I chioschi, una faccenda d’annata
BORGO SAN LORENZO. Errori amministrativi, politica certo non in malafede ma sicuramente dormiente, o superficiale. Fatti e misfatti d’annata. E ora arriva il conto. Demolire le irregolarità (articolo qui), compensare il disagio a chi dovrà ripensare e riscrivere la propria attività lavorativa. Una faccenda da districare affatto semplice.
In effetti tutto si può dire della politica mugellana, ma un’espressione emerge su tutte: di certo non annoia. Questa volta tocca a Borgo San Lorenzo. Adesso l’attenzione è rivolta alla questione sulle autorizzazioni, a loro tempo concesse, per i chioschi commerciali, privati, in aree pubbliche. Ecco, due parole di commento, senza con questo volersi sostituire a chi ha i titoli istituzionali per darne un giudizio, o emetterne la sentenza. Insomma chiacchiere da bar, fra il serio e il faceto.
Aldilà delle ideologie di partito, ormai sepolte e derubricate ad archeologia di pensiero, e senza intravedere alcuna tesi per chissà quale strategia, questo nuovo quadro della politica nostrana, come una pittura, si presta per un titolo a caratteri cubitali: desolazione. Una natura morta, nell’arido scenario della superficialità e dell’improvvisazione, assurta a dogma per la gestione della cosa pubblica. Fatti ineluttabili, e nello stesso tempo inconcepibili, inaccettabili. Prima di tutto nell’aspetto di violazione della normativa. Poi, ma non meno grave, per il danno arrecato a chi quei permessi erano stati rilasciati, convinti, loro, di avere una attività impiantata nel rispetto delle regole.
Roba vecchia, qualcuno potrà dire. Sì, aggiungo, d’antiquariato. Con indubbie responsabilità politiche d’annata. Allo stesso tempo però, riponendo la dietrologia e la strumentalizzazione della sindrome da elezioni amministrative perenni, occorre riconoscere il coraggio di voler chiarire la vicenda. Ed anche questa è politica. Magari più moderna, timidamente decisionista ma sincera nel condurre il tentativo. Almeno ci provano.
Non è chiaro se questa linea della fermezza, all’interno della amministrazione pubblica, nel mezzo fra istituzioni e partiti, anzi tra partito e burocrazia, sia stata osteggiata o favorita. E’ anche vero che per tracciarla è occorsa una indagine della magistratura, con citazioni e risvolti, chissà, giudiziari. Però è stata scelta la strada della ordinarietà, appunto, con il ripristino di quanto prevede la legge. Insomma tutto verrà ricondotto alla normalità. Lecito sperare che sia così.
In ogni caso, sarà una brutta gatta da pelare. In ballo ci sono posti di lavoro, danni d’immagine, spese di demolizione e di trasferimento delle attività. Tutt’altro che una semplice routine operativa di passacarte o la disquisizione su una sanatoria, più o meno bonaria. Sicché per una volta, o almeno ogni tanto, scoloriamo quell’effige di infallibilità che spesso si tende a dipingere sulle teste, pensanti, o meno, della politica. Sbagliare è umano, capita. E, in questa faccenda, errori ce ne sono stati, tanti e a diversi livelli. Occorre ripartire da qui, chiedendo scusa e andando avanti.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 maggio 2016
Gira e rigira l’errore è partito da chi, in buona fede o meno, ha concesso i permessi.
I proprietari dei chioschetti saranno costretti a demolire, sostenendo spese che fino ad oggi neanche potevano ipotizzare.
Che il Comune faccia un passo indietro e dia loro una mano, magari impiegando anche i migranti che gironzolano per le vie di’ Borgo.
Le soluzioni si trovano, basta aver voglia di cercarle!
Quanti semplici cittadini hanno avuto problemi con le varie amministrazioni, per una semplice “baracca provvisoria” in prefabbricato di legno, sanzionata penalmente in maniera pesante, senza pietà ?
Giusto, la legge è legge, uguale (?) per tutti…