“Scritti sul Mugello”: l’autore, Bruno Becchi, si racconta e racconta il suo nuovo libro
MUGELLO – E’ in tutte le librerie e le edicole mugellane il nuovo libro di Bruno Becchi, “Scritti sul Mugello. Storie di libri, di fatti e di persone”, edito da “Il Filo”. Abbiamo rivolto all’autore alcune domande, chiedendogli di raccontarsi e di raccontare com’è nata e cosa contiene questa sua opera.
Innanzitutto chi è Bruno Becchi? Pensando al libro, direi che è un mugellano che di professione fa l’insegnante e cerca di farlo nel modo migliore, convinto dell’assoluta importanza di questa professione. Fin dagli anni dell’università ha maturato uno spiccato interesse per la storia, per i fatti e per le persone e che quindi dedica agli studi storici buona parte del suo tempo libero. E’ un mugellano che nella propria vita ha avuto la fortuna di incontrare persone molto interessanti e il merito di aver letto molti libri interessanti. Le une e gli altri hanno in modo più o meno carsico influenzato la sua produzione storiografica.
Da dove nasce l’idea di questo libro? Devo dire innanzitutto che io non nasco come studioso di storia locale, ma mi sono trovato ad occuparmi di essa per circostanze più legate alla mia vita personale: esser un figlio di questa terra ed aver ricoperto in tale ambito incarichi di carattere politico, amministrativo e culturale. Ad un certo punto i miei contributi sul Mugello hanno cominciato ad essere un numero abbastanza consistente, ma sparsi in mille rivoli: riviste, giornali, periodici – primo fra tutti Il Filo – libri miscellanei. Diversi – soprattutto interventi e presentazioni di libri – erano ancora inediti. Poiché rileggendoli mi è sembrato di trovarli ancora di un certo interesse, ho pensato di riunirli in un libro e facilitarne così la reperibilità e la lettura. Questo naturalmente è stato reso possibile dalla disponibilità delle Edizioni Il Filo che hanno condiviso il mio progetto editoriale e si sono fatte carico della pubblicazione.
Di cosa parla “Scritti sul Mugello”? Proprio per le modalità in cui è nato, il libro presenta una fisionomia molto varia: si va da scritti con caratteristiche più storiche come quello sul Risorgimento oppure quelli che prendono spunto da libri di altri autori – da Roberto del Buffa alla borghigiana Sandra Cerbai – sulle stragi nazifasciste, avvenute in località più o meno riconducibili al corso dell’Arno e della Sieve, all’eccidio di Padulivo, sulle pendici di Monte Giovi nel comune di Vicchio. Poi c’è una sezione dedicata alla vita ed alle tradizioni contadine (la medicina popolare, il rito del “lume al grano”, il “carro matto”), con un’intervista anche al mio amico Giovanni Guasti, “una vita da mezzadro” e di famiglia mezzadrile da generazioni, che fa parte del “Gruppo Agricolo” vicchiese. Ci sono poi miei ricordi personali di figure importanti del nostro territorio, una sorta di mugellani adottivi: un nome che non ha bisogno di alcuna presentazione: don Angelo Vallesi. Figure belle, di cui si parla nel libro, sono anche quella del prof. Cesare Pozzesi, per oltre un decennio insegnante di Italiano e Latino al liceo di Borgo, e del pittore Carlo Galleni, uomo di arte, ma anche di cultura, per così dire, a tutto tondo. Nel libro parlo poi… del libro oltremodo interessante di Stefano Piovanelli sul Valore degli altri, della raccolta di racconti di Paolo Marini e di un libro di ricordi scritto e di uno di novelle curato da Donella Lascialfari Gori, la maestra e poetessa di Galliano che tanto segno ha lasciato su generazioni di gallianesi. Infine un mio racconto che prende spunto da vicende personali e professionali e che sottopongo volentieri, sebbene con un po’ di pudore, al giudizio dei lettori. A questo punto è lecito chiedersi cos’è che tiene unito tutto questo materiale, così apparentemente differenziato, da giustificarne la riunione in un libro? Ecco io direi il Mugello ed i mugellani che in un modo o in un altro sono gli autentici protagonisti delle storie qui raccontate.
Un’ultima domanda: perché dovremmo leggerlo? Onestamente la domanda un po’ mi spiazza. Posso dire più facilmente perché l’ho scritto. L’ho scritto perché credevo che potesse essere motivo d’interesse per i mugellani leggere del Mugello, inteso nella sua accezione più ampia e varia. Mugello come storia, Mugello come vita e tradizioni, Mugello, soprattutto e prima di tutto, come persone. E questo perché leggere e parlare del Mugello è leggere e parlare di noi, di quello che siamo e di ciò che siamo stati, del nostro vissuto e ed anche del nostro tempo. Credo inoltre che leggere i due scritti su don Angelo o quello su Pozzesi o quello ancora su Galleni possa avere una funzione coinvolgente per il lettore, ovvero di rimettere in moto i propri ricordi in chi li ha conosciuti o almeno in chi ha conosciuto qualcuno di essi; dei ricordi da aggiungere ai miei e quindi contribuire a completarne il ritratto: una sorta di mosaico in cui ciascuno anche mentalmente può aggiungere le proprie tessere. Infine un’ultima considerazione: non scoraggino i saggi di carattere più storico, perché la storia può perdere il suo sapore di rancido e muffa, e affascinare; affascina perché parla della vita, in questo caso dei nostri nonni o tutt’al più dei nonni dei nostri nonni. Riporto in chiusura il giudizio dei primi lettori che del libro hanno apprezzato – cito tra virgolette – “la scrittura pulita e scorrevole” tanto che “sembra di essere lì, in mezzo ai fatti”. Per me questo è un bel complimento che spero sia confermato dai lettori successivi.
Michela Aramini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 marzo 2017