Forza Italia in Unione dei Comuni presenta un ordine del giorno per le vittime del Forteto
MUGELLO – Il gruppo Forza Italia nell’Unione dei Comuni del Mugello presenta un ordine del giorno di solidarietà con le vittime del Forteto. Ecco il testo:
PREMESSO CHE:
è dovere delle istituzioni del nostro Paese assicurare protezione efficace, duratura e tempestiva a tutti coloro che subiscono violenze nei contesti familiari, extrafamiliari o istituzionali;
l’Italia è vincolata al rispetto delle Convenzioni europee e internazionali, sottoscritte e ratificate, che impegnano il nostro paese nella lotta contro ogni tipo di violenza ai danni di persona adulta o minorenne e a dare tutela, protezione e cura a coloro che subiscono tali violenze, vedasi la Convezione sui diritti del fanciullo, la Convezione di Lanzarote, ecc.;
in Italia oltre 30.000 bambini e adolescenti sono stati allontanati dalla famiglia di origine e vivono in comunità residenziale o in famiglia affidataria, quindi è alto il dovere di vigilanza a carico dei servizi territoriali e delle istituzioni;
che tale protezione non fu garantita ai bambini e agli adulti che, a partire dal 1977 fino ai giorni nostri, furono inseriti dai servizi territoriali e dal Tribunale per i minorenni di Firenze nella comunità “Il Forteto” dove, come provato dalla sentenza 19 giugno 2015, per decenni subirono ogni forma di violenza sessuale, psicologica, fisica, emotiva, nonché sfruttamento del lavoro minorile su istigazione del capo della comunità, nonché setta, ovverosia Rodolfo Fiesoli, che tra l’altro insieme al cofondatore Luigi Goffredi, si avvalevano di falsi titoli di studio come quello in psicologia,
con la sentenza del dicembre 2017 la Cassazione ha sancito, in via definitiva, essere il Forteto un luogo non di accoglienza ma di sevizie e violenze, fisiche e psicologiche – una vera e propria setta, articolata formalmente in un’associazione, una fondazione e, appunto, una cooperativa agricola – e che al Forteto le violenze si sono veramente verificate, confermando la responsabilità accertata dalla Corte d’appello che aveva inflitto al fondatore della comunità, Rodolfo Fiesoli, «il profeta», una pena di 15 anni e 10 mesi di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di numerosi ragazzi affidati alla comunità, molti dei quali hanno rivissuto i drammi subiti testimoniando davanti alla Corte le innumerevoli sevizie;
TENUTO CONTO CHE
ferma restando la valutazione giudiziale in merito alle decisioni concernenti la scarcerazione di Fiesoli, considerato tuttavia che lo stesso è sottoposto ad una condanna definitiva, si ritiene necessario verificare ogni aspetto in ordine al computo e alla esecuzione delle misure restrittive della libertà personale, ribadendo la posizione in merito alle garanzie costituzionali, ma in un ragionevole equilibrio rispetto alla considerazione della gravità dei reati per i quali il predetto è stato condannato;
«il Forteto» è sempre stato considerato da Legacoop e dalle istituzioni della Regione Toscana una best practice dal punto di vista non solo produttivo ma anche educativo, al punto da essere associato alla scuola di Don Milani. Si è invece scoperto essere un luogo non di accoglienza ma di sevizie e violenze, fisiche e psicologiche.;
sono più di 100 le persone adulte e minorenni vittime dirette e indirette del sistema violento e perverso rappresentato dalla comunità de «il Forteto» all’interno della quale da sempre la vita è organizzata secondo alcune teorie manipolative e violente tese ad annullare l’identità dei singoli e ad asservirli ad un sistema chiuso e istituzionalizzante nonché a forme di relazione funzionali al mantenimento del controllo da parte del Fiesoli e del gruppo a lui vicino; alcuni esempi:
la famiglia naturale doveva essere abbattuta e sostituita con una «famiglia funzionale», cioè una finta coppia composta da un uomo e una donna non realmente uniti da alcun vincolo cui il Fiesoli faceva affidare bambini dai servizi e dal Tribunale per i minorenni di Firenze;
uomini e donne – anche se ufficialmente sposati – dovevano vivere separatamente, e l’unica forma consentita di rapporto affettivo e sessuale era quello tra soggetti dello stesso sesso;
