Il Mugello e le stalle che chiudono, botta e risposta sul prezzo del latte
MUGELLO – C’è veramente un rischio concreto di desertificazione per la zootecnia da latte mugellana, come testimoniato dalle numerose stalle che chiudono (articolo qui)? Oppure, come recentemente ha affermato Angelo Mastrolia, presidente di Newlat Food spa, l’azienda che ha rilevato la Centrale del Latte di Firenze e il marchio Mukki, “il latte non è mai stato così remunerativo”? Affermazione sostenuta dal fatto che, sempre secondo Mastrolia, “oggi gli allevatori arrivano a guadagnare l’80% in più rispetto al recente passato”?
Delle due l’una. Da una parte Mastrolia, in una recente intervista sul Corriere Fiorentino, ha affermato senza mezzi termini: “Quella degli allevatori del Mugello è una bugia, perché oggi guadagnano come mai hanno fatto in passato: per questo li invito a un confronto sui dati, ma pubblico, non a porte chiuse”. Secondo Mastrolia quello presente sarebbe un momento molto favorevole per il latte. Tanto che spiega: “Quando noi siamo arrivati, in base al contratto che firmammo nel 2020, i produttori prendevano 36 centesimi più premi per un litro di latte. Oggi sono 56 centesimi più i premi, mai c’è stato un prezzo così alto pagato alle aziende”.
Il dirigente aziendale spiega anche che, se negli anni scorsi i costi di produzione sono molto aumentati in conseguenza della guerra, “in questo momento i prezzi di energia e mangimi sono tornati giù, ai livelli di tre anni fa”. E aggiunge, con una provocazione: “La zootecnia toscana ha una sua specificità, un privilegio nella bellezza del territorio: e molte aziende per questo scelgono una riconversione agroturistica, che è più remunerativa”.
A lui replica Antonio Vignini, allevatore mugellano e presidente di Cooperlatte, la principale cooperativa che raccoglie il latte dalle stalle toscane. Secondo il quale il prezzo del latte rimane non remunerativo e non garantisce la continuità delle aziende in quanto il tenore di vita non consentirebbe la vita normale di una famiglia”. Il prezzo corretto del latte nelle stalle di tipo tradizionale – afferma Vignini – sarebbe di un euro al litro, in modo da poter garantire un tenore di vita più equilibrato”. Solo così, spiega, chi ha fatto sempre questo lavoro ed ha investito in questo, continuerà a farlo, altrimenti non ci rimane nessuno e quindi è inutile che si venga a parlare di tutela del territorio e delle aziende agricole che producono latte.
“Ci sono aziende agricole – afferma – che chiudono. I figli vanno a lavorare come dipendenti in altre stalle di cooperative o di aziende più grandi che garantiscono loro il sabato e la domenica come festività e le ferie e garantiscono uno stipendio”.
Oggi però il distretto del latte mugellano sta perdendo quote di produzione. Le stalle in Mugello sono in tutto 14: a Firenzuola ne sono rimaste due, altrettante a Barberino, una a Vicchio, sei a Borgo San Lorenzo e tre a Scarperia e San Piero, per una produzione media di 30 tonnellate al giorno. Un comparto importante, che si basa però su una materia prima locale divenuta ormai scarsa “sicuramente – afferma – noi abbiamo bisogno di poterlo conferire regolarmente, ma anche lui (riferito a Mastrolia ndr) ha necessità di disporre del prodotto. La filiera comincia dalle nostre mani, dal nostro lavoro. Noi non chiediamo che di trovare un equilibrio, tale che le aziende possano continuare a lavorare dignitosamente altrimenti chiuderanno.
“Va ricordata – afferma ancora Vignini – anche la responsabilità della Regione Toscana, quando istituì la commissione per definire le imprese strategiche per il comune di Firenze, la Centrale non era tra queste e fu venduta, e da quando è stata venduta la centrale del latte si è distaccata dal territorio”.
E rimanda al mittente la provocazione: “Affermare che le stalle chiudono perché vogliono fare agriturismo mi sembra un po’ fuori luogo. Nessuna delle stalle che hanno chiuso negli ultimi 10 anni è diventata agriturismo.
Per concludere con una mano tesa, spiegando di voler trovare un accordo che permetta di produrre latte di qualità con la garanzia di un compenso che permetta di portare un prodotto costante sul mercato.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – Gennaio 2025
Il gruppo Radici in Appennino esprime la solidarietà al presidente di Cooper latte Vignini
Buongiorno
ma per fare chiarezza non sarebbe il caso che Bambagioni vi portasse i bilanci di quando amministrava in centrale, gli allevatori le fatture che indicano quanto la centrale pagava il latte quando era partecipata e quanto Mastrolia lo paga ora e magari ci facessero vedere un po’ di analisi del latte.
Sono sicuro che anche il Filo ne trarrebbe vantaggio
Grazie