente e cosi per altri prodotti commercializzati nel punto vendita.
Detto e precisato questo non significa che il lavoro non vada tutelato per tutti, è un diritto, ma non si può tollerare che chi ha commesso i reati accertati,siano essi consolidati con le condanne o prescritti, debba continuare a gestire l’azienda direttamente o indirettamente relazionandosi con i nuovi dirigenti.
Noi come associazione quando arriverà la vera discontinuità è ovvio che ne prenderemo positivamente atto. La memoria di come e sul sangue di chi quell’azienda sia stata costruita però non dovrà mai essere cancellata, le vittime ormai definite anche dalla stessa commissione regionale “Vittime di Stato”, non dovranno mai essere dimenticate e andranno per quanto possibile aiutate. Ribadiamo come sempre l’auspicio a salvare l’azienda al netto della setta o di persone vicine ad essa richiamando nuovamente la risoluzione scritta dall’intero gruppo Pd ed approvata all’unanimità da tutto il consiglio regionale. Nessuno di noi avrebbe piacere di aggiungere altre vittime alle vittime.
Superfluo ricordare il necessario cambio del nome. Il nome Forteto è già nella storia come setta distruttiva, non per i buoni formaggi e di Forteto ne sentiremo parlare sempre di più. Ogni tentativo d’insabbiamento è stato scongiurato per sempre, grazie al contributo delle vittime, all’associazione Vittime, ai pentiti, a liberi e coraggiosi giornalisti e scrittori, a buoni politici, a generosi avvocati e semplici cittadini e all’enorme lavoro delle forze dell’ordine e della buona magistratura.
Adesso Roma faccia la sua parte.
Il Governo lo scorso anno a luglio attraverso la bocca del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri s’impegnò ad approfondire la vicenda.
Da allora sono uscite le motivazioni di circa 1000 pagine della sentenza di primo grado, la relazione finale della commissione Regionale sulle responsabilità politiche ed istituzionali, la sentenza di secondo grado che riconferma l’impianto accusatorio della precedente.
Il materiale certo non gli manca, vediamo cosa succederà.
Noi continueremo a vigilare con estrema attenzione, come del resto abbiamo sempre fatto con coerenza e tenacia sino ad oggi.
Massimo Mugello
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 17 settembre 2016