istigazione da parte dei responsabili del Forteto alla rottura dei rapporti tra i bambini che erano loro affidati e i genitori biologici
in quella comunità – come fu detto dal pubblico ministero, dott.ssa Galeotti nel corso della requisitoria – si verificò per anni una sospensione delle leggi dello Stato, attraverso un programma criminale in cui il Fiesoli “rapinava il sesso” ai ragazzini, con la complicità di altre persone imputate nei processi;
nel 1982 la cooperativa acquista una proprietà di circa cinquecento ettari nel comune di Dicomano (Firenze) e vi si trasferisce. L’azienda continuerà a prosperare per diventare oggi un’azienda con un fatturato da 18-20 milioni di euro all’anno, con circa 130 occupati;
nel 1998 la Corte europea dei diritti dell’uomo riceve la richiesta di ricorso contro l’Italia e, in particolare, contro l’operato del tribunale dei minori di Firenze, da parte di una madre con doppia cittadinanza, italiana e belga e di una nonna alle quali era stato imposto di interrompere ogni relazione con i rispettivi figli e nipoti, collocati presso la comunità «il Forteto». Le donne, inoltre, denunciarono trattamenti violenti e inumani nei confronti dei minori, con una scolarizzazione pressoché inesistente;
il 13 luglio 2000 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia, in quanto erano stati, di fatto, impediti gli incontri tra la madre e i suoi due figli affidati imprudentemente alla comunità del Forteto i cui principali capi Fiesoli e Goffredi erano stati condannati, seppure molti anni prima, per gravi reati commessi nei confronti di minori, a pagare 200 milioni di lire in favore dei ricorrenti come risarcimento dei danni morali subiti;
nonostante i precedenti giudiziari e la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo, la regione Toscana, così come numerose altre istituzioni locali e nazionali, hanno continuato ad elargire fondi e riconoscimenti a «il Forteto», elogiandone, tra l’altro, i metodi educativi e frequentando e visitando spesso la comunità;
il 1° giugno 2012 la regione Toscana ha istituito una commissione d’inchiesta sul Forteto, per fare chiarezza in merito all’attività di affidamento dei minori a comunità e centri alla luce della vicenda “Il Forteto”, finalizzata a conoscere la congruità della stessa rispetto agli obiettivi perseguiti dalla legislazione regionale in materia di tutela dei minori;
nel mese di aprile 2013, su richiesta del consiglio regionale toscano, il Ministero dello sviluppo economico ha inviato suoi ispettori a «il Forteto». Nella loro relazione, in cui si chiedeva il commissariamento della cooperativa, si rilevava la «tendenza a confondere le regole ed i principi della “comunità” con il rapporto lavorativo e societario», il che pare avere «condotto gli stessi soci a ritenere “normali” atteggiamenti particolarmente “interferenti” dell’organo amministrativo», tra questi il fatto che molti dei soci avessero inconsapevolmente sottoscritto strumenti finanziari;
nel mese di dicembre 2013 il Ministero dello sviluppo economico sospendeva la procedura di commissariamento chiedendo un supplemento di indagini che, comunque, portava gli ispettori a concludere che «la situazione non appare al momento sostanzialmente mutata». Ciononostante, a luglio 2014, il Governo ha deciso di non procedere con il commissariamento, così come negli anni successivi, mentre non soltanto il centrodestra toscano ha continuato ad invocare in tutte le opportune sedi istituzionali la necessità del commissariamento, ma anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, si è espresso nello stesso senso, innovando la posizione del Partito Democratico toscano sulla vicenda;
il 19 giugno 2015 il tribunale di Firenze ha inflitto pesanti pene a carico dei vertici, ispiratori e fondatori de «il Forteto». In particolare, il tribunale ha comminato al fondatore della comunità una pena di 17 anni e mezzo per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di numerosi ragazzi affidati alla comunità. Al suo braccio destro, l’«ideologo» del gruppo, Luigi Goffredi, è stata comminata una pena di 8 anni e con loro sono state condannate altre 14 persone, con pene che variano da 1 a 8 anni, sulle 23 che erano state mandate a processo. Appare dunque chiaro come sia l’intero «sistema Forteto» ad essere stato sanzionato dai giudici;
