Io, la sinistra e la mia campagna elettorale. Intervista a Simona Baldanzi, candidata mugellana di Unione Popolare
MUGELLO – Simona Baldanzi, barberinese, è candidata alla Camera dei Deputati per Unione Popolare. L’abbiamo intervistata, e racconta della sua candidatura, dei temi della sua campagna elettorale, della frammentazione a sinistra.
Com’è nata la tua candidatura? Ero a stendere la pasta per i bomboloni alla festa di Rifondazione a Borgo San Lorenzo e le compagne e i compagni mi hanno chiesto di candidarmi. 24 ore per pensarci perché dovevamo far presto per raccogliere le firme. Ho avuto due immagini in testa che mi hanno fatto accettare. Il collettivo di fabbrica della GKN e il loro motto: insorgiamo e convergiamo. E poi una foto dell’outlet con delle rane di plastica appese a testa in giù ai ponti lungo il fiume. Le rane (importanti come le api) che scompaiono sostituite da quelle finte. Davvero possiamo permetterci di scherzare col cambiamento climatico?
E’ semplice, oggi, fare campagna elettorale? Cosa è cambiato, in meglio e in peggio? È un’elezione che arriva fra capo e collo, dopo una pandemia, con una guerra in Europa in corso, con le conseguenze dei cambiamenti climatici, con la speculazione su energia e consumi, una legge elettorale oltre che ingiusta che crea confusione e allontana la partecipazione, una redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei ricchi. É un contesto drammatico dove tutto è velocissimo e incerto. Misuriamo tante cose virtuali, ma le condizioni di vita sono reali: se aumenta tutto e ti peggiora la vita, te ne accorgi. È difficilissimo, ma tutto può cambiare.
Tu su quali modalità stai puntando? Sul collettivo: su facce, voci, corpi, mescolare intelligenze e ognuno darsi da fare per ciò che sa fare meglio e ha entusiasmo di fare, da chi prepara volantini, meme, post e sta sui social, a chi è creativo e pensa alle iniziative, a chi preparerà colla e girerà per tutto il collegio ad attacchinare, a chi studia e approfondisce, a chi ascolta e raccoglie esigenze, a chi sa parlare con le persone. Vanno ricucite relazioni: delle promesse sono stufi in molti. E poi le storie. Ci sono narrazioni tossiche, sul lavoro, su come vivono le persone, sui servizi. Vanno smontate e creato un nuovo abbecedario politico.
Funzionano? Mi chiedono cosa posso fare e mi dicono, mi hai fatto tornare voglia di votare. Puntiamo a trasformarla in energia e premessa per il cambiamento.
E quali sono i temi principali, quelli che ti stanno più a cuore? La giustizia sociale e ambientale, il bene pubblico in tutte le sue derivazioni dalla sanità alla scuola, ai servizi pubblici. Riportare la dignità e la serenità nella vita di chi lavora, studia, vive rimuovendo gli ostacoli come dice la nostra Costituzione. Il femminismo come metodo organizzativo e di relazione. Il vivere più lento, più sano, più umano.
Che rispondi a chi ti dice che la frammentazione a sinistra – e alla fine il voto a Unione Popolare – aiuta a far vincere la destra? Faccio parte di una generazione che è cresciuta a pane e voto utile: sono almeno trent’anni che lo sento e cosa è successo? Possiamo fare un bilancio concreto di questa utilità? La misuriamo? I partiti di destra sono cresciuti, la sinistra è fuori dal parlamento, la Costituzione non è solo sotto attacco, ma non viene applicata: si sta meglio o peggio? Bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di dire che è cresciuta la destra per precise scelte politiche. La sinistra la si fa crescere se si fa la politica di sinistra, se si risponde ai bisogni delle cittadine e dei cittadini, se non si spendono soldi in armi o per facilitare i più abbienti, ma in welfare e sanità pubblica, se si investe in cultura e istruzione, se si rispetta e si ricompensa il lavoro. E poi non siamo solo una comunità di sinistra che si presenta alle elezioni e stop, siamo una sinistra diffusa che non si arrende sui territori, che tiene in piedi circoli, associazioni di volontariato e antifasciste, che sta nelle vertenze, nel sindacato, che ha a cuore le condizioni materiali delle persone. Siamo presidio di democrazia quotidiana e votare Unione Popolare vuol dire rafforzarci in questo lavoro molto concreto e più capillare di quanto si creda.
Però una parte della sinistra, Sinistra Italiana, Verdi, nonostante i vostri richiami, hanno scelto di stare con Letta e il Pd. Come giudichi la loro posizione? Una grande occasione persa. Sui territori siamo spesso insieme all’opposizione.
E’ una campagna strana e per molti versi imbarazzante, con i candidati, anche per il meccanismo elettorale, che sembrano distanti, e molti di essi slegati dal territorio. Non ti senti a disagio? Grazie. Questo è un complimento perché mi si riconosce un impegno e una storia sul collegio in cui sono candidata, non solo per il Mugello, ma penso anche a Prato e Pistoia dove da anni sono impegnata col mio lavoro sindacale e da scrittrice/ricercatrice. I meccanismi della legge elettorale sono pessimi e dovremmo chiederne conto a chi l’ha voluta così. Per il disagio se si è forti di una postura di corrispondenza fra parole e azioni, non se ne viene intaccati. Mi preoccupa molto di più il disagio sociale.
Nel confronto politico possono trovare posto tematiche locali, del nostro Mugello? Certo. Eravamo i ventenni che denunciavamo col social forum le contraddizioni della globalizzazione e purtroppo avevamo ragione: oggi sono sotto gli occhi di tutti. Certi temi locali sono diventati nazionali e viceversa. Non si sfruttano i territori, così come non si sfruttano gli esseri umani: ambiente e lavoro non sono in contrapposizione, ma sotto lo stesso attacco. Pensa globale e agisci locale, non solo è ancora valido, è estremamente indispensabile.
Previsioni sul risultato? Che sensazioni hai? Vengo da un’educazione operaia che presuppone che per criticare, per rivendicare tu debba essere a posto, che tu debba fare sempre il proprio dovere. Si parla spesso di terrore, disastro, pericolo e poi però si scansa l’impegno o ci si gira da un’altra parte. Odio gli indifferenti, diceva Gramsci. Ecco, se intaccheremo questo, sarà una bella premessa per il cambiamento.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 Settembre 2022
una considerazione che va al di là della candidatura Baldanzi.
Ma con gli ex-post-ancora comunisti che si chiamano “popolari” e gli ex democristiani che si chiamano “progressisti”, “democratici” “di sinistra”, ma mai popolari (da Partito Popolare)
dove pensiamo di andare? non lontano, ovviamente!
povera Italia e poveri italiani
Simona e’ una bella canditura attenta al territorio, per una sana politica, occorro persone come lei. Io la voto insieme ad unione popolare