La transumanza dei bovini in Mugello. La racconta Roberto Nocentini
MUGELLO – In Mugello non c’è solo la transumanza delle pecore (articolo qui), ma anche quella dei bovini. Gli allevatori dell’azienda Lippi & Nocentini, ormai da anni, ogni estate conducono il loro bestiame in pascoli nella zona di San Godenzo e sul Monte Giovi. Un’operazione che, oltre a garantire il benessere animale e la qualità delle carni, ha importanti risvolti ambientali e di tutela del territorio. Ne parliamo con Roberto Nocentini.
Transumanza anche per i bovini. E’ una cosa che è sempre successa?
“Abbiamo iniziato quando siamo partiti con la linea vacca-vitello, quando cioè abbiamo avuto necessità di aumentare i vitelli per produrre carne. C’erano in Appennino questi poderi abbandonati, del Demanio ma anche di privati. Negli anni Ottanta abbiamo ripristinato tantissimi pascoli e adesso continuiamo a portarci gli animali nel mese di Maggio. Usiamo dei camion per arrivare fino a San Godenzo, poi c’è una strada sterrata, che ormai le vacche conoscono. Le guidiamo per quattro o cinque chilometri fino ai pascoli. Qui vengono divise a gruppi di 25 – 30 animali, ciascuno dei quali ha a disposizione 5 o 6 pascoli a rotazione. Sono terreni recintati, muniti di abbeveratoi con acqua di sorgente. Gli animali rimangono lì da Maggio alla fine di Ottobre. Ricordo che una volta una nevicata ci ha sorpreso con 50 vacche, faceva proprio paura, non c’era modo di camminare perché la neve era rammontata dal vento. E le vacche non riuscivano a camminare, è stato difficile portarle via. Quello fu un anno terribile”.
Al di là della neve quali sono i rischi di questa operazione?
“Non ci sono rischi particolari. Le vacche stanno bene, c’è un clima più mite, e l’erba è sempre verde. In Appennino piove di più. È un modo per razionalizzare e risparmiare, ma soprattutto per far stare bene gli animali. Le vacche sono sempre fuori, basta andare a controllare. Di solito andiamo un paio di volte a settimana, a meno che non ci siano esigenze particolari, come dei parti. Controlliamo se stanno bene, se c’è l’acqua. E se non c’è più erba si cambia pascolo”.
C’è un vantaggio anche per l’ambiente? Per i pascoli?
“Diciamo che questa è anche un’operazione ambientale. Se i pascoli vengono abbandonati c’è pericolo di fuoco e di degrado, anche per la fauna. Quelli che usiamo invece sembrano campi da golf. Tutti gli anni cerchiamo di passare con il trincia per eliminare la vegetazione che le vacche non mangiano. E i pascoli rimangono puliti”.
Quanti animali sono interessati da questa operazione?
“A San Godenzo vanno 120 vacche, 60 delle quali sono nostre. Ci sono poi anche altri allevatori di Dicomano che si uniscono a noi quando portiamo sù gli animali. I nostri pascoli sono in località Pian di Castagno, nel Comune di San Godenzo. Naturalmente abbiamo anche terreni più vicini, nella zona del Monte Giovi. In quel caso non occorrono i camion, gli animali impiegano circa un’ora e mezzo di cammino, guidati da noi. Sul Monte Giovi mandiamo una cinquantina di animali. Poi altri sono distribuiti nei restanti terreni dell’azienda: in tutto mille ettari in vari comuni, Pontassieve, Vicchio, Dicomano, Rufina. In alcuni casi sono i proprietari che ci chiedono di tener puliti i pascoli. È un’operazione ambientale, se non ci fosse la zootecnia, queste zone appenniniche sarebbero veramente abbandonate.
E nelle stalle chi rimane?
“Nelle stalle rimangono gli animali piccolissimi ma svezzati, maschi. Poi qualche toro. Sono pochissimi”.
La carne come viene?
“La carne viene molto buona. Il sapore deriva dalle essenze, dai luoghi dove gli animali mangiano l’erba. Ogni luogo ha i suoi tipi di erba ed i suoi profumi, è l’unico modo per fare la carne come si deve”.
Foto di Francesco Noferini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Maggio 2024