“Il cammino del rispetto”. Mille km per non dimenticare Tommaso Cavorso
MUGELLO – La storia di Tommaso Cavorso, giovanissimo ciclista vicchiese travolto da un’auto nel 2010 durante un allenamento in bici, è nota a molti, ed in molti non l’hanno mai dimenticata. Quel giorno qualcuno ha perso tutto. Ma non la voglia di combattere, per far sì che quanto è accaduto a Tommy non accada ad altri.
E allora ha promosso petizioni e ha creato eventi, per sensibilizzare gli automobilisti al rispetto dei ciclisti e per fare in modo che ci sia una legge che li tuteli. Questo, da quel terribile agosto del 2010, sta facendo Marco, il babbo di Tommaso.
L’ultima iniziativa si è conclusa pochi giorni fa. L’hanno chiamato il “Cammino del rispetto”, ma in realtà si è trattato di una lunga pedalata. 1030 km da Pamplona a Santiago de Compostela per portare al santuario 14 maglie, di altrettanti ragazzi che hanno perso la vita sulla strada.
“Dietro questo viaggio – racconta Marco Cavorso – c’è una storia che nasce dopo l’agosto del 2010, quando ho realizzato che lo scopo della mia vita sarebbe stato far ricordare mio figlio e quello che gli era successo, cercando di migliorare le cose. Tra le persone che da subito mi hanno affiancato c’è stato Maurizio Fondriest, campione del mondo di ciclismo nel 1988. Ed è stato proprio lui ad avere l’idea di questo viaggio, in occasione del 30° anno dal suo mondiale, e per rappresentare tutte le vittime della strada, non solo ciclisti. A quel punto ho pensato che non fosse giusto portare con me solo mio figlio ed ho cercato e trovato le maglie di altri 13 ragazzi, provenienti da tutt’Italia. Non si tratta di semplici magliette, spesso sono le ultime che questi ragazzi hanno indossato, sono un ricordo importante. Questo viaggio è stato faticoso, sia emotivamente che fisicamente. Man mano che mi avvicinavo al traguardo aumentava, in maniera direttamente proporzionale, il dolore alle gambe ed il peso di quello zainetto – contenente le maglie – dal quale non mi sono mai separato. Il contenuto era troppo prezioso. Finalmente siamo arrivati nella piazza di Santiago, sotto un sole splendido, ed io avevo mia figlia di 14 anni a fianco…è stato un momento di commozione fortissimo. Non solo per il raggiungimento dell’obiettivo ma perché lì, in quel momento, c’erano anche tutti i nostri ragazzi. Il giorno dopo abbiamo continuato il percorso fino a Finisterrae dove ho lasciato un giocattolino di Tommy, come vuole la tradizione.
Quando siamo arrivati sulla spiaggia abbiamo fatto il bagno tutti vestiti nell’Oceano per festeggiare questo traguardo. È stato un momento di pura, intensa, gioia collettiva. Questo viaggio in Spagna è stato anche istruttivo. Lì c’è un rispetto per l’utente della strada che mi ha letteralmente sorpreso, tanto che mi ci sono voluti tre giorni per smettere di ringraziare gli automobilisti che si fermavano per farci passare. Mi ha fatto pensare che c’è speranza, che forse si può comprendere che perdere un minuto di tempo non è importante quando si gioca con la vita delle persone. Per questo domenica 16 sarò presente, insieme ad altre associazioni, in occasione dell’ultima gara del memorial di mio figlio, per lanciare una raccolta firme al fine di chiedere una legge popolare proprio per sostenere il rispetto del ‘soggetto debole della strada’”.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 settembre 2018