con delibera del Consiglio regionale della Toscana n. 48 del 28 luglio 2015 è stata istituita una Commissione d’inchiesta sulle vicende del Forteto per indagare sulle “eventuali responsabilità politiche e istituzionali”. La commissione, il 22 giugno 2016, ha approvato all’unanimità la relazione finale formulando un “invito al Parlamento e al Governo a rivalutare l’ipotesi di commissariare la cooperativa agricola” nonché “di riconsiderare la possibilità di istituire una commissione di inchiesta parlamentare su quanto avvenuto nella comunità”. La relazione ha suggerito al Ministro della Giustizia di inviare ispettori al tribunale dei Minori di Firenze al fine di verificare l’operato nei casi legati al Forteto, anche alla luce delle incongruenze rilevate dalla sentenza CEDU rispetto alla prassi giuridica relativamente al caso de quo e la Regione toscana a togliere il patrocinio alla Fondazione omonima;
CONSTATATO
Che quella del Forteto è una storia che, ancora oggi sembra non volersi concludere: dopo due processi di primo grado e di appello in cui sono state raccolte prove di abusi e maltrattamenti; due sentenze di condanna in cui si afferma che non è mai venuto meno il rispetto del diritto di difesa degli imputati, la Corte di Cassazione ha rinviato prima la sua decisione finale il 23 ottobre, poi il 20 novembre, e finalmente il 22 dicembre 2017 quando i cinque supremi giudici si sono pronunciati pensando di mettere la parola fine a uno scandalo giudiziario che si trascinava fin dagli anni ’70 e che il 5 luglio 2018 sembra essersi riaperto;
è difficile scacciare il dubbio che la difficoltà di decidere sia dipesa in parte dal fatto che la storia del Forteto è anche la storia di un “corto circuito istituzionale” di cui la comunità del Forteto ha beneficiato per decine di anni con l’avallo del tribunale dei minori di Firenze, della Regione Toscana e dei Governi di centro sinistra.
PRESO ATTO CHE
la vicenda de «il Forteto» solo per poco tempo ha trovato una sua definizione nelle aule di tribunale e ancora deve scriversi la sua pagina nera circa le responsabilità politiche e istituzionali di enti locali, giudici, servizi sociali, mondo cooperativo, ceti intellettuali e ovviamente di tutti quegli esponenti politici e amministratori pubblici che nel corso degli anni hanno ignorato o sottovalutato le denunce.;
IL CONSIGLIO COMUNALE
Esprime piena solidarietà a tutte le vittime del sistema Forteto e piena partecipata solidarietà alle loro famiglie e riconoscere la natura di setta distruttiva dell’Associazione Il Forteto;
alla luce delle vicende sopra riportate,
CHIEDE AL GOVERNO ITALIANO
Di procedere all’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle attività di affidamento di minori a comunità e istituti che si faccia carico di raccogliere e tesorizzare le vicende accadute presso la struttura di accoglienza «il Forteto» di Firenze, affinché, anche alla luce di quanto riportato dalla commissione regionale d’inchiesta istituita sui medesimi fatti, si possano colmare le lacune e le smagliature legislative a livello nazionale e si possa avviare un’indagine su tutto il territorio nazionale circa la bontà delle attività delle altre strutture, comunità e istituti d’accoglienza dei minori e definire misure compensative del danno subito dalla vittime all’interno di contesti che avrebbero dovuto proteggerli e a causa di inefficienze di vigilanza e controllo da parte delle istituzioni pubbliche;
PARIMENTI CHIEDE AL PARLAMENTO ITALIANO
di procedere ad introdurre la fattispecie di reato ascrivibile a forme di maltrattamento istituzionale commesso in contesti e da persone facenti parte della Pubblica Amministrazione in tutte le sue declinazioni, nonché porre all’ordine del giorno della Commissione Affari sociali l’elaborazione, di concerto con la Commissione parlamentare di inchiesta succitata, di uno schema integrato di misure compensative fruibili da soggetti minorenni o adulti riconosciuti vittime di maltrattamenti istituzionali commessi in contesti di protezione, cura e tutela.
