
VAGLIA – Sono passati quasi 200 anni da quando in Toscana è stata segnalata la presenza di una pianta dai vivaci fiori gialli, oggi ormai diffusa ovunque negli incolti; era il 1827 quando la Radicchiella di Terrasanta (Crepis sancta (L.) Bornm.) fu vista per la prima volta a Livorno, probabilmente giunta con un carico di pecore o tra il vello tosato, ed è da li che si è diffusa nel centro-sud Italia, lungo le coste del Tirreno, finché ha risalito tutta la penisola. Oggi viene considerata invasiva e si trova nell’elenco delle malerbe.
“Crèpìs” in greco vuol dire “pantofola” e il riferimento è probabilmente dovuto ai frutti che hanno un involucro strozzato a metà, che ricorda appunto una pantofola, oppure alle foglie appressate al suolo. Il botanico francese Sébastien Vaillant (1669 – 1722) avrebbe, invece, dato il nome al genere usando il significato originario di Teofrasto ad indicare l’idea di “base”, “fondamento”, pensando alla radice che penetra in profondità nel terreno. Di “crepis” parla pure Plinio, ma non è chiaro a che pianta si riferisca. Di sicuro la pianta ha origini orientali, nell’area che va dalla Turchia al Mar Rosso, e l’appellativo “sancta” ricorda infatti che molto diffusa in Terrasanta. La diffusione del genere è stata determinata dal clima ed infatti, tra le tante specie attuali (nella nostra flora circa 37 specie e 9 subspecie), ne sono state identificate 4 come capostipiti. Comunque già nel XVIII sec. nei “Giardini di lusso” troviamo alcune Crepis coltivate a scopo ornamentale.
Grazi alle sue origini, la pianta si è adattata sempre di più al clima che sta cambiando alle nostre latitudini: ha bisogno di poca acqua per vegetare, è resistente alla siccità e ama le temperature più elevate a causa del cambiamento climatico, con la tropicalizzazione del ciclo delle piogge e una sempre più marcata alternanza fra periodi di siccità e frequenti precipitazioni.
E così anche nel Parco vediamo ora il giallo dei crepis, che si alterna al margine dei boschi al viola delle pervinche, con le grandi tavolozze della pianta che riesce a tappezzare completamente i prati. A noi piacciono molto… ma non è detto che siano necessariamente un buon segnale sulla salute del nostro clima.
Fonte pagina ufficiale Parco Mediceo di Pratolino
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 Marzo 2025
1 commento
La Radicchiella di Terrasanta, detta volgarmente in fiorentino, terracrepoli, è un ottima pianta commestibile. Si raccolgono piantine tenere, ottime lessate o crude in insalata…Mia nonna li raccoglieva sempre,insieme alla cicerbite e radicchi selvatici.
Nei tempi felici si vedevano moltitudine di persone a fare radicchi nei campi incolti, visto le crisi economiche torneranno di moda? Ma dal momento che abbiamo appestato la maggior parte dei terreni con pesticidi e concimi…occhio a dove fate la raccolta!!!!