Il consiglio comunale condanna l'”utero in affitto”. Ma la sinistra di Romagnoli e Verdi non è d’accordo
BORGO SAN LORENZO – Il Consiglio comunale di Borgo San Lorenzo, ultimamente, discute di argomenti a 360 gradi. Dalla buca a un passaggio a livello fino all’universo mondo, dalla politica estera alla bioetica e ai cosiddetti diritti civili.
Così è stato anche nella più recente seduta, stavolta su iniziativa dei gruppi Cambiamo insieme e Lega, che hanno presentato un testo sulla maternità surrogata, ovvero sul tema dell’“utero in affitto”.
Alla fine il Consiglio comunale borghigiano ha detto no a questa pratica -peraltro vietata nel nostro Paese (ma non in altre parti del mondo) e che, lo ha significativamente sottolineato la Corte Costituzionale in una recente sentenza, “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane“.
Due aspetti, in particolare, sono da segnalare.
Alla fine sia i proponenti (Margheri e Lega) che il Pd (il quale aveva presentato un’altra mozione che anch’essa condannava la pratica dell’utero in affitto) hanno deciso di privilegiare ciò che unisce anziché ciò che divide, e hanno ritirato i loro testi, più articolati, per votare un documento unitario molto più stringato nel quale “Il Consiglio Comunale esprime una ferma condanna nei confronti della pratica dell’utero in affitto, pratica che a tutti gli effetti è una violenza contro la donna e che la pone al centro di un vero e proprio mercato”, impegnando a trasmettere la mozione “ai Presidenti di Camera e Senato affinché possano legiferare sull’argomento qualora fosse necessario”.
Hanno votato a favore del documento di condanna dell'”utero in affitto”, dunque, maggioranza (Pd e Gruppo Liste Civiche) e parte delle opposizioni (Cambiamo insieme di Luca Margheri, Lega e Movimento Cinque Stelle).
Ha votato invece no alla condanna dell’utero in affitto il gruppo di sinistra “Borgo in Comune”, con Leonardo Romagnoli che è intervenuto per giustificare la maternità surrogata, portando ad esempio il caso di una sorella che può prestare il proprio corpo per venire incontro al desiderio di maternità della sua congiunta. “In questo caso io ho una mentalità più aperta -ha detto Romagnoli-, qui non esiste sfruttamento e denaro, ma un rapporto d’amore. Del resto non è ammesso il commercio degli organi ma è ammesso che una persona possa donare un rene a un familiare”.
Certo, al di là del caso-limite citato da Romagnoli, il no del gruppo di sinistra ad esprimere una chiara condanna dell’utero in affitto, una pratica nel mondo che vede un giro economico impressionante, ai danni di donne, soprattutto nei Paesi più poveri, costrette a vendere il proprio corpo per generare un figlio su commissione, stupisce non poco. Come hanno ricordato anche di recente diversi gruppi di femministe, “il corpo delle donne non si affitta e non si compra, i bambini non possono essere oggetto di dono o di mercimonio”.
P.G.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 7 aprile 2021