INVITA LA CITTA’ METROPILITANA DI FIRENZE, LA REGIONE TOSCANA, IL PARLAMENTO ED IL GOVERNO ITALIANO
a porre in essere ogni opportuna iniziativa di propria competenza volta ad accertare e definire le responsabilità e le manchevolezze politiche ed istituzionali che negli anni hanno portato alla prosecuzione degli affidi di minori, nonostante gli arresti e le condanne inflitte ai due fondatori negli anni Ottanta per reati analoghi (maltrattamenti e atti di libidine con i minori ospiti) e nonostante la sanzione inflitta all’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per quanto avveniva nella comunità, anche in raccordo con tutte le iniziative intraprese in tal senso e richiamate in premessa;
a riconoscere la responsabilità della pubblica amministrazione, in particolare l’incapacità del sistema dei servizi e della giustizia minorile di svolgere davvero la funzione di indirizzo e controllo, e a chiedere scusa alle vittime per il fallimento nel proteggere adeguatamente i diritti umani fondamentali dei bambini e degli adulti che furono inseriti nella comunità;
ad adottare opportune misure volte a garantire la stabilizzazione di un sistema di sostegno per coloro che hanno subito gravi violenze e danni diretti e indiretti dal sistema de Il Forteto;
a verificare con urgenza la sussistenza dei presupposti per la nomina di un commissario che gestisca la cooperativa agricola in modo tale da dissociarla completamente dalla precedente gestione e dall’associazione e dalla fondazione «il Forteto»,
ad assumere ogni opportuna iniziativa per promuovere una maggiore attività di controllo e verifica delle comunità presenti sul territorio nazionale e ove siano emerse responsabilità e negligenze delle strutture, anche personali e professionali, applicare gli opportuni provvedimenti sanzionatori;
a provvedere quanto prima alla ratifica del Terzo protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo, che introduce un innovativo meccanismo che consente anche ai minorenni – individualmente o in gruppo – di sollevare reclami relativi a specifiche violazioni dei propri diritti sanciti dalla Convenzione e dagli altri due suoi Protocolli opzionali. I bambini degli Stati che hanno ratificato il Protocollo potranno – esperiti i mezzi di ricorso nazionali – presentare un reclamo al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, l’organismo indipendente di esperti incaricati di monitorare il rispetto dei diritti dell’infanzia da parte degli Stati;
a rendere accessibili ed efficaci, di concerto con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, i meccanismi di segnalazione e denuncia previsti dal Terzo protocollo opzionale alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo;
a rendere edotto il Comitato ONU sui diritti del fanciullo circa la vicenda de il Forteto e delle misure poste in essere in occasione nel corso dell’audizione dello Stato italiano sui contenuti del V e VI Rapporto all’Onu sull’applicazione della CRC in Italia, che si svolgerà tra gennaio e febbraio 2019;
a promuovere la costituzione di una commissione speciale di indagine in seno alla conferenza unificata Stato, Regioni e Province autonome con il compito di effettuare una verifica sull’efficacia della normativa e dei regolamenti in materia di tutela e protezione dei minorenni allontanati dalla famiglia e collocati in comunità residenziale o affidamento familiare; proporre misure di adeguamento uniforme della normativa fra le regione; individuare meccanismi di controllo rafforzati sull’adeguatezza delle procedure e delle strutture di accoglienza; avviare un censimento sulle caratteristiche nelle strutture residenziali per minorenni esistenti in Italia;
a dare avvio al Sistema Informativo cura e protezione dei bambini e delle loro famiglie (SINBA) per realizzare finalmente una raccolta sistematica dei dati attraverso una cartella sociale univoca dei bambini segnalati e presi in carico dai servizi sociali, attraverso la quale registrare in modo uniforme e certo su tutto il territorio nazionale anche i casi di minorenni allontanati e collocati in accoglienza presso strutture residenziali o famiglie affidatarie, al fine di controllare e vigilare efficacemente sulle loro condizioni e rendere possibile il costante e periodico aggiornamento semestrale dell’autorità giudiziaria minorile previsto dalla Legge 184/1983 così come novellata dalla legge 149/01 ;
A dotare le Procure della Repubblica per i Minorenni delle risorse necessarie al fine di rendere effettivo il monitoraggio costante circa la situazione dei minorenni in comunità, in attuazione di quanto previsto dalla Legge 149/2001, art. 2 comma 2, art. 9 comma 2 e 3, e dall’art. 25 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
I consiglieri di Forza Italia Mauro Ridolfi e Giulio Cesare Baldassarri
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 agosto 2018