La maestra a colori, che formava piccoli cittadini. Massimo Biagioni ci racconta il suo nuovo libro
BORGO SAN LORENZO – “Se siamo ciò che siamo, se nessuno si è perso, se abbiamo mantenuto dignità, è anche grazie a questa bellissima persona”. Quella piccola signora coi capelli riccioli, perennemente in ritardo e la borsa troppo grande.
Un tratto della storia borghigiana che traspare in controluce, figure note celate dietro nomi – più o meno – di fantasia. Scorci di vita, storie di persone, di alunni, di maestre che hanno fatto del loro mestiere una missione, quella di “scovare talenti e forgiare piccoli cittadini”.
E’ il nuovo lavoro di Massimo Biagioni: “Una maestra a colori in un mondo in bianco e nero”, che dopo numerosi testi di carattere storico – si ricordino tra gli altri “Pietro Caiani, il sindaco galantuomo”, “Achtung! Banditen! L’eccidio di Pievecchia”, “Nada, la ragazza di Bube”,”Ai bordi dell’inferno. Dante Brucci e compagni” ed il recente “Dove sorge il sol dell’avvenir”- stavolta si cimenta con un “genere” nuovo e con un argomento più “privato”-. In attesa della presentazione del libro, che si terrà sabato 16 dicembre alle ore 15:00 al Centro d’incontro in piazza Dante, gli abbiamo rivolto alcune domande su questa sua nuova “fatica” letteraria.
In poche parole, di che libro si tratta? Un romanzo breve, una biografia, un’autobiografia? Sono tutte letture possibili, c’è qualcosa di vero, di autobiografico, di cose accadute ad altri, ci sono cose inventate, e romanzate. Soprattutto non è un libro di storia, non racconta la storia di nessuno, non è una biografia.
Come ti è venuta l’idea di scrivere questo libro? L’idea è venuta giorno dopo giorno. Parte dal ricordo costante che ho conservato della mia maestra. Dai nostri incontri, su cui commentavo con mie note scritte per mio piacere, dai consigli e dai documenti che mi ha generosamente e affettuosamente elargito, dalla sua scomparsa. Prima un post sul mio profilo. Poi un commento sul Filo, poi un articolo lungo sul Galletto; poi una serie di notizie che una serie di maestre mi hanno trovato. Da lì è partito il libro. Un piccolo volume agile e contenuto che poggia su due personaggi inventati. La maestra Fiorenza Buondelmonti e un allievo. Su questo rapporto si innestano molti episodi. Ma guai a cercare la conferma di un ricordo, o a voler mettere un nome e un cognome reale.
Tuttavia, sfogliando le pagine emerge subito, in filigrana, la protagonista, una figura che tanti borghigiani hanno conosciuto. Perché hai sentito il desiderio di raccontarla? E tu la maestra Fiammetta come la ricordi? Forse era scritto nelle stelle. Chissà perché mi ero appuntato delle note e dei commenti subito dopo i nostri incontri. Per me e per la mia crescita lei è stata fondamentale, mi ha dato apertura mentale, mi ha tolto le ansie, mi ha insegnato ad affrontare le cose, dove tutto è possibile, anche se occorre sacrificio, dedizione, rispetto e tolleranza. Era una donna avanti a tutti; farei un parallelismo con don Milani sul versante ecclesiale ed educativo. Lui era soprattutto un prete che doveva insegnare ai meno dotati, per poter riuscire a parlare di Dio, lei una maestra con la vocazione ad esplorare strade nuove. Non a caso entrambi si trovarono a lottare con il contesto e con le famiglie. Lui mandava i ragazzini all’estero, lei voleva far amare la recitazione, il canto, l’arte, le maschere, il saggio ginnico, con tanta gente che si domandava a che sarebbero servite tutte quelle cose, non essendo italiano o matematica. Ora si è riscoperto la Fiammetta. Ora. Come don Milani. Dopo.
Puoi raccontarci qualche aneddoto particolare che porti ancora nel cuore? Aneddoti particolari segreti ormai non ce ne sono più. Sono tutti scritti nel libro. Insieme ad altri che fanno riferimento ad altre situazioni e ad altre figure. Una constatazione, magari. Se ho scritto sei libri, cinque guide, un paio di volumi curati, articoli a non finire, qualche altro lavoro tra politica e economia, bene o male che sia, molto merito l’ha avuto anche chi ha costruito i fondamenti della mia formazione.
Ci sono ancora, nelle aule di oggi, maestre come la Fiammetta? Non saprei dire, non conosco la realtà. Posso dire che durante il periodo passato in qualità di babbo di un alunno, ho trovato grande attenzione e disponibilità verso i bambini, spinte a crescere e ad affrontare nuove esperienze, creatività, amore per la lettura e altro. Cerco anche di scriverlo nel volume, la scuola elementare mantiene una qualità elevata.
Certo che come si usava dire una volta, bisogna vedere il contesto. Cose di cinquant’anni fa che allora erano rivoluzionarie, oggi potrebbero essere banali. Chi insegna ha il poderoso compito di scovare i talenti e di proteggerli nelle forme e nei modi del tempo.
E’ un libro-verità, ma che strizza l’occhio al romanzo. Perché questa scelta? Dopo diversi libri di argomento storico, è il primo passo verso un romanzo? Il racconto lungo che ho usato si prestava meglio a poter svariare nei ricordi, a romanzare episodi, a esprimere delle cose senza riferimenti precisi. Domani che succederà non lo so, mai ipotecare il futuro.
Michela Aramini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 13 dicembre 2017