Il “Giorno del ricordo” in Mugello e la lapide trafugata
MUGELLO – Dal “Giorno della memoria” al “Giorno del ricordo”. Dalle leggi razziali, dalle deportazioni, dagli eccidi di massa alla vendetta etnica con le foibe sulla frontiera della Venezia Giulia. Eventi tragici, che esortano a non dimenticare e al contempo, oltre la pietà verso i caduti, tutti, a distanza di anni occorrerebbe non prestarsi a strumentalizzazioni sul primato di una tragedia rispetto all’altra. Sì, rispetto per la morte e condivisione di quello che dovrebbe essere un pensiero unico: la violenza non è mai una ragione di vita, perde sempre, lo dice la storia.
Eccidi razziali, pulizia etnica. Tragedie consumatesi nell’arco di pochi anni, a cavallo della Seconda guerra mondiale. Potevano, dovevano essere considerati gli ultimi atti di ideologie sconfitte dalla forza della libertà, dalla ragione umana sull’odio professato dai regimi e da una certa politica. Invece, purtroppo, repliche e nuove messinscena sono state e vengono reiterate anche ai nostri giorni, in diverse parti del mondo. Un vortice di violenza implacabile, soprattutto inaccettabile.
Due settimane fa avevamo scritte, giuste, due parole sul Mugello durante le leggi razziali. Prendendo spunto da un vecchio articolo ritrovato su un periodico dell’epoca, laddove, con disprezzo e ferocia, si indicava negli ebrei, nella loro esistenza, il male dell’umanità. Certo, in quel caso prodromi verbali locali, comunque complici di nefandezza culturale e sociale, che, poi, sfociarono nello sterminio di massa per circa sedici milioni di esseri umani. E almeno sei milioni erano ebrei. L’Olocausto, il “Giorno della memoria”.
Adesso ricorre la commemorazione del “Giorno del ricordo”, dedicato alle vittime delle foibe d’Istria e Dalmazia, anche questa una tragedia, con circa undicimila morti. Uno scontro etnico dettato dalla vendetta per le rappresaglie subite dalle popolazioni della ex Jugoslavia ad opera delle truppe d’occupazione italiane, durante la Seconda guerra mondiale. Altra pagina vergognosa, questa, che dovremmo sempre tener presente nel cimentarsi nelle ricostruzioni storiografiche. E, intendiamoci, i numeri ben diversi non giustificano trattamenti altrettanto diversi nel soppesare i due eventi, tantomeno ricercare nelle cause che li hanno generati la comprensione o i distinguo.
Solo da pochi anni, precisamente dal 2004, il “Giorno del ricordo” è entrato a far parte del calendario delle commemorazioni istituzionali. Qualcuno, in modo subdolo, accecato dall’ideologia, lo contrappone a quello della Memoria, quasi a controbilanciare lo sterminio dell’uno agli eccidi dell’altro. Paragoni inquietanti, fuorvianti. L’odio e la violenza non si misurano, o si pesano, semmai si combattono con la civiltà e il rispetto verso il prossimo.
Nel nostro territorio sembra che solo l’ex Comune di Scarperia, oggi Scarperia e San Piero, abbia deliberato (nel 2013) di apporre una lapide in memoria di quella tragedia. Una sensibilità istituzionale che però urta con l’incapacità, sempre ideologica, di certi figuri ostici nell’accettare il corso della storia, e per questo protagonisti di atti vandalici nel danneggiarla o asportarla. E’ già successo per tre volte. Ostinatamente l’amministrazione comunale l’ha ripristinata. Il coraggio nel ricordo.
Gianni Frilli
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 10 febbraio 2018
L’equilibrio di giudizio sui grandi drammi che hanno sconvolto l’umanità,non sembra che ci possa appartenere perché l’informazione è sempre stata e lo è tuttora condizionata dalla mancanza di una storia raccontata con occhi e animi puri.Non disperiamo, ma lavoriamo in tal senso,i giovani sono il futuro, ricordiamolo sempre.Diamo a loro verità e non giudizi di parte.Faranno,vivranno in mondo migliore
Grazie
Ugo Arrighetti