La pallamano in Mugello, ieri e oggi. Intervista a Luca Saulle
MUGELLO – Quando si parla di pallamano, soprattutto in Mugello, non si può non pensare a Luca Saulle. Terzino dalla grande forza fisica, muove i suoi primi passi nel mondo della pallamano ai temi delle medie, arrivando a vestire la maglia azzurra della Nazionale e collezionando numeri impressionanti: 130 presenze nazionale senior, due mondiali juniores, due Universiade, un mondiale militare, tre mondiali senior, un Giochi del Mediterraneo, presenza in Coppa Campioni e, ciliegina sulla torta, campione all’Europeo master over 45.
Quando è stata la prima volta che ti sei avvicinato alla pallamano?
“Il mio incontro con la pallamano è stato diciamo particolare: io in realtà quando ero alle medie, complice la mia altezza, giocavo a pallavolo. E ti dirò di più: ai tempi dovevo partecipare alle anche alle selezioni locali per la Nazionale giovanile, che si tenevano in estate. Io alle medie avevo come professore Franco Frandi, ma l’Andreini, che era anche lui professore di ginnastica, mi convinse a provare anche le selzioni di pallamano, che si sarebbero tenute qualche settimane prima rispetto a quelle di pallavolo. Io chiaramente conoscevo poco il gioco, ma mi convinsi a provare. Sia la prima selezione che quelle successive andarono molto bene e fui scelto per questo torneo a Teramo, pensato per definire ufficalmente la squadra degli Allievi Nazionali, l’attuale Under 16. Anche lì feci una bella figura: nonostante tecnicamente fossi molto da sgrezzare, avevo un grande fisico ed un tiro molto forte, che mi permise di essere preso al posto di ragazzi che avevano già esordito magari in serie A. Per cui mi trovai di fatto a vestire la maglia Azzurra senza aver mai fatto una partita ufficiale di pallamano”.
Da lì parte una carriera che ha sempre avuto come costante la Nazionale
“Sì esatto. A partire dal 1978, con le selezioni giovanili, fino al 1990 io sono sempre stato nel roster della Nazione, ed è una cosa di cui vado molto orgoglioso. Anche perché non era come oggi, all’epoca non era così scontato per dei ragazzi girare l’Europa e non solo per giocare, disputando anche più di trenta partite a stagione solo con la maglia Azzurra. E considera che comunque io partivo come uno che comunque, anche se selezionato, non aveva mai di fatto giocato nel campionato italiano. Così dopo quella selezione sono andato a giocare a Firenze, che all’epoca aveva una società in serie A, iniziando dagli Juniores e conquistando anche qualche apparizione in serie A. Poi sono tornato a Borgo San Lorenzo, dove c’erano molti atleti di alto livello. Poi la mia carriera è continuata fuori dai confini italiani. Ho vestito la maglia del Kadetten Schaffhausen in Svizzera, sfortunatamente qualche anno prima di quando sono poi diventati una corazzata che ha vinto tutto più volte. Sono stato vicino, grazie alle prestazioni fatte durante il mondiale in Portogallo nel quale fui eletto miglior giocatore del torneo, ad andare allo Zagabria, che all’epoca era fresca di vittoria della Champions League. Il contatto era il mio allenatore della Nazionale dell’epoca, che mi aveva garantito che mi avrebbero preso senza problemi. Certo, non per fare il titolare, ma comunque si trattava di andare nella miglior squadra d’Europa. Ma il fatto di andare così lontano, in un posto dove non conoscevo la lingua, mi frenò un po’. Dopo qualche anno sono tornato in Italia a giocare, a Prato ed a Imola”.
In Mugello c’è sempre stata una grande tradizione di pallamano, che però non è quasi mai riuscita a portare a casa risultati importanti. Secondo te come mai?
“Io credo che in primis si debba cercare di unire gli sforzi. Troppe divisioni non fanno bene ad uno sport che ha bisogno di concentrare gli sforzi per poter ambire a qualcosa di grande. I risultati arrivano solo se si rema tutti insieme verso lo stesso obbiettivo, ed in un territorio come il nostro credo sia necessario fare un passo avanti superando le divisioni che ad oggi persistono, per il bene di uno sport e di un movimento che potrebbe veramente esprimere individualità e di conseguenza squadre forti”.
Tu da quando hai lasciato la pallamano giocata ti sei un po’ defilato da questo mondo. Almeno fino a qualche tempo fa, quando hai iniziato a sviluppare un progetto di “pallamano inclusiva”. Di cosa si tratta?
“Si esatto. L’idea è nata durante il progetto In-sport proposto dalla Società della Salute Mugello insieme al Comune di Borgo San Lorenzo e l’Istituto Comprensivo di Borgo San Lorenzo e che io insieme ad altre persone stiamo facendo da due anni. Da lì è partito l’interessamento per creare un qualcosa di simile al baskin ma che invece che dal basket prenda le basi dalla pallamano. È un progetto ambizioso ma che credo sia fondamentale per permettere a tutti di godere a pieno della parte migliore dello sport, in primis lo stare insieme. Il primo passo che richiede l’ente che permette la realizzazione di questi progetti, ovvero l’Eisi, è quello di creare un regolamento. Insieme a Caterina Gambi, Martina Simoni, Gilda Landi che fanno parte anche della Pallamano Mugello stiamo scrivendo questo regolamento, prendendo spunto chiaramente da quello del baskin. Se va tutto liscio potremmo essere in grado di creare un qualcosa che possa permettere a tutti di stare insieme facendo sport divertendosi. Ed essere, perché no, anche un fiore all’occhiello per il Mugello”.
Hai visto i Mondiali maschili dello scorso gennaio? Cosa ne pensi della prova della nostra Nazionale? E di Tommaso Romei?
“Certo che l’ho vista. Non sono uno che guarda molte partite, anzi, ma non potevo perdermele, anche grazie a Tommaso. Personalmente non lo conosco, ma mi è sembrato un ragazzo molto in gamba e che ha risposto presente ogni volta che è stato messo in campo. Vederlo mi ha ricordato i tempi in cui giocavo, e sentire l’Inno Italiano mi ha fatto venire qualche brivido. Inoltre Tommaso è riuscito in una cosa secondo me importantissima: durante la telecronaca, è stato citato più di una volta Borgo San Lorenzo. Sembra una cosa da poco, ma è un modo per mettere sulla mappa della pallamano nazionale e non solo anche il nostro territorio e le nostre società. Credo sia importantissimo”.
Vista la tua lunga carriera, che consiglio daresti a Tommaso?
“L’unica cosa che posso consigliarli è di avere sempre la testa sulle spalle e valutare bene tutte le possibilità che gli si parano davanti. Poi non posso far altro che fargli le congratulazioni, e se avrò la possibilità mi farebbe piacere incontrarlo”.
A.P.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 16 febbraio 2025