Liberi!
MUGELLO – Tre guerre, una tragedia infinita. Guerra di liberazione dai tedeschi, guerra civile tra italiani, fascisti e antifascisti, un conflitto, minore, su quale dovesse essere l’Italia del dopoguerra.
Il Mugello non fu un’isola felice, tutt’altro. La liberazione fu lenta, gli alleati penetrano nella valle nel settembre del ‘44. Nel Basso Mugello, perché la montagna appenninica, solcata dalla linea gotica, resisterà a lungo. Borgo San Lorenzo viene bombardata, colpiti i ponti sulla Sieve, semidistrutta Firenzuola, l’acqua del Lamone e del Senio trascina cadaveri scempiati. Su monte Giovi la lotta tra partigiani ed esercito tedesco è aspra, i fascisti non mollano. Il Mugello conosce anche stragi di civili, rappresaglie a Borgo, a Crespino, alla Rufina, sulla montagna che porta al passo della Consuma. La prova che nelle guerre moderne la popolazione soffre, eccome se soffre, è parte della battaglia.
Abbiamo ereditato un’immagine della resistenza che è tempo di rivedere. Furono in pochi, nell’inverno 1943, a fare quella scelta. Le bande si gonfiarono più tardi, nel cuore del 1944, quando l’offensiva alleata, liberata Roma, si fece più travolgente. Oggi abbiamo il dovere di parlare anche delle donne, dei preti, dei soldati del disciolto esercito regio che fecero quella scelta. Senza le donne che tenevano i poderi, spesso con vecchi e bambini, i partigiani non avrebbero avuto un tetto sotto cui rifugiarsi, fosse un fienile o una stamberga. Quelle donne rischiarono la vita come quei parroci che fecero il loro dovere cristiano fino in fondo. Hanno il diritto di essere ricordati. E poi gli alleati, spesso ragazzi giovanissimi di venti nazioni. Rischiarono la vita perché noi fossimo liberi.
Non c’è chiesa, non c’è facciata di un municipio che non riporti il nome dei morti, in guerra, nelle stragi civili, nella lotta di liberazione. Il sacrario tedesco della Futa e il parco di Monte Giovi si guardano da lontano nelle giornate di sole. Rammentano a ciascuno di noi che la libertà devi conquistarla ogni giorno, con una parola, con un gesto, con un abbraccio, cantando fuori dal coro, rischiando una parte di te. La parte a confine tra l’anima e il cuore.
Riccardo Nencini
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 25 Aprile 2021
Una doverosa correzione ; i giovanissimi soldati alleati arrivati da tante nazioni non rischiarono solo la vita ma la lasciarono qui sulle nostre strade e montagne in tantissimi , mai abbastanza ricordati.