“Le casine fumanti”, una mostra fotografica a Firenzuola per non dimenticare questa tradizione
FIRENZUOLA – Si intitola “Le casine fumanti” la mostra fotografica che la ProLoco di Firenzuola dedica, a dicembre, ai seccatoi dei marroni, un tempo diffusissimi nei boschi dell’Alto Mugello. Il curatore della mostra, Giovanni Sozzi, presenta l’iniziativa con questo racconto-ricordo.
“Siamo in una giornata di inizio novembre nei primi anni del Novecento nel Comune di Firenzuola.
Le giornate sono corte, piovose in modo leggero e costante, e nell’aria oltre le foglie che cadono e le preoccupazioni che l’inverno porta, c’è un forte odore di fumo.
Ad alimentarlo, in parte, sono i camini di casa, e i tanti fuochi accesi nei castagneti per ripulirli da ricci battuti e fogliame. Ma chi contribuisce più di tutti a creare questo forte odore sono centinaia di casine fumanti che rilasciano dal proprio tetto un fumo leggero e continuo, giorno e notte per tutto il mese di novembre.
All’ interno di queste case in miniatura ci sono i marroni di scarto, gli invenduti, i più piccoli, i bacati, posizionati su un graticcio in legno a un metro da terra con sotto un fuoco “spento” che con il lento passare delle ore e dei giorni asciugherà completamente i marroni.
A questo servivano le casine fumanti: per seccare i marroni e per poi ottenere la farina dolce che allora sostituiva quasi completamente la farina di grano nell’ alimentazione di noi firenzuolini.
Ho scritto queste righe alla fine di ottobre 2017: le giornate sono corte come allora, l’acqua che cade dal cielo arriverà speriamo a novembre e probabilmente cadrà in modo breve e violento. Nell’aria ci sono le foglie che volano e la preoccupazione dell’imminente inverno è svanita.
L’odore del fumo non c’è più: in parte perché le nostre case ormai si scaldano con pellet e metano, in parte perché i fuochi nei castagneti sono vietati per pericolo incendi, e soprattutto di casine fumanti ce ne sono rimaste soltanto ormai una decina.
Insieme ad un amico abbiamo osservato e fotografato ciò che resta di questi “seccatoi”, un’ atto dovuto, un riconoscimento a questa casina troppo dimenticata in particolare da noi firenzuolini che in qualche modo ne siamo suoi figli”.
Giovanni Sozzi
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 21 novembre 2017