Il compost “irregolare”non ha “sporcato” i campi mugellani. Perché non è stato utilizzato
SCARPERIA E SAN PIERO – Quel compost “irregolare” non ha fatto danni. Se non a chi lo ha prodotto e distribuito, che ora si trova accusato in tribunale. Ma agli agricoltori che lo hanno ricevuto niente di male è accaduto, concretamente. Salvo il giramento di scatole nel trovarsi vittime e aver dovuto subire, per tre anni, il sequestro di un’area dove questo materiale era accumulato.
In Mugello, tra gli altri, è capitato all’azienda Catelaccio della famiglia Fabbri di Sant’Agata Mugello, che su 40 ettari coltivati produce ortofrutta. Un’azienda agricola storica, già alla quarta generazione, che ha attualmente in produzione un ettaro e mezzo di pomodori incannati, 3-4 ettari di zucchine fiorentine con fiore, 2-3 ettari di patate, un ettaro di fagioli e mezzo ettaro di asparagi e poi tre ettari di baccelli, oltre a frutteti di meli, peschi e kiwi. Tutti prodotti di alta qualità commercializzati tramite la Mercafir a Firenze, e anche a vendita diretta in azienda (via Montepoli 11E, tel. 0558406624 o 3383351200).
Nel 2017 Alia aveva proposto a varie aziende mugellane il proprio compost. Gratuito, e con consegna diretta in loco. Compost di alta qualità, adatto, così dissero, anche per le coltivazioni biologiche. Qualche carico arrivò dall’impianto di Faltona, ma poi ne giunse altro, da Case Passerini.
“Ci è andata bene – dice Fanny Fabbri-, perché quel compost poi risultato ‘fuori specifica’ ce lo hanno bloccato subito: era accumulato in un terreno non utilizzato per le coltivazioni, sotto il bosco. E non lo abbiamo quindi distribuito sui campi, ma è restato lì, sotto sequestro per tre anni. Poi nel 2020 lo hanno rimosso. E proprio l’altro ieri mio padre è stato dal maresciallo della Forestale, perché hanno dissequestrato l’area”.
Storia finita dunque, e finita bene: “Ci hanno spiegato – nota Fabbri – che quell’ammendante non era inquinante, ma fuori specifica, ovvero la quantità di inerti presenti erano superiori alle percentuali consentite. E comunque nei nostri terreni non ve n’è traccia, non avendolo mai utilizzato. Avevamo accettato questo compost perché ce lo consegnavano gratuitamente e addirittura era certificato per l’utilizzo bio, anche se in realtà non ne avremmo avuto bisogno avendo uno stallone vicino, cosa che ci consente di concimare i nostri campi con il letame”.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 giugno 2021