Il Piano Industriale proposto da Italcanditi e De Feo per la “nuova” Ortofrutticola di Marradi
MARRADI – L’impressione, a scorrere il piano industriale presentato da Italcanditi, è che l’azienda lombarda abbia deciso davvero di cambiare strategia. E tra le righe are riconoscere di aver fatto un errore clamoroso ad annunciare la volontà di chiudere la fabbrica dei marroni di Marradi, e di portar tutto a Bergamo.
Così adesso si mettono sul tavolo delle proposte in modo dettagliato. Che certamente andranno verificate nella lorro effettiva concretizzazione e nella loro sostenibilità: una verifica che sindacati, lavoratori, istituzioni, vogliono giustamente fare, e per questo hanno chiesto il tempo necessario.
Ma vediamo quali sono le proposte, nell’ottica di Italcanditi e gruppo De Feo.
Si parte con un’analisi della produzione fin qui realizzata a Marradi. Non da ora ma da tempo – da molti anni -, e sia per l’approvigionamento sia per la lavorazione e la logistica.
La zona di Marradi, secondo lo studio di Italcanditi, produce circa 150 tonnellate di marroni l’anno. Intanto, si sottolinea in azienda, si parla di marrone e non di castagna. Più grande, più pregiato, più costoso, e inadatto per fare il marron glacé.
Queste 150 tonnellate di marroni marradesi vengono per un terzo acquistate da Ortofrutticola -che lo vende poi a una delle società di De Feo, Terminio Frutta, per la distribuzione del prodotto fresco-, altri 50 t se ne vanno con le sagre, e il restante prende altre strade. Per la precisione, delle 50 destinate a De Feo, 42 tonnellate sono per il mercato del fresco mentre altre 8 vengono lavorate ad Avellino, congelate e tornano a Marradi.
Complessivamente quanto prodotto viene lavorato mediamente nella fabbrica di Marradi in un anno? 270 tonnellate, provenienti da varie parti d’Italia. E visto che delle 50 tonnellate marradesi conferite ad Ortofrutticola, 42 se ne vanno sul mercato del fresco, sarebbero 8 le tonnellate marradesi lavorate in fabbrica, solo il 3% dell’intero prodotto lavorato.
Tutto questo viene spiegato dall’azienda per confutare l’eventuale arroccarsi nella difesa della linea dei marron glacés. E per giustificare un Piano industriale che secondo l’azienda è serio e mira a valorizzare lo stabilimento con il suo ammodernamento e con la conversione a produzioni che abbiano maggiori trend di crescita. Mentre il marron glacé, nell’analisi delle tendenze commerciali, avrebbe un “mercato flat”, non sta cioè aumentando i propri consumatori. Non è sugar-free, non è prodotto di filiera, non è a km zero. Ed è appesantito -notano a Italcanditi- da diseconomie che ne aumentano il prezzo, e le scatole vanno nei supermercati, dove il prezzo contenuto è elemento imprescindibile.
Il Piano Industriale presentato da Italcanditi e De Feo
Alla base del piano vi è la partnership commerciale, con durata di cinque anni rinnovabile per altri cinque, tra Italcanditi e De Feo, il vecchio proprietario di Ortofrutticola. De Feo torna a Marradi, e lo stabilimento, la struttura, sarà di sua proprietà. Ed anche i macchinari, salvo quelli che servivano per i marron glacés. A Marradi De Feo riporterà la lavorazione del prodotto fresco, che passerà quindi da Avellino a Marradi.
Ma le linee che si intendono realizzare a Marradi sono tre:
- i marroni allo sciroppo (cottura, canditura e confezionamento in latte). E’ una lavorazione di pregio, destinata alla realizzazione del marron glacé artigianale in pasticceria; a Marradi ci sono già i macchinari necessari;
- confezionamento di marroni e castagne fresche. Compresi i marroni di Marradi. Una linea completamente nuova nello stabilimento di Sant’Adriano, con il trasferimento da Avellino dei macchinari necessari;
- i marroncini pelati e cotti, in confezioni in doypack, (le confezioni snack, per intendersi), prodotto che vede un mercato in fortissima crescita, lavorazione da impiantare ex-novo, anche con l’acquisto di un nuovo macchinario.
Le quantità
Per i marroni canditi, se ne facevano 6 mila latte l’anno, e Italcanditi si è impegnata ad acquistarne 15 mila – le farà De Feo a Marradi e le venderà a Italcanditi.
In totale, rispetto alle 270 tonnellate di marroni lavorate finora, l’impegno per il 2022 è di passare a 500 tonnellate di castagne e marroni, per fissare nel 2026 l’obiettivo a 600-700 tonnellate.
I marroni canditi passeranno da 6 a 15 mila latte, il fresco da 250 tonnellate passerà poi a 300-350 entro il 2026.
Con l’impegno a ritirare le solite 50 tonnellate di marroni dai castanicoltori marradesi, per giungere fino a 60 tonnellate, cinipide e siccità permettendo.
Per i marroni cotti nelle buste snack, nel 2022 se ne vogliono lavorare 170 tonnellate, e nel 2026 fino a 2020.
L’azienda fa sapere inoltre di star valutando ulteriori linee di prodotto a Marradi, legate a marroni e castagne in pasta, base per lavorazioni successive di pasticceria.
L’occupazione
Se non è chiarissima l’intenzione per i nove dipendenti a tempo indeterminato – ma l’azienda ribadisce che non c’è alcuna proposta di licenziamento -, per gli stagionali l’impegno di Italcanditi è di mantenere tutti quello dello scorso anno, quantificati in 64, e per il medesimo monte ore dell’anno 2021.
Questo è ciò che l’azienda sostiene. Ora si dovrà verificarne la concreta fattibilità. Certo, i tempi sono stretti, perché essendo produzione alimentare, tutto il disegno ha tempi piuttosto rigidi e prefissati.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 22 gennaio 2022
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