Il caso della mensa di Barberino: “Usare il più possibile prodotti locali” chiede la Coldiretti
MUGELLO – Il caso della mensa scolastica di Barberino di Mugello, con settanta bambini della primaria (più le insegnanti) che si sono sentiti male dopo aver mangiato i cibi cotti e consegnati dalla ditta, la RIstorart di Agliana alla quale il Comune da anni ha affidato le forniture per la mensa, sta suscitando commenti, critiche, ma anche proposte e analisi costruttive.
Ed è il mondo dell’agroalimentare mugellano ad avanzare una richiesta.
“Non posso giudicare nel merito ciò che è accaduto a Barberino – premette Giacomo Tatti, presidente della Coldiretti barberinese-. Certamente sono dispiaciuto, sia come genitore, visto che mia figlia usufruisce ella mensa scolastica, sia come presidente di un’associazione agricola impegnata a salvaguardare la qualità agroalimentare”.
Il presidente della Coldiretti sottolinea un aspetto: “Esiste una convenzione con l’Unione dei Comuni del Mugello per l’inserimento delle materie prime di qualità nelle refezioni, attraverso fornitori che nel servizio mensa degli enti pubblici garantiscono l’approvvigionamento di prodotti locali e di provenienza e qualità garantite”.
Prendiamo la carne, uno dei prodotti più “delicati”: diversi comuni, ma non tutti, utilizzano le carni prodotte in Mugello. Le carni bovine della Cooperativa Agricola di Firenzuola, la Caf vanno sulle tavole dei bambini di Firenzuola, Dicomano e Borgo San Lorenzo, che hanno aderito all’accordo siglato in Unione montana. E arrivano anche nelle mense di Scarperia e San Piero e di Vicchio, per il tramite del gestore. Mangiano buona carne mugellana anche i bambini di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa e Calenzano, cucinata dalla società “Qualità e Servizi” (che utilizza pure le mele del Mugello, prodotte da La Matteraia a Vicchio) , ed anche le scuola della FISM, la Federazione Italiana Scuole Materne, e arrivano fino a Bagno a Ripoli, Montemurlo, Montale e Pescia.
“Mi dispiace -nota Tatti- che non si usufruisca di questa opportnità, facendo prevalere l’aspetto economico. Al di là di quanto accaduto a Barberino, vorrei invitare a prendere in considerazione un’ottica diversa, quella di ricercare prima di tutto le massime garanzie circa la qualità e la provenienza dei prodotti che mettiamo sulle tavole dei nostri bambini”.
E’ d’accordo Roberto Nocentini, presidente della Caf e presidente di Coldiretti Firenze Prato: “Non capisco perché si vada ad acquistare prodotti che non si sa da dove vengono. Senza tracciabilità, senza chilometro zero, diminuisce la sicurezza alimentare, aumenta l’inquinamento dei trasferimenti, senza contare che all’estero i controlli sull’agroalimentare sono diversi, e non sempre così accurati. I comuni fanno le fiere agricole, parlano di filiera corta, dovrebbero poi sostenere concretamente chi opera sul territorio e garantisce la salubrità e la qualità degli elementi, senza dimenticare che l’azione degli agricoltori ha anche un grande valore sociale, ambientale ed economica, mantenendo il paesaggio e creando occupazione.”
Nocentini continua: “Abbiamo un’importante produzione agroalimentare locale, è una grande opportunità che va sfruttata appieno. Il primo comune a dare priorità al chilometro zero fu Borgo San Lorenzo, che fece un’operazione rilevante, a vantaggio di tutti. Per mettere la salute e la qualità alimentare al primo posto”. E conclude con un appello: “Facciamo tutti maggiore attenzione alla provenienza. Una battaglia che la Coldiretti ha portato avanti a lungo, e ha vinto, è quella sull’etichettatura. Ora sappiamo da dove provengono i generi alimentari. Quindi leggiamo l’etichetta, mangiamo italiano, mangiamo locale, perché questo significa mangiar sano, più salute e più sicurezza, e significa far crescere le aziende del posto. E non aspettiamo, per rendercene conto di quanto sia importante, che arrivi il fatto di cronaca o il problema”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 1 Dicembre 2020