MUGELLO – “Il Filo di Perle” è uno spazio periodico, curato da Giampiero Giampieri, che vuol offrire pensieri di riflessione, di alimento per l’anima e di ginnastica per la mente e il cuore. Stavolta Giampieri propone un brano tratto da un’opera di Luigino Bruni
La spiritualità autentica non è un bene di consumo, non aumenta il nostro comfort. Non è equivalente a un massaggio né a una doccia emozionale nella SPA degli hotel dove si svolge la convention aziendale. Nel benedetto giorno in cui incontriamo una spiritualità vera e ci sentiamo chiamati dentro a iniziare un nuovo cammino meraviglioso, comincia una vera liberazione. Entriamo in crisi, siamo ribaltati dentro, spesso all’inizio perdiamo produttività, non aumentiamo efficienza, perché per molto tempo, a volte per anni, siamo troppo distratti da “cose” che le imprese non vogliono. E così, in cerca del mutuo vantaggio, il mercato abbassa i prezzi e offre imitazioni della spiritualità, facili e innocue, che ci intrattengono, ci attivano le emozioni più semplici che quando si placano ci lasciano come ci avevano trovati. Quelle emozioni che non ci chiedono nessuna conversione, che ci confermano, quieti, in quanto facevamo ed eravamo già. Invece delle sinfonie ci offrono canzonette orecchiabili che riprendono strutture melodiche e armoniche delle opere vere, magari cantate qualche volta da star dell’Opera. E siamo tutti felici: le imprese, i lavoratori, i cantanti. Soffrono solo Mahler e Respighi, e chi li ama e li stima. Meglio Paulo Coelho del libro del profeta Isaia, il Vangelo di Tommaso di quello di Marco.
È questo un tipico caso in cui non è vera la regola del «Meglio poco che niente», perché quel «poco», non essendo una porzione o un assaggio dello stesso bene, ma una merce di altra natura, (quasi) sempre la canzonetta spegne il desiderio delle sinfonie.
Questo riduzionismo delle fede e della spiritualità a bene di comfort, sta influenzando decisamente anche quel poco che resta della vita religiosa e spirituale delle chiese, delle parrocchie e delle comunità religiose, nuove e antiche. Questo è un altro dei paradossi del nostro tempo confuso, un altro eloquente segno della natura religiosa-idolatrica del capitalismo.
La spiritualità ridotta a bene di consumo, considerare il fedele come un cliente portatore di gusti da soddisfare al meglio, offerte religiose tese a rispondere alla domanda di consumo spirituale, stanno sempre più caratterizzando il nuovo panorama religioso.
Da Luigino Bruni, “Capitalismo infelice – Vita umana e religione del profitto”
IL FILO DI PERLE, a cura di Giampiero Giampieri
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 5 febbraio 2025